sabato 29 novembre 2014


JOE (Joe,USA 2013)
DI DAVID GORDON GREEN
Con TYE SHERIDAN,NICOLAS CAGE,Ronnie Gene Blevins,Heather Kafka.
DRAMMATICO
Presentato al Festival di Venezia 2013,con recensioni perlopiù positive,soprattutto per l'insolita qualità di un film interpretato da Nicolas Cage,che negli ultimi anni ha abituato gli spettatori a vederlo in pellicole di molto dubbio valore,"Joe" è uscito più di un anno dopo,con inevitabile danno economico per l'andamento commerciale del lungometraggio.Da un romanzo del 1991,di Larry Brown,la storia di un Sud degli Stati Uniti arido,in cui la violenza è una forma di comunicazione,con un ragazzo di quindici anni,figlio di un padre degenere,ubriacone e violento,oltre chè socialmente disadattato,e di una donna che subisce le angherie dell'uomo in piena passività.Entrato in contatto con un texano che ha un passato burrascoso,ed è soggetto ad attacchi d'ira piuttosto forti,il giovane coprotagonista ne scopre allo stesso tempo la capacità di affezionarsi a chi ha una vita difficile quanto la sua:quando la situazione si farà grave,per via delle continue follie del padre carnale,Joe farà da padre adottivo al ragazzo,aiutandolo a salvare se stesso e la sorella.Peccato che la regia di David Gordon Green non sempre sia all'altezza della situazione,e qualche volta dia l'impressione di essere un pò scombiccherata,facendo confusa la narrazione e non sviluppando al meglio il pathos potenziale del racconto:perchè il rapporto tra l'adolescente e l'uomo dai furori forti quanto il suo coraggio,è ben raccontato e intenso,e l'interpretazione di Cage è tra le migliori della sua carriera,ben dosata e ruvida quanto serve.Erbe nate da un territorio che sa solo far spuntare gramigna umana,i due personaggi principali meritavano un quadro più accurato o altrimenti gestito.Paradossalmente,la regia offre anche una delle scene di omicidio più crudeli,verosimili e meglio rese degli ultimi anni,tale da urtare e disturbare lo spettatore.

venerdì 28 novembre 2014


I RUGGENTI ANNI VENTI (The roaring Twenties,USA 1939)
DI RAOUL WALSH
Con JAMES CAGNEY,Humphrey Bogart,Priscilla Lane,Gladys George.
DRAMMATICO
Prima che Bogart diventasse Bogey,era un abilissimo caratterista,al quale si decise di dare la chance di poter diventare una star,e che stella divenne:qua,in un titolo che è divenuto un classico del genere gangsteristico,è uno dei tre uomini che si incontrano sul fronte della I Guerra Mondiale,ma che ha,pur da soldato,le caratteristiche per diventare una canaglia.Poi,c'è anche chi diventa un personaggio di spicco della malavita,come James Cagney,ma dentro di sè ha una vena romantica insopprimibile,come dimostrerà l'evolversi delle vicende:"I ruggenti anni Venti",già un modo di dire,perchè così è stata appellata la decade appena dopo il primo conflitto planetario,è un film che ha un ritmo straordinario,che abbozza una collocazione cronologica,con qualche accenno storico,riuscita,e che imbastisce un racconto di amori soffocati,errori di gioventù e crimini da scontare,che Raoul Walsh gestisce con gran perizia. Tra James Cagney e Humphrey Bogart,la parte da mettere sotto i riflettori,qua tocca al primo,che mette l'abituale verve al servizio di film e regista,e l'altro gioca maggiormente di sponda,fino alla resa dei conti finale.La moralistica,ma abbastanza logica,conclusione,diploma un buon crime-movie,che non è un capolavoro,ma che sa come tenere lo spettatore attento e avvinto.

giovedì 27 novembre 2014


BROOKLYN'S FINEST (Brooklyn's finest,USA 2009)
DI ANTOINE FUQUA
Con RICHARD GERE,DON CHEADLE,ETHAN HAWKE,Wesley Snipes.
DRAMMATICO
Tre sbirri ed una zona di New York grande abbastanza per contenere molti pericoli:il più anziano,Richard Gere,deve fare da mentore ad un collega più giovane,fin troppo temperamentoso,il nero Don Cheadle sconta sulla propria persona la difficoltà di fare l'infiltrato in una gang,e di simpatizzare fin troppo con il leader,che l'ha preso sotto la propria ala,ed il nevrotico Ethan Hawke combina diversi guai,sbarazzandosi abilmente di chi potrebbe compromettergli carriera e fedina penale.Il destino dei tre scorre parallelo incrociandosi in un giorno decisivo. Inspiegabilmente giunto direttamente in video da noi,nonostante il nome del regista sia abbastanza apprezzato nel genere azione,e che il cast sia di tutto rispetto,"Brooklyn's finest" è un dramma poliziesco che ha antenati illustri,come "I nuovi centurioni","I ragazzi del Coro","Affari sporchi" con lo stesso Gere,in cui viene dipinto il disagio di chi,in grandi città in cui risolvere problemi gravi ogni giorno è pratica complessissima.Tra chi ha paura del proprio tempo libero,fuori dalla divisa,chi si lascia invischiare fin troppo nella professione e rischia il corto circuito mentale,e chi abusa del potere conferitogli,un film che è probabilmente il migliore,fin qui,del cineasta di "King Arthur".Chi sembra il più votato a soccombere ai pericoli della jungla urbana è quello che riuscirà a darsi un senso,e sopravvivere,mentre,al contrario,chi meglio sembra adeguarsi alla mancanza di morale cadrà sotto il piombo di qualcuno più svelto.Non ci sono buoni,non nel senso canonico del cinema hollywoodiano,ma individui meno peggiori,con le loro debolezze,le loro inquietudini,la rabbia e la necessità di tirare avanti.Ben interpretato,con un mezzo voto in più per Richard Gere,che,con il passare degli anni,comincia a sembrare un attore più sottovalutato di quanto non meriti.

lunedì 24 novembre 2014


INTERSTELLAR (Interstellar,USA/GB 2014)
DI CHRISTOPHER NOLAN
Con MATTHEW MCCONAUGHEY,ANNE HATHAWAY,Jessica Chastain,Matt Damon.
FANTASCIENZA
Passato dalle mani di Steven Spielberg a quelle di chi considerano uno dei suoi eredi,Christopher Nolan,per come sa abbinare spettacolo e cinema per pensare,"Interstellar" è un'epopea fantascientifica che ingloba molto di quello che è passato sullo schermo quando il giovane Nolan (classe 1970,so di quel che parlo....) si è formato come spettatore innamorato dei film.Si è parlato di accostamenti a Kubrick,più che altro rimandano a "2001:odissea nello spazio" quei silenzi siderali in cui le astronavi si muovono nel buio,ma c'è molto cinema lucasiano,in tutto ciò,come la partenza finale,un uomo e il suo androide di fiducia,che ricorda da vicinissimo Luke Skywalker e C1P8 alla volta di Dagobah,verso risposte e un nuovo viaggio inevitabile.La prima parte ci mette fin troppo a entrare nel vivo,si dirà,non del tutto a torto,e il filmone patisce un pò la lunghezza di due ore e cinquanta minuti,però va riconosciuto al cineasta inglese una capacità di imprimere un'epica ai suoi lungometraggi,che a pochi riesce. Apologo contro l'arroganza della scienza quando si fa statica,e non vuole andare oltre la propria dimensione più spocchiosa,il kolossal mostra un'avventura da esploratori di nuove dimensioni,oltre quelle fisiche,che investe su come sia impossibile esulare dai sentimenti,per l'Uomo,quando arriva alle sue più alte conclusioni e scoperte.Come in altri suoi lavori,Nolan suddivide l'umanità in gretti che cercano ruoli che diano Potere,ma di fatto corrono su un crinale pericolosissimo,che espongono il Collettivo a rischi di rovina,e idealisti che vadano oltre ostacoli teoricamente insormontabili.E in quel dialogo a distanza di epoche,fatto di segnali che solo tra chi si ama davvero si possono decifrare,in quel padre sperso ,a un soffio dalla dissoluzione in Altro,emerge la cifra toccante di un'opera complessa,non sempre a fuoco,ma che lascia una grande Speranza nell'Umanità ,mai così viva come quando si libera da regole cieche e ottuse.

CATTIVISSIMO ME 2 (Despicable me 2,USA 2013)
DI PIERRE COFFIN e CHRIS RENAUD
ANIMAZIONE
COMMEDIA/AVVENTURA/FANTASTICO
I grandi numeri al box-office del primo capitolo di "Cattivissimo me" hanno indotto,come la prassi comanda,la preparazione abbastanza celere di un numero due:le vicende dell'ex-super criminale Gru,circondato da moltitudini di factotum gialli e dall'indole scavezzacollo (e un pò scema) chiamati Minion,che ha adottato tre bambine e si è rivelato un cuor d'oro,ritornano,ed è probabile che assisteremo anche ad un terzo episodio.Qua addirittura comincia vestito da improbabile fatina alata per la festa di una delle bimbe,e si infila in una vicenda spionistica in cui viene affiancato da un'agente segreta che ricorda Olivia Oyl,e,lo intuiamo dalle prime sequenze che li vedono insieme,ci saranno anche sviluppi sentimentali:il cattivo da affrontare e sconfiggere è un ex-collega ritenuto estinto,El Macho,che invece ha un piano piuttosto aggressivo per creare disastri.A una prima parte in cui l'umorismo non sempre sembra carburare a puntino,ne succede una seconda in cui un versante vagamente horror dà una sferzata che migliora le cose:in un'escalation di citazioni (l'astronave che ricorda quella del nipponico "20.000 leghe sotto i mari" è una finezza notevole),che culmina con "YMCA" dei Minion versione Village People,si sorride spesso,e il film si riscatta,anche se non è esilarante come molti spettatori l'hanno trovato.

domenica 23 novembre 2014


L'ARTE DI ARRANGIARSI (I,1954)
DI LUIGI ZAMPA
Con ALBERTO SORDI,Marco Guglielmi,Franco Coop,Luisa Della Noce.
COMMEDIA
Il testo di Vitaliano Brancati che è alla base di questa commedia di Luigi Zampa,non avrebbe potuto trovare interprete più ideale di Alberto Sordi,anche se all'epoca non erano certo consapevoli della capacità dell'attore romano di rivestire con somma abilità il trasformismo più marcato degli italioti DOC,da anarchici a adulatori del fascio littorio,poi accesi simpatizzanti delle falci e martelli,immersi in un crogiolo sotto l'egida dello scudo crociato,e poi divenuti difensori dell'immaginaria Padania,fino a convinti plauditori degli annunci renziani,con inchino lungo due decadi ai costosi viziarelli berlusconiani. L'avventura del tirapiedi di natura Sasà,che lungo la prima metà del Ventesimo Secolo si reinventa di continuo per scalare il tracciato prefisso dalla propria ambizione,è ben raccontata dal regista di "Anni ruggenti",anche se pure il film è fin troppo ambizioso,nel voler dipingere un forte aspetto della natura italica,e non sempre sa sostenere la propria spinta.Tuttavia,Zampa era un buon conoscitore dei tempi della commedia,ed un cineasta non ancora autore,forse troppo eclettico per diventare tale,e il film offre anche momenti gustosi:semmai,benchè adattissima a lui,convince fino ad un certo punto la prova di Sordi,fin troppo mattatore unico nel lungometraggio,con comprimari discreti,ma eccessivamente disposti a lasciargli il proscenio. 

domenica 16 novembre 2014


I RAGAZZI VENUTI DAL BRASILE 
(The boys from Brazil,USA 1978)
DI FRANKLIN J.SCHAFFNER
Con GREGORY PECK,LAURENCE OLIVIER,James Mason,Lilli Palmer.
THRILLER
Fantathriller che riscosse un certo interesse all'epoca dell'uscita,"I ragazzi venuti dal Brasile" si basa su uno spunto folle,ma che circolava nell'immaginario collettivo:che succede se uno scienziato folle avesse clonato Adolf Hitler,e tentasse di ricreare il Fuhrer,creandone anche lo stesso percorso di vita?Perchè a quindici anni l'ex-imbianchino perse il padre,e quindi si immagina qui,e nel romanzo originario di Ira Levin (quello anche di "Rosemary's baby",ma anche di "Un bacio prima di morire" e "Sliver"), che Josef Mengele,il famigerato medico che faceva esperimenti immondi,tutelato dal regime nazista,faccia parte di una cospirazione di ex-gerarchi rifugiatisi in Sud-America.E che,appunto,sia in procinto di avviare un'operazione atta a compiere oltre novanta omicidi,per selezionare quale possa risultare il nuovo condottiero dei nostalgici della svastica:un cacciatore di nazisti,chiaramente ispirato a Simon Wiesenthal,che qui si chiama Ezra Lieberman,dapprima scettico,poi sempre più convinto di aver annusato una pista giusta,proverà a scongiurare il rischio del proliferare di una stirpe di novelli Hitler.Benchè rado nell'azione,il film di Schaffner ha un discreto ritmo,e compensa un racconto in cui quasi tutti i personaggi principali siano assai in avanti con gli anni,tra un Laurence Olivier vistosamente affaticato,e un Gregory Peck che sfoggia il suo lato più oscuro e bieco (ordina l'assassinio di un bambino dopo avergli fatto un buffetto,e altro...),con una buona costruzione della storia.Si arriva ad un finale in cui la scena,un pò grottesca,di due vecchi che si azzuffano,viene scossa via dall'efferata vera conclusione,con dobermann furibondi che sbranano una belva ancora peggiore di loro,ed un'ultimissima scena in cui c'è posto per lasciare un pò d'inquietudine allo spettatore. Anche perchè, per quanto l'organizzazione degli agiati rifugiati nazi scarichi Mengele,ormai invasato circa la realizzazione del proprio piano,il film si conclude senza che venga debellata,e,anzi,sottolineando la tragicità degli errori della buona fede....

sabato 15 novembre 2014


DRACULA UNTOLD (Dracula untold,USA 2014)
DI GARY SHORE
Con LUKE EVANS,Sarah Gadon,Dominic Cooper,Charles Dance.
FANTASTICO/AVVENTURA/HORROR
Che Vlad Tepes fosse detto l'Impalatore lo sappiamo da diverso tempo,che sia realmente esistito pure,se avevate curiosità su come,nella leggenda,sia diventato il principe delle tenebre Dracula,questo kolossal da 70 milioni di dollari prova a dare una versione della nascita del personaggio.Il quale,principe rumeno,cerca dapprima con la diplomazia di osteggiare l'avanzata degli invasori turchi,poi,colpito negli affetti,deve fare una scelta tragica per cercare di salvare la sua famiglia ed il suo popolo.Diretto da un esordiente nel lungometraggio,Gary Shore,"Dracula untold" sta rendendo bene al botteghino,e veleggia su un incasso mondiale di 200 milioni:si nota,tutto sommato,che siamo di fronte ad un'operazione commercialmente riuscita,anche se qua e là goffa (vedi scene vampiresche alla "Twilight",personaggi con acconciature modernissime...),drammaturgicamente non sviluppata benissimo,visto che il film imbrocca quasi la via del film spettacolare a tutti i costi,che tuttavia poteva anche risultare peggio.Il ritmo c'è,e l'idea di girare il punto di vista del pubblico,su una delle creature più diaboliche della storia del cinema come Dracula,e farlo vedere come un eroe che accetta di dannarsi letteralmente l'anima per amore e pronto a sacrifici terribili,non era male davvero:solo che personaggi e realizzazione non vanno al di là di una rappresentazione bidimensionale,il lato horror,fondamentale per il personaggio,trova un momento felice solo nella prima incursione nella grotta del vampiro originale (interpretato da un sarcastico Charles Dance),e gran parte della storia è piuttosto prevedibile.Non un pastrocchio come qualche recensore lo ha bollato,ma poteva essere un lavoro fatto meglio.

CATTIVI VICINI (Neighbours,USA 2014)
DI NICHOLAS STOLLER
Con SETH ROGEN,ROSE BYRNE,ZAC EFRON,Brian Huskey.
COMMEDIA
Faccenda non semplicissima la convivenza con i vicini,a volte può causare liti,insulti,querele,e anche cose peggiori:coppia giovane,che vive un pò con sofferenza la nuova condizione di genitori,si ritrova nella casa accanto la sede di una confraternita universitaria.La quale,come da tradizione,è dedita a fare casino,feste fino all'alba,gran frastuono musicale e di vocii,sbronze ed altro:se la coppia di protagonisti dapprima prova ad avere un approccio amichevole,poi,dato che i ragazzi continuano imperterriti a metter su baccanali,le cose degenerano,e si arriverà a una guerra vera e propria. Lascia sensazioni stranamente contrastanti,una commedia come "Cattivi vicini":se più di una volta si sbraca,e si va avanti a suon di volgarità piuttosto smaccate,compresa una disfida a suon di attrezzi sessuali,ci sono delle inaspettate attenzioni,come la definizione del personaggio di Zac Efron,meno grossolana e manichea di quanto ci si possa aspettare.Però,questa scuola comica,che viene da molto cinema visto e digerito,una discreta tecnica filmica,ha il limite di un'adolescenza perpetua,di un gusto della risata grassa e del ricorso alla scatologia,e del sesso giocato sempre come l'asso pigliatutto,che pare venuto dalle scritte sui bagni in un liceo.Seth Rogen è un pò bietolone (e il doppiaggio italiano non l'aiuta proprio),Efron ci mette molta buona volontà,ma esibisce ancora troppo la fisicità per essere preso sul serio,la migliore in campo è Rose Byrne,che si accolla scene rischiose come quella della "mungitura" (non tutte le attrici avrebbero accettato),e sfoggia doti da interprete brillante e capace.

martedì 11 novembre 2014


DELITTO IN FORMULA UNO (I,1984)
DI BRUNO CORBUCCI
Con TOMAS MILIAN,Pino Colizzi,Olimpia Di Nardo, Dagmar Lassander.
AZIONE/COMMEDIA
Arrivata alla decima puntata,la serie sul commissario "particolare" Giraldi Nico detto "Er Monnezza" è quasi alla fine,ce ne sarà una sola dopo:personaggio pensato per il pubblico delle seconde visioni dell'epoca,negli anni lo sbirro venuto dai bassifondi interpretato dal "cubbano de Roma" Tomas Milian,ha avuto una forte rivalutazione negli ultimi anni,e comunque va detto che,in linea di massima,sono sempre stati qualitativamente migliori di molto trash all'italiana fin troppo riconsiderato dai cinefili sul web,soprattutto. Qua il protagonista,diretto dallo scafato Bruno Corbucci,si ritrova a indagare su un paio di delitti che lui vede collegati,c'è di mezzo il cognato fesso che ha rubato una Mercedes nel cui bagagliaio c'era un cadavere:e poco prima,qualcuno ha manomesso la macchina da corsa di un pilota,causando un incidente mortale. Tra sganassoni,calci e sonori "vaffanculo",Giraldi fa il piacione con qualche manza di turno (nello specifico,Licinia Lentini e una ripescata dal limbo Maria Grazia Buccella),ammolla ceffoni al compare Venticello,interpretato da Bombolo,e si fa pure sospendere dalla Polizia,accusato di essere complice di chi ha commesso gli omicidi.Naturalmente sappiamo che l'eroe di borgata sistemerà le cose a furia di menare ,correre e imprecare:tutto previsto,leggermente stanco il cast che sembra un pò stufo di ripetere,più o meno,le solite scenette di sempre, però abbiamo visto assai di peggio,poco ma sicuro...

47 RONIN (47 Ronin,USA 2013)
DI CHARLES HIRSCH
Con KEANU REEVES,Cary-Hiroyuki Tagawa,Hiroyuki Sanada,Kou Shibasaki.
AVVENTURA/FANTASTICO
Era corsa la voce che Keanu Reeves aveva inizialmente considerato di esordire alla regia con questo film,poi il progetto aveva mantenuto l'attore come protagonista,ma era passato nelle mani di un altro debuttante alla regia,Charles Hirsch.Avrebbe dovuto rappresentare,nelle intenzioni,il rilancio commerciale della star di "Matrix",ma non ha raccolto le cifre necessarie ad essere considerato un grande successo;inoltre,ha avuto perlopiù critiche negative.Però,tanta veemenza contro questa avventurona in terra nipponica,che racconta,in versione sospesa tra fantastico e film sui samurai (qui rimasti senza padrone,quindi randagi ronin),una leggenda su 47 guerrieri che si opposero strenuamente ad uno shogun (un signore della guerra) nel 1700,per vendetta, appare anche ingiustificata. Il film si dipana come, appunto, una saga di passioni e onore da riconquistare, con combattimenti contro nemici in carne e ossa e spiriti maligni, con grandi scontri e disgressioni nel fantastico puro,approdando ad un finale che,inversamente a "L'ultimo samurai",il quale perdeva colpi proprio in conclusione,fa guadagnare punti alla pellicola. Per l'aura romantica e senza ricerca assoluta dell'happy ending, e per essere inquadrato in una cultura che distingue un gesto assurdo come il suicidio, se fatto con cerimoniale e per codice d'onore,appunto,con coerenza rara in un film dalle forti ambizioni commerciali. Lo spettatore appassionato di duelli e battaglie,e quello che segue con interesse il cinema che si nutre di antiche leggende e scenari fantastici,con creature fiabesche, si incontreranno e possono trovare un buon intrattenimento con questo lungometraggio.

domenica 9 novembre 2014


GATTI ROSSI IN UN LABIRINTO DI VETRO (I/ES,1975)
DI UMBERTO LENZI
Con JOHN RICHARDSON,MARTINE BROCHARD,Ines Pellegrini,Andrés Mejuto.
THRILLER
Titolo tra i più citati nella "Exploitation" all'italiana,anche per la particolarità,appunto,di come sia stato intitolato,pur con rivali notevoli ("Il tuo vizio è una stanza chiusa....","I corpi presentano tracce di violenza carnale","Un tizio con la faccia strana ti cerca per ucciderti"),è una coproduzione italo-spagnola,girata tra Barcellona e la località marittima di Sitges.Un gruppo di turisti rimane dapprima coinvolto e poi decimato,in una vicenda di delitti cruenti,in cui un assassino uccide le sue vittime a coltellate,strappando poi loro l'occhio sinistro:i sospetti sono su ogni componente della comitiva,ma a un certo punto sembrano puntare sulla moglie dell'amante di una giovane donna del gruppetto,che non gradisce la relazione tra i due,ovviamente.Va da sè che la spiegazione sia un'altra,ma questo thriller,che pure ha,oggi come oggi,diversi fans sparsi,si basa su una sceneggiatura senza il minimo senso del ridicolo.Ma come,un gruppo in gita capita sulla scena di un delitto e procede senza il minimo turbamento le escursioni? E poi,quando a morire tocca a dei componenti,si va avanti,ormai tanto è tutto pagato? E la polizia che segue da vicino la storiaccia,con un commissario a pochi giorni dalla pensione e il successore,praticamente insignificante,che non pare capirci granchè e permettere la falcidia,senza l'ombra di un piantone? E non parliamo degli ultimi dieci minuti,che sono quasi una parodia del thriller,con una foto che salta fuori,che contempla l'assassino in posa,con tanto di coltello in mano,e l'identità del killer che inspiegabilmente,nessuno ha subodorato,compresa un'anomalia fisica.... Una cialtronata che cerca apertamente l'effetto-shock,per l'epoca,con una giovane vittima lasciata divorare dai maiali,ma che pare scritta da uno psicopatico a un passo dal coma etilico,diretta da Umberto Lenzi con occhio al budget ridotto,e un montaggio veloce,che rende appena meno grottesco il tutto.

SMETTO QUANDO VOGLIO (I,2014)
DI SIDNEY SIBILIA
Con EDOARDO LEO,Valeria Solarino,Libero De Rienzo,Stefano Fresi.
COMMEDIA
Il preoccupante problema dei precari laureati bene,di una generazione di menti brillanti cui l'incipiente crisi economica e lavorativa rischia seriamente di compromettere corso di vita e percorsi professionali,è concreto:si parla sempre di fuga di cervelli,di giovani promettenti e molto preparati,per i quali la pochezza delle risorse non è abbastanza nè per approfondire le ricerche,nè per dare loro un tenore di vita appena decente,e purtroppo spesso sono discorsi fondati sul vero. Come ci si lamenta,spesso,della mancanza di idee nel cinema. Ed ecco una commedia giovane,che ha per protagonisti una manciata di potenziali genii,che hanno la pensata di costituire una banda di criminali per scommessa,per generare e distribuire (leggi:spacciare...) una sostanza che potrebbe mandare all'aria le regole del mercato di settore,e naturalmente indispettire i professionisti della mala,oltre che porre il gruppo in posizioni assai pericolose. E' vero che Domenico Procacci è uno dei non troppi produttori che qualcosa in più dei suoi colleghi rischia sempre,a volte con ottimi risultati,altre meno,ma qui ha fatto centro:una commedia sospesa tra genere brillante e noir,ben scritta,con un umorismo puntuto e difficilmente banale,ben girata e recitata.Edoardo Leo ha tonalità che rammentano il giovane Manfredi,e comunque anche il resto della banda di malandrini per disperazione,da Pietro Sermonti a Valerio Aprea,Stefano Fresi,Lorenzo Lavia e Pietro Sermonti,riscuotono più di un convinto sorriso,e la bella Valeria Solarino a fare da controcanto al gruppo maschile,nel ruolo della convivente del protagonista Leo.Un film agile,simpatico e che autorizza ad aspettare la seconda mossa del regista Sidney Sibilia,con un certo ottimismo.

giovedì 6 novembre 2014


THE JUDGE (The judge,USA 2014)
DI DAVID DOBKIN
Con ROBERT DOWNEY JR.,ROBERT DUVALL,Vera Farmiga,Billy Bob Thornton.
DRAMMATICO
Dato che se lo è anche prodotto,a Robert Downey jr. la sceneggiatura di "The judge" deve averlo fatto proprio innamorare,e probabilmente, per un attore che,fin dagli esordi, venne indicato come uno dei migliori della generazione cui appartiene,e che purtroppo,per anni,per problemi personali autoinflitti, non ha potuto cogliere opportunità all'altezza del proprio talento:un dramma giudiziario che però mischia fin troppo,dai rapporti familiari a certi aspetti della legge,un legame conflittuale con un padre idolo e ombra insieme, la malattia del genitore insieme ad una presunta colpevolezza dell'uomo,di un reato grave.E,così a naso,il personaggio interpretato da Downey jr. pare troppo giovane per la reale età dell'interprete,e quindi perde un pò di credibilità.Il film è ben recitato,anche se un pò troppo lungo,e tuttavia presenta anche degli spunti coraggiosi,come quando mostra certi aspetti della malattia dell'anziano,e un attore conosciutissimo come Robert Duvall si sobbarca scene che in molti non si sognerebbero di recitare. In più,il film ha il pregio di non terminare in maniera del tutto prevedibile,o comunque non deve incontrare un happy ending per forza:magari,ha un regista che non sfrutta tutte le potenzialità del racconto,e che per fin troppo tempo tiene il registro del lungometraggio in bilico tra dramma e commedia,senza risolvere del tutto il dubbio allo spettatore,salvo nel finale. In patria "The judge" non ha incontrato i favori del grande pubblico,probabilmente le aspirazioni sono quelle di qualche importante nomination alla prossima edizione degli Oscar,può darsi che arrivino:a Duvall sarebbe senz'altro meritata.

mercoledì 5 novembre 2014


CONFUSI E FELICI (I,2014)
DI MASSIMILIANO BRUNO
Con CLAUDIO BISIO,Marco Giallini,Anna Foglietta,Caterina Guzzanti.
COMMEDIA
Chi aiuta l'analista,se va in crisi? C'è quello che spaccia roba da fumare,e ogni tanto ha una sorta di black-out,quello che è corpulento e a quarant'anni è mamma-dipendente,la coppia che sessualmente sembra non aver più molto da dirsi,e comunque lui è troppo concentrato sui social network,il telecronista abbandonato la moglie che è soggetto a scoppi d'ira,un'ultraquarantenne ai confini della ninfomania,e colui che li ha in cura, dopo una brutta notizia sul suo stato di salute,va in tilt.A questo punto,per i ben noti rapporti di dipendenza che possono crearsi in queste cose,tocca proprio ai suoi assistiti,cercare di scuotere l'uomo,coadiuvati dalla sua segretaria.Tre anni fa,"Nessuno mi può giudicare",l'esordio da regista di Massimiliano Bruno,aveva riscosso un inaspettato successo, però,al terzo lungometraggio,il regista,che qui recita nel ruolo del "ciccio" troppo legato a mammà,sembra avere esaurito l'inventiva:per essere chiari,il sospetto di un certo qualunquismo,sia pure in un contesto leggero leggero,era sorto fin dal film citato,confermato nella traballante commedia a sfondo "sociale" di "Viva l'Italia",ma qui non c'è da salvare quasi niente,se si fa eccezione per qualche spunto del ruvido ma sempre valido Marco Giallini.La coppia Sermonti-Guzzanti non sta nè in cielo nè in terra,la Minaccioni propone una figurina bidimensionale,Bruno è relativamente divertente,Papaleo,esagitato e berciante,è ai minimi storici,e la Foglietta,per quanto decorosa,rifà pure la scenetta della serenata in romanesco,vista già in "Colpi di fulmine" (con marchettona di Gazzè,Fabi & Silvestri...),e se tutto verte su Claudio Bisio,qua l'attore funziona poco assai,quasi svogliato e poco in sintonia con personaggio e storia. 

SCARFACE-Lo sfregiato (Scarface,USA 1932)
DI HOWARD HAWKS
Con PAUL MUNI,George Raft,Ann Dvorak,Karen Morley.
DRAMMATICO
Premessa:i film ridoppiati,pur se grandi classici,perdono,a mio avviso,il 20% del loro fascino.Sarà per l'asettica "ripulitura" del suono,per le voci che non doppiano con il dovuto pathos recitazioni molto sottolineate,e quindi producendo una forma di distonia,però in qualche modo,riducono l'impatto di titoli comunque validissimi,anche a distanza di tanti decenni. "Scarface",l'originale di Howard Hawks, è stato un caposaldo del cinema gangsteristico,che il regista di "Un dollaro d'onore" architetta con sapido equilibrio tra azione,dramma e punte di humour (il tirapiedi che si impappina rispondendo al telefono,anche in punto di morte...)piuttosto acute.E se prima di visionare quest'opera,si è visto più volte il remake firmato da Brian De Palma,con un memorabile quanto sopra le righe Al Pacino,si fa l'errore di notare non come Oliver Stone abbia rielaborato il copione di Ben Hecht,ma come,nella versione anni Trenta,certi aspetti erano accennati,come la gelosia morbosa di Tony per la sorella,la sua furia quasi giocosa nel ricorrere alla violenza,la sua ambizione:certo,la recitazione è quasi sempre marcata,ma si deve pensare che è un cinema appena fuori dal muto,e tuttavia Paul Muni fa un numero all'avanguardia.Perchè il suo nemico pubblico è pericoloso quanto accattivante,subdolo e guascone,cattivo e fragile,ripugnante e carismatico,un ruolo difficilissimo da rendere come si doveva,e invece,anche grazie a copione,e regia,il gioco riesce.E "Scarface" divenne fonte di riferimento e ispirazione per tanti uomini di cinema,va da sè...

lunedì 3 novembre 2014


HERCULES-Il guerriero ( Hercules:The Tracian wars,USA 2014)
DI BRETT RATNER
Con DWAYNE JOHNSON,John Hurt,Irina Shayk,Ian McShane.
FANTASTICO/AVVENTURA
Intitolato "Hercules-Il guerriero" per differenziarlo dall'altra versione delle avventure del figlio di Zeus,sottotitolata "La leggenda ha inizio" di Renny Harlin,che lo ha preceduto nell'uscita,questo kolossal è tratto da una graphic novel firmata da Admira Wijaya e Steve Moore,come "300",cui più volte questo lungometraggio si riferisce.Qua la cosa positiva è che Ercole,o Eracle,secondo la tradizione greca,forse ha superato le celebri dodici fatiche,o forse è un mito ingigantito dai suoi fidati compagni d'avventure,ed è un mercenario con un passato doloroso,tradito da un sovrano e in cerca di vendetta,quindi una lettura leggermente più originale del solito,e che per tutto il racconto, l'eroe sembra rimandare il momento in cui dovrà dimostrare di essere di più di un ottimo guerriero. Spettacolare,e tutto sommato vedibile, rispetto a tanti neo-sandaloni,pecca però di troppe citazioni,non ultima quella per "Sansone e Dalila",che nel finale omaggia nettamente:Dwayne Johnson è volenteroso,e spesso dà l'idea di poter recitare neanche male,anche se quel tipo di fisico lo limita un bel pò,e del resto del cast,va detto che i migliori sembrano essere l'ambiguo John Hurt e l'ammiccante Ian McShane,mentre Joseph Fiennes,cui toccano solo tre scene per definire uno dei cattivi,conferma di essere ormai un comprimario che presenzia in nome di qualche successo passato.E gli effetti speciali non sono tra i migliori visti al cinema nell'ultimo decennio.