domenica 30 agosto 2015


MISSION IMPOSSIBLE:ROGUE NATION
(Mission Impossible- Rogue Nation, USA 2015)
DI CHRISTOPHER MCQUARRIE
Con TOM CRUISE, Rebecca Ferguson, Simon Pegg, Jeremy Renner.
AZIONE
A quasi vent'anni dalla prima avventura cinematografica di Ethan Hunt, torna sugli schermi in pompa magna l'eroe specializzato in operazioni oltre le possibilità di successo impersonato da Tom Cruise: dopo aver sgominato vari nemici, il personaggio-guida della IMF, il distaccamento del controspionaggio che, appunto, si distingue per compiere missioni assai ardue, che un normale drappello di agenti segreti non risolverebbe. Nel capitolo quinto, il protagonista entra in scena aggrappandosi ad un jet in fase di decollo, rimanendo attaccato con le sole mani all'esterno del velivolo, ma ciò che segue non è meno rischioso: inseguimenti con auto e motociclette a velocità impressionanti in strade strette, un'apnea interminabile per attivare un profilo nascosto e lasciar passare un collega, lotte all'ultimo sangue, disarmato contro farabutti con lame e armi da fuoco d'ogni tipo e potenza. La regia è passata, di episodio in episodio, in mani diverse: partendo dalla più autoriale, quella di Brian De Palma, via via si sono susseguiti registi dal riconosciuto talento per lo spettacolo quali John Woo, J.J.Abrams, Brad Bird, e oggi c'è Christopher McQuarrie dietro la macchina da presa. Ma se gli altri nomi erano, in effetti, più conosciuti, questo non è l'ultimo arrivato: è infatti colui che firmò il sorprendente script de "I soliti sospetti", un esordio misconosciuto, ma da riscoprire, quale "Le vie della violenza", e con Cruise aveva già lavorato nel discreto "Jack Reacher-La prova decisiva". Contraddistinto da una delle fotografie più belle viste al cinema negli ultimi anni ( il direttore della fotografia si chiama Robert Elswit, da tenere d'occhio), "Mission:Impossible" numero 5 è un buon prodotto da box-office, confezionato con i crismi dell'intrattenimento di alto livello, senza cedere all'isterismo di troppa concitazione che viene risolta da troppe esplosioni, ma, anzi, c'è attenzione anche al racconto, al di là delle varie acrobazie in scena, che, insieme ad un evidente senso dell'umorismo, fanno da contrappeso alle clamorose imprese di Cruise & co.. Per quanto riguarda il cast, c'è da registrare che anche la svedese Rebecca Ferguson rientra tra le bellezze raffinate che solitamente fanno parte del cast femminile della serie, e che Tom Cruise, che ha già firmato per la sesta avventura di Hunt, è un professionista come ce ne sono pochi a Hollywood, rimanga simpatico o meno. 

martedì 25 agosto 2015


ANT-MAN ( Ant-Man, USA 2015)
DI PEYTON REED
Con PAUL RUDD, Michael Douglas, Evangeline Lilly, Corey Stoll.
FANTASTICO/AZIONE 
In linea più con "Guardiani della Galassia" che con "Avengers" & Co., sebbene appartenga in tutto e per tutto al filone classico della Marvel, dato che in pratica da sempre il personaggio è tra i componenti del gruppo di supereroi, "Ant-Man" è un progetto che nella logica cinematografica della "Casa delle idee" è una sorta di viatico a ulteriori sviluppi delle saghe di Thor, Iron Man e altri, come è altrettanto vero che è una scommessa e un titolo da cui aspettarsi minor scalpore  e incassi altisonanti. Del resto, le avventure dello scienziato Hank Pym, che nei fumetti trova il sistema di rimpicciolirsi al livello degli insetti e successivamente anche quello per diventare un colosso (infatti, Pym è un singolare modello di personalità multipla, dato che diventa anche "Calabrone", "Giant-Man" e "Golia") sono note in particolare agli appassionati dei fumetti di lunga data, e qui, Pym è colui che offre il ruolo dell' "Uomo-Formica" a un ladro di buon cuore, Scott Lang. Molto ironico e comunque spettacolare, il film è uno dei più divertenti delle ultime uscite, tra i film a tema supereroistico: se le prodezze microscopiche di Ant-Man sono ben rese, tra l'evitare di essere calpestato a improvvisi aumenti e riduzioni delle proprie dimensioni, un buon dispiego di senso dell'umorismo caratterizza racconto e immagini. Del cast, il più in palla appare un ancora grintoso Michael Douglas nei panni proprio di Pym, all'inizio assai ringiovanito grazie alla Computer Graphic, e tuttavia Paul Rudd e Evangeline Lilly calzano i propri ruoli con aderenza fisica: sebbene abbia incassato, appunto, qualcosa meno nelle sale, è probabile che con il tempo questo diventi uno dei titoli cui i fans si affezioneranno maggiormente.

venerdì 14 agosto 2015


50 SFUMATURE DI GRIGIO ( 50 shades of grey, USA 2015) 
DI SAM TAYLOR-JOHNSON
Con DAKOTA JOHNSON, JAMIE DORMAN, Jennifer Ehle, Eloise Mumford.
SENTIMENTALE/EROTICO
Voglio essere sincero, è un pò deprimente constatare che "50 sfumature di grigio" è il campione di incassi assoluto di questa stagione in Italia, e non dico per snobismo, perchè è successo altre volte che un brutto film superi per gradimento del pubblico tutti gli altri (qualche esempio:"Il bisbetico domato", "Natale sul Nilo"...), e che l'adattamento dal best-seller che apre la trilogia di E.L.James fosse molto atteso, era prevedibile: ma le torme di signore e signorine accorse a vedere al cinema i giochi peccaminosi di Amanda Steele e Christian Grey saranno rimaste soddisfatte? Il "Bondage" divenuto non più tabù, ma materiale di largo intrattenimento, come e più di quando giunse sugli schermi "Histoire d'O"? Macchè. In Rete gira roba da rimanere ben più che con le sopracciglia arcuate, e sull'argomento ognuno la veda come meglio crede, io sono tra quelli che ha una visione del sesso solare e divertente, mi pare che qui si vada su una solennità spesso ridicola, ma passiamo oltre: il fatto è che, al di là di una confezione laccatissima, con fotografia ricercata e cura dei costumi e degli ambienti, siamo al Nulla totale. E appunto, il bamboccione scontroso, musone e capriccioso Christian Grey, di una prestanza molto convenzionale, miliardario e in preda a se stesso, con giravolte comportamentali robuste, colpi di testa a tutto spiano, e un'innato disprezzo per il prossimo, appena celato dalle buone maniere di prammatica, non è così interessante: peraltro, l'accostamento con una Candida che vorrebbe rappresentare l'Innocenza allo stato puro, ma si risolve solo in una ragazza a tratti così imbambolata da rasentare una forma di ebetismo, sarebbe quello che dovrebbe dare sostanza al racconto, ma così non è. Perchè se si fosse raccontato, appunto, di un uomo anonimo capace di coinvolgere nei suoi giochi perversi una ragazza che altrimenti non lo avrebbe neanche notato, sarebbe stata tutt'altra storia. Così com'è, "50 sfumature di grigio" sembra un vademecum molto superficiale per signore in vena di prurigine fulminea e altrettanto rapida nell'evaporare. Il volo con l'aliante vorrebbe fare il pari con quello di Meryl Streep e Robert Redford sul fiume ne "La mia Africa", ma siamo ad una rievocazione fioca di tale sequenza, e se si devono fare altri raffronti, l'ombroso Jamie Dorman e l'insipida Dakota Johnson (altra cosa, mammina Melanie Griffith in "Omicidio a luci rosse"...) non sono assolutamente all'altezza di Rourke & Basinger nel già abbastanza mediocre "Nove settimane e mezzo". Purtroppo arriveranno altri due capitoli, e forse pure la versione dal punto di vista di lui. 

sabato 8 agosto 2015


UN UOMO IN GINOCCHIO ( I, 1979)
DI DAMIANO DAMIANI
Con GIULIANO GEMMA, Michele Placido, Eleonora Giorgi, Tano Cimarosa.
DRAMMATICO
Dura la vita dell'ex-carcerato, per un uomo che ha messo un chiosco, una volta uscito di prigione, e deve fare i conti con il rischio di affondare nella miseria assieme alla moglie e i figli, e una strana circostanza in cui viene coinvolto, senza colpa, peraltro, in una brutta faccenda criminale, che implica le faccende di un capomafia. Pur visto con simpatia da un commissario, il protagonista scopre che un killer professionista lo sorveglia, e decide di ribellarsi. Damiano Damiani non è al meglio, con una sceneggiatura farraginosa, nel descrivere la storia disgraziata di un poveraccio che ha sbagliato in passato e vuole solo tirare avanti, ma rimane invischiato in meccanismi di malaffare più grandi di lui: raccontando la vita nei bassifondi, il regista, comunque uno dei più bravi a narrare certi spaccati di realtà sociali italiane spesso dimenticate, segue con partecipazione le vicende di gente che spesso è costretta ad agire in un certo modo per un sistema vischioso, corrotto e ingiusto. Se Gemma ci mette impegno, e comunque è un'interpretazione tipica della seconda fase della sua carriera, nella quale provò a recitare in personaggi che richiedevano meno prestanza fisica e maggior lavoro attoriale canonico, Michele Placido, pur sopra le righe, esprime un personaggio al limite della schizofrenia, crudele e vigliacco, mentre Eleonora Giorgi appare un pò fuori posto nei panni della moglie impaurita ma solida; meglio ancora i caratteristi, all'epoca ancora un tesoro sfruttabile, quali Ettore Manni nei panni del boss mafioso, Tano Cimarosa nelle vesti dell'amico scellerato, e Luciano Catenacci come uomo di legge comprensivo. Per rifare un cinema medio sano, in Italia, ci sarebbe bisogno di attori di seconda fila, ma abili a definire un personaggio con poche scene come questi, tra le altre cose.

KINGSMAN- Secret service 
(Kingsman:The Secret Service, GB 2014)
DI MATTHEW VAUGHN
Con TARON EGERTON, COLIN FIRTH, Samuel L.Jackson, Michael Caine.
AZIONE
Matthew Vaughn sta specializzandosi nel tradurre fumetti sul grande schermo come pochi altri: dopo "Kick-Ass" e "X-Men:L'inizio" porta al cinema "Kingsman", opera di  Mark Millar e Dave Gibbons, nomi di peso del mondo dei comics, in una parodia (ma non troppo) del genere spionistico d'azione che vede, naturalmente, in 007 il punto di riferimento imprescindibile. Ricalcandone anche un pò l'origine, con il ragazzo dei quartieri popolari che viene scelto (per un debito di riconoscenza verso il padre) da un superagente dalla mise impeccabile e dall'efficacia letale come allievo e potenziale nuovo membro dei Kingsman, un'organizzazione i cui membri portano i nomi dei cavalieri della Tavola Rotonda. Vaughn ci sa fare con il ritmo, ed ha senso dello spettacolo, e delle leve più recenti è uno dei registi di cinema d'azione che cura maggiormente le sfaccettature dei personaggi e la costruzione della storia: infatti, "Kingsman" è divertente, ben allestito, con qualche compiacimento magari di troppo, come un Samuel L.Jackson fin troppo gigione nei panni del supercattivo dalle stizze bambinesche e dalle ambizioni distruttive. Meglio il distinto Colin Firth che si fa pure una scena paradossale come quella del massacro nella chiesa, senza mai strafare. Tra l'altro, se il finale è, più o meno, la prevedibile resa dei conti giocata all'ultimo secondo tra piroette e scoppi pirotecnici, il film si permette almeno un paio di colpi di scena ben gestiti, che non guastano.