venerdì 30 novembre 2018

Risultati immagini per the awakening 1980Risultati immagini per the awakening 1980
ALLA 39° ECLISSE ( The awakening, USA 1980)
DI MIKE NEWELL
Con CHARLTON HESTON, Stephanie Zimbalist, Susannah York, Jill Townsend.
HORROR
L'archeologo inglese Korbeck sta cercando in Egitto la tomba di una regina, con l'aiuto di un'assistente: la moglie è incinta ed è con lui nel paese africano, e proprio mentre lo studioso riesce a rintracciare l'antico sepolcro, la sposa viene colpita prematuramente da doglie, e dà alla luce una bambina morta. La quale, non appena Korbeck trova la mummia della regina, chiamata Kara, miracolosamente riprende vita: diciotto anni dopo, il protagonista si è divorziato dalla donna, che lo aveva riaccolto gelidamente, e si è rifatto una vita con l'assistente, e la figlia comincia a manifestare bizzarri atteggiamenti, sempre più sinistri. Nel frattempo, strane morti violente di persone che hanno avuto a che fare con il ritrovamento della mummia sono avvenute.... Un horror che ha conosciuto un successo discreto nelle numerose trasmissioni televisive, che sembra ispirarsi, sia visivamente che nel plot, benché abbia appunto radici letterarie, alla saga di Damien e de "Il presagio" ( alcune delle morti in scena sembrano molto simili a quelle del secondo capitolo, "La maledizione di Damien", di due anni prima): Newell, poi regista abbastanza eclettico, esordisce con questo film dal taglio un pò vecchiotto, in cui Charlton Heston prosegue, dopo i fasti che ne avevano contraddistinto la carriera nelle due decadi precedenti, il proprio avventurarsi nel genere puro. Effetti così così, trama che si fa seguire, con qualche prevedibilità, ed un finale che lascia intendere che le cose si metteranno male assai. Spaventi piuttosto pochi, nonostante il numero delle uccisioni: eppure questo lungometraggio ha i suoi fans. 

giovedì 29 novembre 2018

Immagine correlata
Risultati immagini per per vivere meglio divertitevi con noi
PER VIVERE MEGLIO...DIVERTITEVI CON NOI
( I, 1978)
DI FLAVIO MOGHERINI
Con MONICA VITTI, JOHNNY DORELLI, RENATO POZZETTO, Catherine Spaak.
COMMEDIA
La bella signora borghese Monica Vitti vive separata dal marito, essendo stata abusata per settimane da un gruppo di sherpa tibetani in una grotta, ma quando arriva un extraterrestre, sarà per l'influenza dell'appena uscito "Incontri ravvicinati del terzo tipo", sarà per l'avvenenza dell'alieno, biondo e tonico, ma la donna si lascia andare all'esperienza con colui che viene dal cielo, e se ne innamora: in realtà le cose stanno diversamente, ma lo sappiamo solo noi spettatori. Il giornalista di nera Johnny Dorelli comincia ad essere ossessionato dalla possibilità che la moglie Catherine Spaak non gli sia fedele, e si inventa un finto corteggiatore, le cui telefonate le compie egli stesso, ma il gioco, che avrebbe dovuto rassicurarlo, alla lunga gli si ritorce contro. L'ex-venditore di automobili Renato Pozzetto vive di piccoli imbrogli, allestiti però con stile, e di mini-stangate si vanta di essere ideatore, con tanto di interpreti di ruoli per gabbare le vittime abbienti prescelte, ma, com'è noto, non sempre può andar bene.... Flavio Mogherini dirige tre episodi, con tre campioni del botteghino come la Vitti, Dorelli e Pozzetto, infilandoli in storie che dovrebbero sbeffeggiare la corriva mentalità della coppia aperta, la sessuofobia, il campare alla giornata e d'espedienti. Però il film affonda nell'insulsaggine: la parte con Monica Vitti è quella con meno ritmo, prevedibile e senza verve, con l'attrice romana che si spreca a cercare di sollevare l'umore straparlando e evidenziando il lato nevrotico del suo personaggio ( cosa che in diversi film, in quegli anni, gli accadrà, vedi "Amori miei" e "Tango della gelosia"), quella con Dorelli la più scontata, anche se l'affiatamento tra il cantante e attore e l'allora compagna Spaak è percepibile nelle scene girate insieme. Un pò meglio va nel segmento con Pozzetto, quando a tratti l'umorismo surreale dell'attore lombardo prima maniera trapela, ma la sceneggiatura è sgangherata, e solo in alcuni momenti si ha motivo di sorridere. Il titolo è piuttosto fuorviante: un film comico che non riesce a fare ridere non solo non diverte, ma per la sua durata, di certo, non fa vivere meglio...

mercoledì 28 novembre 2018

Risultati immagini per maniac 1980Risultati immagini per maniac 1980
MANIAC ( Maniac, USA 1980)
DI WILLIAM LUSTIG
Con JOE SPINELL, Caroline Munro, Gail Lawrence, Kelly Piper.
THRILLER
Assurto nei decenni al rango di cult-movie, "Maniac", scritto, co-prodotto ed interpretato da Joe Spinell, caratterista che recitò in titoli storici come i primi due "Padrini" e i primi due "Rocky", è un thriller a basso costo, che narra la vicenda di un serial killer di donne, che ha come modus operandi fare lo scalpo alle proprie disgraziate vittime. L'uomo, un quarantenne anonimo, dall'aria trasandata, sceglie a caso tra prostitute, donne sole, e altro, coloro che ucciderà e di cui poserà il cuoio capelluto su manichini femminili di cui si riempie la casa. Rispetto ad altri titoli simili, il film diretto da William Lustig penetra nel quotidiano dello psicopatico, delle sue crisi, i suoi repentini sensi di colpa, i momenti in cui, completamente dissociato da sè stesso, si accusa e si infuria con le proprie malefatte, salvo cedere alla tentazione di tornare ad uccidere: e, in questo senso, l'interpretazione di Spinell è molto valida, dato che impersona con aderenza la follia sempre più devastante del pazzo. Svolto in ambienti sordidi, con diversi particolari truculenti, nonostante lo scarso budget a disposizione, "Maniac" più che far paura arriva a ripugnare, mostrando le scene delittuose con abbondanza di particolari: ma tutto sommato, lo status di film di culto è anche troppa grazia, verso un B-Movie decisamente tale, che ha avuto anche un remake, con Elijah Wood, in anni recenti. L'ultima parte della pellicola sfugge di mano al regista, giungendo ad un delirio che amplifica il lato horror della vicenda, sforando nel paranormale, con una conclusione volutamente ambigua che fa pensare che quello cui si è assistito nell'ultimo quarto d'ora di proiezione, sia del tutto immaginario e frutto di un incubo. Ma porta il film a sbandare, e spreca così buona parte della non dozzinale tensione psicologica elaborata nella prima parte. 

martedì 27 novembre 2018

Risultati immagini per a message from the kingRisultati immagini per a message from the king
MESSAGE FROM THE KING ( Message from the king, USA/F/GB/B 2016)
DI FABRICE DU WELZ
Con CHADWICK BOSEMAN, Luke Evans, Teresa Palmer, Alfred Molina.
THRILLER/AZIONE
Arrivato dal Sudafrica con 600 dollari in tasca, il che lascia perplessi gli agenti che lo accolgono all'aeroporto, Jacob King è giunto negli USA dopo aver ricevuto un messaggio angosciato della sorella: poco dopo, i peggiori sospetti dell'uomo diventano una tragica realtà, visto che la congiunta è stata massacrata. Essendo sparito il figlio adottivo della donna, King si mette a cercare le risposte sia per quanto riguarda l'uccisione della sorella, sia per le sorti del ragazzo. Da noi è arrivato direttamente sulle piattaforme pay, questo thriller il cui titolo gioca sul cognome del protagonista: ambientato in una L.A. quanto mai spiazzante e scombinata, mostra un sottobosco dedito al vizio e all'immoralità, fino a cose altamente esecrabili, come risulterà dalle rivelazioni che toccheranno a King. Il regista sudafricano Fabrice Du Welz inquadra la spirale di smarrimento in cui scivola il personaggio principale in maniera non banale, va peggio quando questi impugna una sorta di catena-laccio e comincia a farsi giustizia da solo, conciando male diversi loschi figuri, per arrivare a trovare la verità. Perchè queste figure di giustizieri, per quanto personalmente coinvolti nelle cacce all'uomo che scatenano dopo aver subito soprusi o peggio, sono dentro uno schema generale risaputo, con annesse le impennate di violenza del caso. Chadwick Boseman dà un'aderenza molto fisica, ma quello più incisivo è Alfred Molina in un ruolo piuttosto rivoltante. 

venerdì 23 novembre 2018

Immagine correlataRisultati immagini per d'après une histoire vraie
QUELLO CHE NON SO DI LEI 
 ( D'après une histoire vraie, F/B/PL 2017)
DI ROMAN POLANSKI
Con EMMANUELLE SEIGNER, EVA GREEN, Vincent Perèz, Dominique Pinon.
DRAMMATICO/THRILLER
Scrittrice esordiente sulla cinquantina, la fascinosa Delphine ha firmato un libro incentrato sulla figura di sua madre, e sta conoscendo un grande successo di vendite: ad un incontro promozionale incontra una fan, più giovane, dallo sguardo magnetico e con la quale ha occasione di un nuovo incontro casuale, e di una conversazione nella quale trova molti punti di vista in comune, e si sente a suo agio in maniera particolare. Da qui, la conoscenza tra le due donne si approfondisce sempre di più, e forse può essere un'esperienza molto rischiosa..... Da un romanzo di Delphine Vigàn, Oliver Assayas e Roman Polanski hanno tratto la sceneggiatura per l'opera n. 21 del cineasta franco-polacco, giunto a ottantacinque primavere: un thriller psicologico, o un dramma via via più cupo su due donne che si specchiano una nell'altra, ma tra le quali scatta un rapporto di dominazione e sottomissione? Se dove si va a parare è piuttosto intuibile da uno spettatore con una buona esperienza in thriller e gialli, e il film in qualche modo si riallaccia ad un altro, che vedeva Polanski nella veste solo di attore, come "Una pura formalità", "Quello che non so di lei" si apprezza per l'eleganza della regia, la bellezza della fotografia e per la prova intensa delle due co-protagoniste Emmanuelle Seigner e Eva Green. Se la Seigner si dedica al suo personaggio aumentandone, a mano a mano che la storia scorre, le zone d'ombra sempre più marcate, la Green tira fuori quell'aria sinistra e da mantide irresistibile che spesso l'ha resa tra le attrici della sua generazione più sensuali e seducenti. Però questo è un film  minore di un autore che ha sempre saputo scompigliare il senso comune, provocato con finezza ed intelligenza, realizzato pagine di cinema di alto livello: prevedibile nello svolgersi, sviluppa meno tensione di quanto potenzialmente potrebbe. Ed il finale deliberatamente ambiguo è esattamente quello che ci si può aspettare.

martedì 20 novembre 2018

Risultati immagini per aftermath la vendettaRisultati immagini per aftermath la vendetta
AFTERMATH- La vendetta ( Afternath, USA/GB 2017)
DI ELLIOTT LESTER
Con ARNOLD SCHWARZENEGGER, Scoot McNairy, Maggie Grace, Kevin Zegers.
DRAMMATICO
Ispirato ad una tragica vicenda realmente accaduta in Russia, "Aftermath" racconta l'incrociarsi di due drammi umani, con un comune denominatore, un incidente aereo. Se uno dei due uomini al centro della vicenda ha perso moglie e figlia nella catastrofe, l'altro è un controllore di volo che perde la pace dello spirito per la responsabilità che sente nel ruolo avuto nella collisione tra velivoli che innesca la parte cupa della storia. In età avanzata Arnold Schwarzenegger ha preso ad interpretare ruoli in cui gli si richiede, chiaramente, minor partecipazione fisica, e qualche capacità attoriale in più: tra l'altro, si è scoperto che "Ahnuld", come battezzato in USA per via dell'accento non propriamente perfetto, può essere un interprete nemmeno disdicevole, vedi il padre malinconicamente determinato di "Maggie" e il detenuto di "Escape plan" ( il monologo in tedesco è uno dei momenti migliori dell'intera carriera di Schwarzie). In questo film, non imperdibile, ma segnato da una mestizia onesta, sull'inutilità della vendetta, in una "guerra tra disgraziati", quello che emerge è la mancanza di nerbo della regia, perchè, in altre mani, poteva venir fuori una pellicola più interessante, dato che si è scelto di narrare come dal dolore possa nascere altro dolore, e spesso l'odio trovi indirizzi che fanno perdere la ragione. Si lascia vedere, certo, ma alcuni passaggi risultano scontati, e il personaggio reso da Scoot Mc Nairy non viene scavato come forse avrebbe meritato. Uscito da noi direttamente sui canali televisivi.

domenica 18 novembre 2018

Risultati immagini per fitzcarraldo filmRisultati immagini per fitzcarraldo film
FITZCARRALDO ( Fitzcarraldo, D 1982)
DI WERNER HERZOG
Con KLAUS KINSKI, Claudia Cardinale, Paul Hittscher, Miguel Angel Fuentes.
DRAMMATICO/AVVENTURA
Con "Apocalypse now" ha tanti punti in comune "Fitzcarraldo": entrambe le opere furono concepite un bel pò prima di poter diventare vero e proprio film, i rimandi nell'avvio delle riprese furono diversi, e tanti i seri problemi sorti durante la lavorazione di tutti e due i lungometraggi, con cambio dell'attore protagonista ( nel film di Coppola avrebbe dovuto essere Harvey Keitel, che abbandonò dopo liti furiose con il regista, in questo la parte principale sarebbe toccata a Jason Robards). Inoltre, tutti e due i film rischiarono di far esaurire i registi (Francis Ford Coppola ebbe anche un infarto), furono presentati a Cannes aggiudicandosi premi importanti (questo vinse per la migliore regia, il film sul Vietnam la Palma d'Oro), e sono due classici del cinema a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta. La vicenda dell'anglofono Brian Sweeney Fitzgerald, che si fa chiamare Fitzcarraldo, è presa dalla realtà, giacché il progetto folle di far passare una collina ad una nave veramente si svolse nella jungla: fanatico dell'opera, l'uomo, conosciuto per progetti ambiziosissimi e finiti in rovina, si mette in testa di voler costruire un teatro nella foresta pluviale. Se la prima parte narra le difficoltà dello "sfasato" Fitzcarraldo nel cercare risorse finanziarie, la seconda diventa un film avventuroso, con il risalire del Rio delle Amazzoni, tra le difficoltà che la natura offre, e la pericolosità delle tribù guerriere di indios pronte a massacrare chiunque si inoltri nel loro territorio. L'edizione italiana non gestisce al meglio il doppiaggio, ma Herzog, che aveva girato già un tema per certi versi affine a questo in "Aguirre-Furore di Dio", con maggior densità tragica, punta questa volta a raccontare una sorta di apologo sulla forza sovrumana dei sognatori, senza per questo tacere sulle responsabilità che hanno nel poter infliggere sacrifici e dolore a chi li segue nei loro pazzi intenti. Dotato di una tensione e di una forza visiva suggestive, il film trova inaspettatamente una conclusione leggera, quasi da favola. Klaus Kinski, dallo sguardo traboccante di febbre e fede del proprio personaggio, dà un'interpretazione maiuscola,  di quelle che si contano sulle dita di una mano in una carriera, e se il personaggio di Claudia Cardinale viene un pò sacrificato, va dato atto al regista tedesco di avere, in un curioso e fascinoso parallelo con il proprio film, perseguito un intento folle, e raggiunto una meta alta.

venerdì 16 novembre 2018

Risultati immagini per fantastic beasts the crimes of grindelwaldRisultati immagini per fantastic beasts the crimes of grindelwald
ANIMALI FANTASTICI - I CRIMINI DI GRINDENWALD ( Fantastic beasts: The crimes of Grindenwald, USA/GB 2018)
DI DAVID YATES
Con EDDIE REDMAYNE, Katherine Waterston, Johnny Depp, Dan Fogler.
FANTASTICO
Arriva la seconda parte della nuova serie ordita da J.K. Rowling, che, come sappiamo, precede cronologicamente gli eventi descritti in quella di "Harry Potter": si affaccia Albus Silente, che ha il volto di Jude Law e non ha ancora indossato cappe stregonesche, si espande lo scontro per il Potere, e si sposta l'azione a Parigi. Grindenwald, mago  che ha intrapreso la via di un mondo che dovrà contemplare in pratica una strapotenza di chi è dotato di doti magiche e una riduzione a una condizione quasi da schiavi di chi ne è sprovvisto, ha mostrato il suo vero volto alla fine del capitolo primo ( una delle mosse più azzeccate, il nome di Johnny Depp celato accuratamente da titoli e manifesti) e ora si prepara a mettere in atto i propri disegni: Silente contatta lo zoologo magico Newt Scamander, in quanto non può battersi testa a testa, o sortilegio contro sortilegio, con lo stregone invasato, e scatta quindi la nuova avventura. Se "Animali fantastici" parte I aveva convinto con una briosità, ed una spensieratezza che era venuta via via a mancare nella saga potteriana, qui si nota l'affermarsi dello schema caro alla scrittrice inglese: e cioè, via via che la storia generale approfondisce la presentazione dei personaggi, e l'evolversi delle vicende, il tratto si fa più cupo, l'atmosfera meno adatta ad un pubblico di bambini piccoli e il tutto si fa meno edificante. Potrebbe anche andar bene, ma questo numero due è decisamente inferiore al primo film, che avevamo salutato con simpatia e trovato piacevole, più di diversi segmenti della serie di Potter. Se David Yates si avvia a diventare quel che era John Glen per 007, e cioè essere un affidabile esecutore per diversi capitoli, senza una spiccata personalità, la sceneggiatura mette in campo fin troppi personaggi, di cui a volte si fatica a capirne lo scopo, e, anche narrativamente, la trama si fa dispersiva, il che, sommato ad una durata presa da elefantiasi (due ore e un quarto sono troppe, per quel che il film racconta) non rende un buon servizio alla riuscita della pellicola. Inoltre, i duetti umoristici tra il rosso Scamander ed il pingue Kowalski avevano più spazio nel titolo precedente, ad attenuare la tendenza al dark della narrativa rowlinghiana, e degli animali fantastici che titolano la serie, c'è molta traccia in meno. Riuscito, paradossalmente, meglio quando assume la vera e propria parte cupa di sè, l'atto secondo non dà grande risalto agli attori: da notare, però, la bellezza sempre più raffinata di Zoe Kravitz.

mercoledì 14 novembre 2018

Risultati immagini per outlaw kingRisultati immagini per outlaw king
OUTLAW KING- Il re fuorilegge
( Outlaw King, GN 2018)
DI DAVID MCKENZIE
Con CHRIS PINE, Florence Pugh, Aaron Taylor-Johnson, Billy Howle.
STORICO/AVVENTURA/DRAMMATICO
Il conflitto tra Inghilterra e Scozia per l'indipendenza di quest'ultima dal Regno Unito visse il suo apice ai tempi, già narrati oltre vent'anni fa dal pluripremiato "Braveheart", dello scontro tra Robert The Bruce, poi Roberto I di Scozia, e il futuro Edoardo II: clan di nobili di origini normanne gli scozzesi, contro il potente esercito inglese, percepito come braccio armato di uno Stato tiranno, per decenni l'indipendenza venne mantenuta, anche se, come sappiamo, le cose sono tornate all'origine. "Outlaw king" rilegge il fatto storico ponendo in rilievo il giovane re dei Bruce, che nel film di Mel Gibson era un personaggio importante, ma lasciava spazio al guerriero del popolo William Wallace, qua menzionato, ma non in scena. Ben impostato nelle scene di massa e di guerra, cruento nel rievocare un'era storica tra le più buie e infauste della Storia umana, il film è diretto da David McKenzie in maniera classica, romanzando quanto serve i fatti reali, creando un antagonismo netto tra l'idealista Robert e il sadico Edoardo, figlio di un padre altrettanto impietoso. Più vicino all'impostazione che Kenneth Branagh dette al suo "Enrico V" che al film da Oscar sull'argomento di Gibson, "Outlaw king" va in svantaggio su quest'ultimo, non esente da licenze varie su come andarono i fatti, per il maggior respiro narrativo dato dall'autore de "La Passione di Cristo" al suo film. Tra melme insanguinate, picche che trafiggono cavalli e uomini, e scontri di Potere su tutti i fronti, anche interni, Chris Pine assolve il proprio compito, dando una connotazione molto fisica al re guerriero, mentre si conferma interessante la Florence Pugh vista in "Lady Macbeth", e viene un pò sprecato un interprete altrove valido come Aaron Taylor-Johnson, qui relegato in un ruolo di alleato selvatico e urlante, monocorde a livello attoriale. Distribuito via Netflix, è un altro passo delle piattaforme on demand che provano a scippare titoli a largo consumo al cinema.

martedì 13 novembre 2018

Immagine correlataRisultati immagini per a countess from  hong kong
LA CONTESSA DI HONG KONG
(A countess from Hong Kong, GB 1967)
DI CHARLES CHAPLIN
Con MARLON BRANDO, SOPHIA LOREN, Tippi Hedren, Sydney Chaplin.
COMMEDIA
"La contessa di Hong Kong" è un film rimasto negli annali per un pò di motivi: è l'unico film a colori della carriera da regista di Charlie Chaplin, uno dei due lungometraggi da lui diretti in cui non ha un ruolo importante (l'altro è "A woman from Paris", e qui appare in un breve cameo come capo del catering della nave), nonchè l'ultima pellicola da lui scritta e diretta in assoluto. Fu realizzato perchè Chaplin aveva in mente una storia simile a quella descritta in questo titolo, che vede un diplomatico americano, in viaggio su una nave che torna verso gli USA, ritrovarsi nascosta in cabina una bellissima clandestina, già negli anni Trenta, e aveva sempre rimandato questo progetto: in America fu un fiasco, mentre ebbe successo nei paesi europei ed in Asia. Commedia sentimentale girata quasi per intero in spazi chiusi, essendo più che altro teatro delle baruffe amorose, "La contessa di Hong Kong", che deve il suo titolo a come ironicamente viene presentata la coprotagonista, nella città cinese conosciuta per altri motivi rispetto ad un'inesistente nobile provenienza, si gioca parecchio nell'alchimia tra Marlon Brando e Sophia Loren, superstar dell'epoca ( anche se lui era in una fase declinante, riscattata poi dal doppio rilancio de "Ultimo tango a Parigi" e "Il padrino"). I due, belli e carismatici, stanno al gioco della regia di Chaplin, che dirige gli attori con scioltezza: diverse critiche all'uscita lamentarono la flebilità dell'umorismo, scarseggiante riguardo a numerosi altri lavori chapliniani. In realtà, in un contesto da commedia brillante hollywoodiana DOC, nonostante la produzione sia britannica, la storia scorre fluida, Brando tira fuori una verve umoristica di buon livello, e la Loren si vede ancor più a proprio agio, data l'esperienza nel genere, sotto la direzione di maestri come Risi, Mattoli, Steno e De Sica. Leggero, ma aggraziato.

lunedì 12 novembre 2018

Risultati immagini per notti magiche filmRisultati immagini per notti magiche film
NOTTI MAGICHE ( I, 2018)
DI PAOLO VIRZI'
Con IRENE VETERE, MAURO LAMANTIA, GIOVANNI TOSCANO, Giancarlo Giannini.
COMMEDIA
Estate 1990: i Mondiali di calcio italiani volgono al termine, la semifinale Italia-Argentina impatta con la delusione collettiva della sconfitta, e un'automobile cade giù da un ponte a Roma, nella semi-indifferenza generale. Da lì viene ricostruita una vicenda che nasce un mese prima, e vede tre giovani finalisti di un premio per sceneggiatori ( il Solinas?) incontrarsi, e perdersi nel turbine del mondo dei cinematografari, lazzarone e carnale, ricco di false promesse, bugie conclamate e illusioni a poco prezzo: finirà con un morto, e un confronto in questura chiarificatore. Dopo l'escursione in terra d'America, Paolo Virzì gira, a tamburo battente, una sorta di "Hellzapoppin' " con aromi de "La dolce vita", e sapori alla Scola: questo, nelle intenzioni. E dispiace dir male di uno dei non molti registi solidi, continuatori della miglior tradizione italiana della commedia più viva, mordace e capace di mettere in scena le crepe e le escrescenze peggiori della nostra società, ridendone ( oppure, come nel caso de "Il capitale umano", sfociando nel dramma, con sapidità): ma questo film non funziona per niente. Dialoghi artificiosi, scene appiccicate in una sarabanda che stanca a neanche metà film, i tre giovani protagonisti sono degli stereotipi che parlano ( il perfettino venuto dalla Sicilia, il piombinese sguaiato, la romana nevrotica), si sorride molto stiracchiatamente in rarissime occasioni, più spesso ci si sente cader le braccia, di fronte ad uno sperpero del genere. Aggiungiamoci una sventagliata di camei gettati al vento, che nemmeno nelle più superficiali fiction televisive si siano visti, una recitazione gigiona dei professionisti, su tutti, in questo caso, un Giancarlo Giannini alla sua peggior prova, dopo "Terra bruciata", ed un capitano dei carabinieri che sforna concetti filosofici come se esponesse articoli del codice penale. Un capitombolo al quale non eravamo preparati, da parte di un cineasta che, c'è da scommettere, si rifarà: d'altronde, un film sbagliato, prima o poi, è toccato ad ogni regista importante. 

mercoledì 7 novembre 2018

Risultati immagini per first man 2018Risultati immagini per first man 2018
FIRST MAN- Il primo uomo ( First man, USA 2018)
DI DAMIEN CHAZELLE
Con RYAN GOSLING, Claire Foy, Jason Clarke, Kyle Chandler.
DRAMMATICO/BIOGRAFICO
Che Neil Armstrong sia il primo uomo che ha camminato sulla Luna, lo sappiamo. La storia dell'uomo che dentro a una tuta da astronauta, da uno scafandro contemplò il vuoto lunare, non la conoscevamo, e "First man", nuovo film di Damien Chazelle, primo titolo dopo il trionfo mondiale di "La La Land" giunge a narrare chi fu Armstrong. La musica, centro assoluto dei lavori precedenti del giovane regista, assume via via che il film scorre un'importanza fondamentale in questo lungometraggio: Chazelle avvia il racconto con una scena di alta tensione, che vede Armstrong sostenere un durissimo test aereo rischiando di sfracellarsi nel deserto del Mojave, e inquadra da subito il giovane aviatore e aspirante astronauta in una dimensione drammatica ( la malattia gravissima della figlioletta Karen). Lungo tutta una decade, quella della corsa allo spazio, dell'assassinio di un presidente e dell'evolversi di una tecnologia sempre più presente nel quotidiano, assistiamo ad un'epica avventura umana, crudele, perchè il progresso spesso richiede duri sacrifici, ed infatti una sorte infausta tocca a più uomini della Nasa, che perdono la vita in prove sempre più vicine al viaggio, quanto maestosa, in quanto il raggiungimento di una meta così ardua è il coronamento di un sogno e, segretamente, un voto adempiuto. La sceneggiatura di Josh Singer tratteggia i molti spigoli di un uomo dalle passioni trattenute, apparentemente razionale fino alla freddezza, il cui rapporto con la moglie è solido ma fatto di silenzi e di non facili adattamenti della donna riguardo al sogno dell'uomo, il quale mostra una forza d'animo, anche nelle peggiori situazioni, di impressionante tenacia. E la sequenza della Luna, relativamente breve in un film di due ore e venti, che comunque non annoia e mai dà segno di estendere troppo la propria durata, contiene il cuore emozionale della storia, con una scena in cui emerge il lato più umano dell'eroe dello spazio, che può far commuovere sinceramente lo spettatore. Ryan Gosling, alla seconda collaborazione con Chazelle, si conferma attore di mezzi toni, nonostante la forte fisicità, dosando bene l'imperturbabilità del personaggio, e Claire Foy si accolla il personaggio che mostra maggiormente dolori, fatica, rabbia e durezza, sottolineando la bravura del regista nello scegliere gli interpreti, ed infatti anche il cast di contorno, vedi Jason Clarke, Kyle Chandler, Ciaran Hinds, sono tutti assai funzionali al quadro finale. 

domenica 4 novembre 2018

Risultati immagini per halloween 2018Risultati immagini per halloween 2018
HALLOWEEN ( Halloween, USA 2018)
DI DAVID GORDON GREEN
Con JAMIE LEE CURTIS, Andi Matichak, Judy Greer, Will Patton.
THRILLER
Per festeggiare adeguatamente il quarantennale di quello che è considerato il padre dei grandi serial killers del cinema ( non è esatto, in quanto nel 1975 "Black Christmas" inaugurò le sanguinarie danze), si riparte: ecco un "Halloween" senza numerazione, anche se sarebbe in realtà l'undicesima pellicola riguardante l'assassino con la maschera del comandante di "Star Trek" William Shatner. Sono John Carpenter e Jamie Lee Curtis a produrre il nuovo atto, appoggiati dal figlio di Moustapha Akkad, finanziatore originale del thriller carpenteriano: in pratica, scordatevi tutti gli episodi dal numero due in poi, perchè questo film si ricollega direttamente a "Halloween II-Il signore della notte" (seppure quell'episodio si chiudeva con lo psichiatra Sam Loomis che faceva esplodere se stesso, e probabilmente Michael Myers l'ammazzatutti). Anche qui c'è un terapeuta ossessionato da Myers e dal suo silenzio, che lo ha in cura da decenni, e l'avvio, con i due incauti giornalisti che vanno in visita nell'istituto in cui il folle è rinchiuso, con il colossale psicopatico che emana una sorta di contagiosa follia, è forse la scena più riuscita di questo film. Il quale presenta un altro motivo di interesse nel contrapporre due follie, quella di Myers, silente e ferocissima ( ci sono un paio tra i delitti più efferati dell'intera saga), e quella della sopravvissuta Laurie Strode, cui dà volto ancora Jamie Lee Curtis, sofferente di una paranoia incontrollabile, nella quale ha passato gli ultimi decenni (un pò come la Sarah Connors di "Terminator", preparandosi all'ineluttabile resa dei conti). Solo che la regia di David Gordon Green, regista avvezzo a cambiar genere con scioltezza, non sembra padroneggiare al meglio le cadenze del thriller, e ad una prima parte in cui la suspence ha la meglio, con un paio di omicidi fuori campo, e la tensione del ritorno di Myers a esercitare l'unica sua ragione di vita nel massacrare chi gli capita ( risparmia solo un neonato sul proprio cammino, ed è veramente inquietante come osservi con una curiosità  quasi bambinesca l'agonia dei disgraziati che elimina), ne segue una in cui va in scena la solita mattanza di vittime che fanno la cosa meno intelligente e cadono preda del Mostro. Jamie Lee Curtis riprende un personaggio già interpretato più volte, dandogli connotati ancora più schizzati e esagitati, e l'episodio è migliore di altri, ma meno coinvolgente, ad esempio, del già avvenuto "reboot" a firma Rob Zombie. Già in fase di produzione era stato considerato di prolungare ancora la serie, ed i 130 milioni incassati nelle prime due settimane di programmazione in America danno poco scampo: è il primo di una trilogia che riparte da qua, nonostante possa essere autoconclusivo.

sabato 3 novembre 2018

Risultati immagini per ritorno al bosco dei 100 acriRisultati immagini per ritorno al bosco dei 100 acri
RITORNO AL BOSCO DEI 100 ACRI
( Christopher Robin,  USA 2018)
DI MARC FORSTER
Con EWAN MCGREGOR, Hailey Hatwell, Bronte Carmichael, Mark Gatiss.
FANTASTICO/COMMEDIA
Come se fossero stati due progetti legati, a pochi mesi di distanza sono usciti due titoli, al cinema, riguardanti la creazione di "Winnie Pooh", visto che Christopher Robin era il figlio dell'autore della storia dell'orsacchiotto goloso di miele e della sua banda di animali di pezza parlanti. Se il film uscito per primo, "Vi presento Christopher Robin", con Domnhall Gleeson come protagonista, raccontava come Pooh nascesse, e facesse da compensazione per gli orrori della I Guerra Mondiale vissuti dallo scrittore A.A. Milne, qui si parte dal giovane Christopher Robin che deve abbandonare, nella prima scena, gli amici d'infanzia Winnie & Co., e, nonostante le promesse di non dimenticarli mai, come succede nella vita reale, il ragazzo cresce, si forma una famiglia, va al lavoro, e cancella i ricordi di quando era bambino. Ma, di fronte alle difficoltà dell'esistenza, forse, recuperare questi amici che rappresentano l'età della sua innocenze, può aiutarlo a non sbandare e a recuperare terreno. Prodotto dalla Disney che ha contribuito in modo massiccio a diffondere Winnie Pooh, "Ritorno al bosco dei 100 acri" (è il luogo in cui vivono gli animali parlanti) avrebbe a suo favore un tentativo di illustrare la frattura inevitabile tra la fase dell'infanzia e quella della vita adulta, con un potenziale non da poco nel cercare di raccontare ai bambini di oggi la poetica della fantasia che fonde l'immaginato e il vissuto. Peccato che Marc Forster sia un regista che spesso non sa far decollare i film che gli vengono affidati dalle majors, e dire che lo svizzero autore di "Monster's ball" ha avuto per le mani progetti di livello come il secondo Bond con Daniel Craig, "Quantum of solace", "Il cacciatore di aquiloni", "World war Z"; ma Forster non infonde ritmo, nè una vitalità accesa nei suoi film, limitandosi ad impaginazioni diligenti, ma piatte. E tuttavia, la sceneggiatura stessa offre un quadro stucchevole e tendente al lezioso dell'intero racconto, che, se ai grandi potrà far salire un pò d'uggia, difficilmente emozionerà i bambini con pochissima azione, nonostante la buona animazione degli animaletti-giocattolo senzienti. Ewan McGregor fa quel che può, ma è evidente che non è convinto nè del personaggio, nè della storia che interpreta.