mercoledì 27 luglio 2022


 
7 SCONOSCIUTI A EL ROYALE ( Bad times at El Totale, USA 2018).

DI DREW GODDARD
Con JEFF BRIDGES, CINTHYA ERIVO , Dakota Johnson, Chris Hemsworth.
THRILLER/NOIR
La scena si apre nel 1959, con un rapinatore senza nome che nasconde il gruzzolo, frutto di un colpo grosso, sotto il pavimento di un motel, "El Royale", appunto, che successivamente viene ucciso. Dieci anni dopo, alcuni personaggi, ognuno con qualcosa da nascondere e motivazioni non dette, si ritrovano in tale posto usualmente di passaggio: ma tutti, dal ragazzo della reception, a un prete che sembra piuttosto confuso, a una ragazza nera con una voce speciale, ad un agente di commercio dalla molteplice facciata, a due sorelle con qualche segreto, si ritroveranno a una resa dei conti entro l'alba. E non tutti ci arriveranno vivi. Qualche anno dopo "Quella casa nel bosco" lo sceneggiatore e regista Drew Goddard ci riprova, volendo scardinare i luoghi comuni che ci si aspettano in un noir moderno, con sviluppi diversi da quelli prevedibili, personaggi che muoiono quando non ci si aspetta, nonostante il peso narrativo, o anche quello dell'attore che li impersona, lo sfondo dell'era del "Peace & Love" che celava, forse, più violenza e intenti oscuri di quanto la retorica dei "bei tempi" sostenga. Se il modello, come pare, è il cinema di Tarantino, al film di Goddard manca il sarcasmo puro che contraddistingue i lavori del cineasta di "A prova di morte" e "Kill Bill". E, sebbene alcuni dei volti in campo propongano chiavi interessanti per i propri caratteri, vedi il prete impostore di Jeff Bridges, si arriva al finale al sangue aspettandosi più o meno quel che si svolge, con un filo di noia e più accademia che talento Nea scrittura.
 

lunedì 18 luglio 2022


 
ENCANTO ( Encanto, USA 2021)

Di BYRON HOWARD e JARED BUSH
ANIMAZIONE
FIABA/MUSICALE/AVVENTURA
Dei molteplici titoli di animazione usciti tra il 2021 e il 2022, "Encanto", nuovo classico Disney, è quello che ha ottenuto maggiori riconoscimenti, dall'Oscar al Golden Globe per il miglior film d'animazione. Diretto a quattro mani, il lungometraggio dipinge un paese di fiaba, in cui ogni abitante possiede un dono speciale, o un superpotere, per chiamarli come quelli in dote ai personaggi dei cinecomics,che oggi vanno per la maggiore: solo alla protagonista, meschina, è capitato di non avere letteralmente niente di speciale, mentre tutta la sua famiglia è iperdotata. Fatto sta che, quando le cose prenderanno una piega inconsuetamente complicata, per la comunità del paesello sudamericano in cui "Encanto" è ambientato, per paradosso, sarà proprio la ragazza al centro della storia a risolvere le questioni. Come sempre, ai prodigi della tecnica di animazione, nelle pellicole Disney e Pixar, è legato un messaggio "educativo", che, in questo frangente, fa ottenere più simpatia al film diretto da Byron Howard e Jared Harris. Impregnato delle atmosfere del "realismo magico" dei più importanti scrittori del Sud America, come Garcia Marquez ed altri campioni di tale corrente letteraria, il neoclassico disneyano procede spedito tra bellissimi colori, una narrazione sciolta e momenti di divertimento. Come nelle migliori occasioni delle creazioni della Casa del topo.

sabato 9 luglio 2022



 THOR: LOVE AND THUNDER (Thor: Love and Thunder, USA 2022)

DI TAIKA WAITITI
Con CHRIS HEMSWORTH, Natalie Portman, Tessa Thompson, Christian Bale.
FANTASTICO/AVVENTURA
Avevamo lasciato il Dio del Tuono in partenza sulla nave spaziale dei Guardiani della Galassia, alla conclusione dell'epica lotta contro Thanos in "Avengers: Endgame", e, appunto, dopo qualche tempo ecco il biondo Thor, recuperata la forma fisica che troppa birra e la depressione per non essere riuscito a impedire il fatale schiocco di dita del Titano dal Guanto Gemmato, avevano alterato, sentirsi un po' sperduto. Forse, proprio per mancanza di minacce alla sua altezza, come ogni gran guerriero che si rispetti, ha bisogno di nuove sfide, e per questo la chiamata dalla nuova Asgard, come sappiamo, divenuta un' villaggio di pescatori, ma anche un' attrazione turistica, per l'avvento di un pericolo, un killer di dei che sta facendo strage di divinità. In parallelo, seguiamo la vicenda di Jane Foster, l'amata terrestre dal figlio di Odino, che, purtroppo, ha scoperto di avere un cancro, e cerca di lottare contro la malattia: ci sarà un vero e proprio intervento divino, per fare reincontrare i due... Per la seconda volta la Marvel assegna la regia di un episodio della saga dell'Avenger più potente al regista hawaiiano Taika Waititi, che, pur azzardando molto, con una vena quasi parodistica, ci aveva narrato la fine dell'Asgard originale, la dipartita di Odino, e il parziale accecamento di Thor da parte della malvagia Hela. Forte dell'apporto entusiastico della star protagonista Chris Hemsworth, il director spinge ancora di più sul versante umoristico, sfrecciando su una linea demenziale scatenata, e, come già accennato, in parallelo descrivendo una situazione fortemente drammatica, come la convivenza con una malattia grave. Per quanto Waititi ci abbia dimostrato, anche con "JoJo Rabbit", che il suo cinema evidenzia certe problematiche puntando sullo scuotere il pubblico con un registro fuori dall'ordinario, giocandosi molto provocandolo con apparente leggerezza, qui le due tonalità arrivano a stridere, non poco. Certo, sullo sfondo balenano critiche a una Fede che non si pone dubbio alcuno ( questi dei infantili ed egoisti, indifferenti alle suppliche dei credenti), e le ragioni del villain sono ben esplicate,così come dei leitmotiv umoristici, quali le capre giganti che emanano urla assordanti, e la sfida di gelosie tra il martello Mjolnir e la scure Stormbreaker: l'operazione, per quanto arrischiata, si può dire sostanzialmente riuscita, anche se tutta la sequenza alla corte di uno Zeus impersonato con sfrenato gigionismo da un  Russell Crowe oramai lontano parente dell'interprete credibile dei primi anni Duemila appare forzata, e non poco fine a sé stessa. Gli incassi molto incoraggianti dei primi giorni lascerebbero supporre che ancora gli spettatori siano avidi delle avventure del norreno, molto più simpatico sullo schermo che sulla carta stampata.

martedì 5 luglio 2022


 
CORRO DA TE ( I, 2022)

DI RICCARDO MILANI  

Con PIER FRANCESCO FAVINO, Miriam Leone, Piero Sermonti, Pilar Fogliati.

COMMEDIA/SENTIMENTALE 

Gianni è un quarantanovenne, come tiene a precisare, top manager di un brand di scarpe sportive, che ha il "vizietto" di inventarsi identità fittizie per sedurre le donne, e scommette spesso con gli amici del circolo esclusivo che frequenta, di riuscire nell'intento di farsi le "prede" femminili nelle situazioni più complicate. Quando conosce la sorella di una bella ragazza che aveva messo nel "mirino", fingendosi paraplegico, continua la messinscena, avendo scommesso con gli amici snob di riuscire nell'intento di sedurre la bella disabile: ovviamente le cose andranno diversamente da come il bellimbusto ha progettato... Anche in questo caso, siamo di fronte a un remake, di una commedia francese di qualche tempo fa, in questo caso, intitolata "Tutti in piedi"; Milani si conferma un regista che realizza cinema medio, e non c'è niente di male, assolutamente, anzi, lavorando su temi interessanti, valorizzando figurine e figurette comprimarie, come usava nella commedia di una volta, per aggiungere sapore ai propri film, e confermando la mano di buon direttore d'attori. Qui, infatti, esalta le corde brillanti di Pierfrancesco Favino, che, ora come ora, è il più eclettico degli attori italiani, abile sia nella commedia come nel dramma, e pure la grazia di Miriam Leone, tra le più intense personalità al femminile del cinema italico oggigiorno. Peccato che nella seconda parte il film, come prevedibile, la butti decisamente più sul sentimentale che sulla commedia, come invece nella prima metà accade, e faccia tutti i passaggi scontati che un film brillante degli anni Sessanta, magari, avrebbe evitato: il personaggio di Favino, che avrebbe fatto la gioia di un Sordi o un Mastroianni al culmine, mai si sarebbe sognato del ravvedimento che lo coglie, in maniera abbastanza sommaria, per amore. E il film, comunque fruibile, con qualche buona occasione di divertimento, diventa, man mano che avanza verso il finale, pervaso da un eccessivo, laccato sprofondare nel dolce, che difficilmente non sfuma nello stucchevole.




domenica 3 luglio 2022


 
DOCTOR SLEEP ( Doctor Sleep, USA 2019)

DI MIKE FLANAGHAN
 Con EWAN MCGREGOR, Rebecca Ferguson, Kyliegh Curran, Cliff Curtis.
HORROR
L'operazione "Doctor Sleep" partiva già con un handicap, per dirla in termini sportivi,  dato che riprende, molti anni dopo, le questioni di "Shining", cult assoluto dell'horror, del cinema e della letteratura "commerciale". Si ricorderà che, nonostante il film che Stanley Kubrick trasse dal romanzo di Stephen King, sia considerato, fin dalla sua uscita, un grande classico, l'autore del romanzo originario espresse il suo dissenso per via delle forti differenze tra l'opera letteraria, e il lungometraggio che il regista ne tirò fuori. Protagonista del seguito è Danny Torrance, figlio di Jack, che sullo schermo fu interpretato da un Nicholson in stato di grazia, tanto da renderlo una figura ironica dell'horror, e del cinema stesso: viene chiamato "Doctor Sleep" perché accompagna verso il riposo eterno le persone degenti nella struttura sanitaria ove lavora, tranquillizzandoli, grazie alla "luccicanza" ( lo "Shining" nel testo originale), ha grossi problemi di alcolismo, e però sente che c'è una ragazzina che ha il medesimo sono psichico, con la stessa potenza sua. Sfortuna vuole che un branco di vampiri di energia che formano un clan detto "Il Nodo", capeggiati da una bellissima, quanto pericolosa, donna chiamata "Rose Cilindro" intende agguantare la ragazza per distruggerla, e quindi Danny si frappone tra i nostri e la giovanissima. Senza porre confronti ingiusti, e abbastanza poco centrati, tra il capolavoro di Kubrick e questo film ( è come paragonare "2001 odissea nello spazio" a "2010 l'anno del contatto", forse un'eccessiva ambizione da parte di chi ha progettato e realizzato il seguito, ma sono cose ben distinte tra loro), questo film sarebbe un discreto titolo fantastico, che miscela con efficacia atmosfere western con un impianto orrorifico moderno: il quale difetta, però, di una durata eccessiva, e di una regia con personalità non molto forte. Flanagan conduce con diligenza la barca in porto, ma sul finale, mutato non poco, rispetto al romanzo, come del resto accadeva anche nel caso del titolo diretto da Kubrick il pathos si smorza un bel po'. La scena più disturbante è quella del lungo delitto del bimbo catturato dal Nodo, Ewan McGregor si accolla un ruolo non semplice, dando le sfumature sofferte richieste, ma, anche in questo caso, vietati i confronti con l'istrionica e spettacolare prova di Jack Nicholson nel titolo del 1980.