giovedì 4 gennaio 2018

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POVERI MA RICCHISSIMI ( I, 2017)
DI FAUSTO BRIZZI
Con LUCIA OCONE, CHRISTIAN DE SICA, Enrico Brignano, Lodovica Comello.
COMMEDIA
Due cose da chiarire, tanto per iniziare: è da considerarsi un grosso successo, da girare a ruota un sequel, un film che risulta al 24° posto della classifica stagionale degli incassi, uscito per le festività natalizie? E poi, diciamolo una volta per tutte, Christian De Sica è di fatto un attore bravissimo, per tempi comici, capacità di gigioneggiare e lavorare anche con le mezze espressioni, che però, anche per forte richiesta dei produttori, e per scelta personale e professionale, si è trovato spesso a girare film molto scadenti. "Poveri ma ricchi" dell'anno scorso, in un'annata assai infausta per il cinema nostrano più commerciale ( neanche un film targato Italia nei primi dieci incassi dell'anno: mai successo prima) aveva tuttavia "tenuto botta", e guadagnando anche caute parole di stima da recensori insospettabili. Ed ecco di nuovo la famiglia Tucci, ultraborgatari sottoproletari divenuti prima ricconi per un benigno gioco del destino, poi reimpoveritisi per cattiva gestione del denaro, che ritroviamo con una rinnovata fortuna economica: visto il caro-vita sempre più asfissiante, i protagonisti indicono un referendum nella loro Torresecca, per uscire dall'Italia, vincendolo, facendo sì che il capostipite Danilo Tucci si atteggi e si rifaccia il look alla Donald Trump. E poi la moglie viene insidiata dal cascamorto impersonato da Massimo Ciavarro, che rifà certi giochetti alla "Cinquanta sfumature di nero".... Se il primo episodio, remake italiano di un successo francese, strappava qualche sorriso convinto, e tutto sommato si assestava su una qualità decorosa, qui si scivola parecchio sulla forzatura, i personaggi si ripetono meccanicamente, le situazioni buffe latitano, e aleggia un qualunquismo di fondo abbastanza deprimente ( il ritorno alla lira, i populisti de "noantri", le parodie di "Maleficent" e "Cinquanta sfumature" piuttosto insulse), sprecando l'unica occasione di potenziale divertimento, la discesa in politica dei Tucci, in due scene. Se De Sica, assai inquartatosi, a fare un Trump che intona "L'italiano" di Cutugno sembra esser presente più per onorare il contratto che altro, Lucia Ocone diventa la vera protagonista, ma sembra meritare di meglio, mentre non lasciano traccia nè Enrico Brignano, nè Paolo Rossi, che comunque al cinema non ha mai funzionato, nè Anna Mazzamauro. Probabilmente farà buoni incassi, nonostante la vicenda molto poco simpatica in cui è coinvolto il regista Brizzi: al limite, per il terzo, probabile episodio metteranno un altro in cabina di regia.

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