venerdì 26 dicembre 2014


GONE GIRL-L'amore bugiardo (Gone girl,USA 2014)
DI DAVID FINCHER
Con BEN AFFLECK,ROSAMUND PIKE,Carrie Coon,Kim Dickens.
THRILLER/DRAMMATICO
"Ti amavo.Ma ci siamo dominati a vicenda,facendoci molto male." "Si chiama matrimonio." Il singolare scambio di battute avviene tra i personaggi principali del nuovo film diretto da David Fincher,uscito con ottimo successo in Estate negli USA,e rimandato abbastanza inspiegabilmente a Natale da noi,ove ancora capita di risultare come l'ultimo Paese in cui viene distribuito un film dalle grosse potenzialità commerciali (la "svalutazione" in termini di incassi di "Prometheus" e "Guardiani della Galassia" ancora non ha insegnato nulla,evidentemente). Da un thriller firmato da Gillian Flynn,che ne firma pure la sceneggiatura,una pellicola che cambia registro più volte nel corso della storia,parte come un thriller,e diviene via via un apologo zannuto sulla fenomenologia del sensazionalismo all'americana al tempo dei social network,per poi tornare un giallo su due binari paralleli,e concludersi con un guizzo satirico e amaro.Piuttosto lungo,quasi due ore e mezza,che però,tranne un paio di rallentamenti a metà strada,scorrono assai bene,il film è,a prima lettura,o superficialmente,se si preferisce,piuttosto misogino e abbondantemente disincantato circa donne,matrimoni e famiglia:ma,dato che è scritto da una donna,bisogna andare oltre e leggervi un accanito e sardonico,a un tempo,dramma e parodia di una società che fa della morbosità curiosa e delle apparenze che devono delimitare la cornice del tutto,come appigli cui attaccarsi per mantenere l'equilibrio in un'epoca in cui disoccupazione e divari sociali sono tornati a farsi voce quotidiana.Lo spettatore più scafato sui thriller,pur apprezzando la capacità di Fincher di dare spazio alla costruzione del quadro totale e contemporaneamente alla definizione di ogni carattere di una certa importanza nel racconto,annuserà con successo tutti i colpi di scena della pellicola,che non sono pochi.Però,appunto,il film è da guardare,nonostante paia,a tratti,un dichiaratissimo omaggio a "Natural Born Killers" di Stone e "Basic instinct" di Verhoeven,di cui ricalca per certi versi una celebre scena,come un compendio a "The Wolf of Wall Street" per una lettura critica e agguerrita della società statunitense degli ultimi anni.Nel cast,Ben Affleck offre una prova valida nell'interpretare un ruolo a più strati,ora spaesato,a tratti reticente e a volte meschino,ma risalta ancor più l'ottima Rosamund Pike,che potrebbe ambire a premi molto importanti per un personaggio complesso,evocato nella prima parte,e più presente nella seconda.

MAZE RUNNER-Il labirinto
(Maze Runner,USA 2014)
DI WES BALL
Con DYLAN O'BRIEN, Kaya Scodelario,Ki Hong Lee,Thomas Brodie-Sangster.
FANTASCIENZA/AVVENTURA
Rinchiusi in uno spazio verde in cui l'orizzonte sono mura piuttosto alte da scavalcare,i ragazzi di "Maze runner" sono radunati in una tribù in cui c'è lotta per la supremazia,e nelle aperture tra le alte pareti erette tutte intorno,c'è da avventurarsi per capire dove si possa arrivare:se chi ci ha provato non è più tornato indietro,qualche motivo deve esserci....Da un romanzo di fantascienza distopica firmato da James Dashner,un film fantascientifico-avventuroso con protagonisti giovanissimi,di cui forse qualcuno sarà celebre in futuro (unico volto "noto" Thomas Brodie-Sangster,che più di dieci anni fa fu il simpatico figlio di Liam Neeson in "Love Actually"):chiaramente rivolto ai ragazzi,perchè un adulto abbastanza smaliziato può notare certe cose che non tornano,e infatti,nel finale,capirà di avere ragione,perchè un aspetto della prima giovinezza (per qualche maggiorenne fortemente immaturo è uguale,ma peggio per lui) è di non considerare le conseguenze delle cose,il film di per sè è un intrattenimento non particolarmente originale,ma nella sostanza abbastanza svelto nella narrazione. Certo,cominciano ad essere un pò troppi i titoli che raccontano di una gioventù ingannata dal mondo adulto,o preparata a dover badare a se stessa per andare oltre un mondo distrutto o incomprensibile:"Ender's game","Divergent","Hunger games","The Giver" e altri ancora,sembrano lanciare tutti un monito ai giovani sul diffidare dalle regole scritte e dai secondi fini di chi ha più anni addosso.Però è un segno dei tempi,forse anche perchè,se gli adulti hanno combinato un pastrocchio che difficilmente autorizza a sperare bene nel futuro,può darsi davvero che nuove generazioni trovino metodi migliori di condurre la società.E,ovviamente,molte cose rimangono da spiegare,perchè questo,se tutto va bene,è solo il primo capitolo di una nuova serie.

sabato 20 dicembre 2014

....A TUTTE LE AUTO DELLA POLIZIA (I,1975)
DI MARIO CAIANO
Con ANTONIO SABATO, Enrico Maria Salerno,Gabriele Ferzetti,Ettore Manni.
THRILLER
Benchè il titolo faccia pensare a un poliziottesco che racconta di rapine a mano armata,inseguimenti,e sparatorie in piena pubblica via,"...a tutte le auto della polizia" è invece un thriller che racconta dell'uccisione di una ragazza di "buona famiglia" ,ritrovata cadavere,dopo essere stata freddata con un colpo di pistola alla nuca,e gettata nelle acque di un fiume.Per due terzi,il film è un giallo abbastanza classico,a pedalata lenta,per tramutarsi nell'ultima parte in un prodotto che richiama da vicino le derivazioni,all'epoca molto di moda,degli imitatori di Dario Argento,con omicidi abbastanza violenti e un'accelerata ormai fuori luogo.Antonio Sabato,solitamente impegnato in titoli a base di mafia e delitti d'onore,è qui un investigatore che riesce a giungere alle giuste conclusioni solo dopo che la trama si è ingarbugliata notevolmente:poi c'è un commissario dall'aria pragmatica,interpretato da Enrico Maria Salerno,e un padre dai modi ambigui in cui dava il suo meglio Gabriele Ferzetti,e un pò di grazie esposte di alcune delle giovani interpreti in scena. Mario Caiano è quello che successivamente avrebbe diretto "La svastica nel ventre",e "Milano spara",e qui,naturalmente,non realizza granchè di meglio:si è visto di peggio,eccome,però è una pellicola perfettamente dimenticabile,appena appena diligente.

lunedì 15 dicembre 2014


IL RICCO,IL POVERO, E IL MAGGIORDOMO (I,2014)
DI ALDO,GIOVANNI E GIACOMO E MORGAN BERTACCA
Con ALDO,GIOVANNI E GIACOMO,Giuliana Lojodice.
COMMEDIA
Son tempi di crisi forte,e le sorti perfino di nazioni o colossi apparentemente incrollabili dell'industria risultano non così solide come si potrebbe sembrare,figuriamoci quelle di chi, con le spalle pur ben coperte,scommette incautamente nel giocare in borsa o tentare imprese balzane nel mondo dell'alta finanza.E' quel che capita al milionario Giacomo,che si ritrova improvvisamente sul lastrico,e conosce la trafila impietosa di quelli cui vengono voltate le spalle un pò da tutti,dopo una realtà di agi e buoni contatti precipitata rovinosamente:gli restano accanto solo il maggiordomo Giovanni,e il poveraccio Aldo,con i quali tenterà di organizzare una strampalata strategia per cercare la copertura finanziaria che gli necessita per tornare agli antichi livelli.Uscito e già realizzatore di buoni incassi,pur non straordinari,in una stagione che per ora,dal punto di vista del box-office,è abbastanza moscia (si pensi che il campione della classifica stagionale,al momento,è "Interstellar",che ha fatto più di dieci milioni qui da noi,ottimo risultato,ma non magnifico....),"Il povero,il ricco e il maggiordomo" è il primo film del trio Aldo,Giovanni e Giacomo vero e proprio dopo quattro anni,perchè "Ammutta Muddica" era in realtà più un esperimento,che un lungometraggio vero e proprio:e tutto sommato,questa commedia una sua logica ce l'ha,un abbozzo di inquadratura della situazione attuale,perchè il cinema tutto,ma la commedia più che mai,sa raccontare ai posteri la verità del momento in cui è uscita sugli schermi,esiste eccome. Solo che i tre comici,a tratti ancora capaci di ritrovare la verve dei loro lavori migliori,risultano forse troppo in avanti con gli anni per essere almeno credibili in questi personaggi:a ben guardare,se fossero stati sulla quarantina,era meglio. Senza scompisciarsi dal ridere,c'è comunque da ammettere che alcuni sorrisi vengono riscossi,pur confermando che il loro apice è stato toccato anni fa,e difficilmente torneranno al livello di divertimento e ispirazione di certe gags.

domenica 14 dicembre 2014


SABRINA (Sabrina,USA 1954)
DI BILLY WYLDER
Con AUDREY HEPBURN,HUMPHREY BOGART,William Holden,Walter Hampden.
COMMEDIA
E' una delle grandi commedie romantiche di Hollywood,e del cinema mondiale.Ne è stato fatto un remake,coinvolgendo nomi di tutto rispetto quali Sidney Pollack e Harrison Ford,ma benchè formalmente corretto,il film del 1995 non ha ripetuto nè il successo commerciale,nè l'apprezzamento critico tributato a questo classico della filmografia di Billy Wylder:più che altro quanto questo viene ricordato,la versione nuova è stata praticamente rimossa dalla memoria collettiva.Fiabesco,ma anche dotato di un velatissimo sarcasmo sui rapporti tra classi sociali,"Sabrina" vive anche,come tutti i lavori del cineasta di origine austriaca,di un gran fluire di dialoghi e battute,e di prove d'attore di gran classe.Qua si mise in gioco addirittura uno dei duri "storici" del cinema USA,come Humphrey Bogart,nei panni del più serio e abile nella conduzione degli affari degli eredi delle fortune della famiglia Larrabee:Audrey Hepburn,qui in uno dei ruoli per cui è diventata una delle regine del cinema,sa amalgamare la parte  in cui è una ragazza semplice e innamorata persa del fatuo fratello Larrabee che passa il tempo a fare conquiste e godersi il benessere,e quella in cui,cresciuta e divenuta una donna consapevole del proprio fascino,scoprirà di essere più interessata,contro le difficoltà della differenza d'età e l'apparente chiusura dell'uomo per anni conosciuto e visto con indifferenza,al maggiore dei due fratelli.Se William Holden compare meno degli altri due grandi nomi in cartellone,dà tuttavia un contributo notevole ad una commedia meno salace di altri titoli wylderiani,ma che risulta baciata dalla grazia di uno dei più grandi uomini di cinema che ci siano stati.

sabato 13 dicembre 2014


ALICE NEL PAESE DELLE MERAVIGLIE 
(Alice in Wonderland,USA 1951)
DI CLYDE GERONIMI,HAMILTON LUSKE,WILFRED JACKSON
ANIMAZIONE
FIABA
Fu uno dei primi classici letterari che Walt Disney produsse,mettendo nel fantasmagorico stile del suo studio,il romanzo di Lewis Carroll che si è prestato a miriadi di interpretazioni psicanalitiche,ma che deluse le aspettative della casa di produzione:non garantì incassi strepitosi,e,a ben vedere è uno dei film meno rieditati della Disney Productions.Eppure,ancora oggi,"Alice nel Paese delle Meraviglie" è uno dei più citati nelle illustrazioni:ma sembra avere più un valore iconico,che essere ricordato come uno dei classici da vedere e rivedere.E forse è per via della sua struttura,senza un filo logico vero e proprio,per la sua natura ammiccante,seppure si tratti di una pellicola uscita all'inizio degli anni Cinquanta,a cose come funghi lisergici,e altre "stranezze".Del resto,è una delle produzioni Disney meno adatte ad un pubblico infantile:bastino gli inquietanti Pinco Panco e Panco Pinco,e peggio ancora,la storiella,da un racconto nonsense carrolliano,del tricheco e del carpentiere.In questo segmento della pellicola,un tricheco descritto come un famelico orco,inganna delle tenere ostriche,e le porta lontane dalla tana per divorarle.In questa scena,non c'è alcuna traccia della tradizionale positività dei cartoon (spesso e volentieri parecchio relativa,vero),e se ci si pensa,è di raro orrore quello che accade,la sequenza come viene costruita e risolta,giacchè il tricheco è ritratto come un orco ,i piccoli molluschi sembrano bambini,e niente li salverà dalla famelica bramosia dell'ingannatore. Aggiungiamoci la foga da tagliatrice di teste dei poveri soldati-carta da parte della dispotica Regina Rossa,e il film assume la forma di un vero e proprio incubo:sì,la dimensione fantastica è insieme racconto e sfondo su cui la vicenda verte,e il classico di Carroll è davvero un'allegoria continua.Ma per quanto si possa apprezzare l'inventiva e la tecnica illustratoria disneyana,"Alice nel Paese delle Meraviglie" è fin troppo disturbante,contorto,per non essere apprezzato più per spezzoni,che nella sua interezza.

lunedì 8 dicembre 2014


THE COLONY (The colony,CAN 2013)
DI JEFF RENFROE
Con KEVIN ZEGERS,Laurence Fishburne,Bill Paxton,Charlotte Sullivan.
FANTASCIENZA
Futuro imprecisato,il pianeta è diventato una distesa di ghiaccio infinita:sopravvivono alcune colonie,appunto,di scampati alla gelata mondiale,con diverse difficoltà,ma riescono a comunicare con altre comunità di gente al riparo.E quando una delle altre colonie manda segnali inquietanti,tre uomini partono a cercare di capire cos'è successo. Non è stato distribuito in sala,ma tra gli inediti degli ultimi anni,"The Colony" è un titolo che ha fatto abbastanza parlare di sè,ed in molte riviste di cinema,o in Rete,sono state scritte buone recensioni su questo film di fantascienza.Per la verità,forse anche in maniera troppo generosa.La buona tensione elaborata nella prima parte,fino a quando il terzetto non giunge alla base per cui è partito,comincia a franare in troppi clichès e passaggi scontati,e lo spettatore un pò smaliziato può cominciare molto presto ad anticipare mosse e svolte di sceneggiatura,compreso il finale aperto.Jeff Renfroe dirige non male,soprattutto le scene sulla neve sono scandite con buona visione di cinema,ma non sa dire niente di nuovo quando il racconto incontra gli snodi,con un crescente senso di dejà-vu,che non fa bene al lungometraggio. I due interpreti principali,come Kevin Zegers e Charlotte Sullivan,non sono il massimo dell'espressività,meglio le "vecchie glorie" Laurence Fishburne e Bill Paxton,per quanto i loro personaggi siano costruiti con parti di caratteri già visti,dei prototipi del cinema d'azione e fantascienza:e il film si risolve in un patchwork de "La Cosa","Snowpiercer" (che gli è contemporaneo),"Zombi","Hostel" e tanti altri ancora,con un'escalation truculenta che pare abbastanza gratuita.


IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI ( The silence of the lambs,USA 1991)
DI JONATHAN DEMME
Con JODIE FOSTER,ANTHONY HOPKINS,Scott Glenn,Anthony Heald.
THRILLER
E'un film da vedere, numerose scene sono memorabili , anche se rivelando il volto dell'assassino a metà film smorza un pò il pathos che la pellicola dovrebbe creare: ma questo accade anche, a modo suo, nel romanzo. Molto brava davvero Jodie Foster nel ruolo di Clarice Starling,esprimendo la stridente sensibilità di un personaggio che le è valso il secondo Oscar della sua carriera, Jonathan Demme dimostra una volta di più il proprio talento, soprattutto nella sequenza a montaggio alternato in cui sembra che l'FBI sia giunto a casa del maniaco omicida, mentre invece si scopre da tutt'altra parte.O , ancora, nella palpabile tensione dei dialoghi tra Clarice e Hannibal Lecter. Oscar dunque meritato anche per la regia, e lodevole l'interpretazione di Anthony Hopkins : anche se non è il vero protagonista della storia, perchè "Il silenzio degli innocenti" pare dimenticarsi di lui nell'ultima parte del racconto, salvo serbargli la chiusura. L'attore gallese, nel calarsi in un personaggio molto complesso ma reso al massimo livello di recitazione, dà una personificazione del Male molto originale, con tratti molto quotidiani e dalla colta parlantina, in una raffigurazione di lucidissima follia che raramente il cinema ha saputo rappresentare così intensamente. Il rapporto che viene a crearsi tra il cannibale forbito e la giovane donna inquieta è la cosa migliore di un film qua e là troppo perseguitore dell'effetto shock e a volte sbrigativo nelle implicazioni psicologiche, ma crudo e toccante come un monologo recitato con voce incrinata.




SILENT HILL(Silent hill , USA 2006)
DI CRISTOPHE GANS
Con RADHA MITCHELL, Kim Coates, Deborah Kara Unger, Sean Bean.
HORROR
Il filone dei film tratti dai videogames continua a crescere,cominciò "SuperMario Bros." più di dieci anni fa, e recenti sono le realizzazioni di "Doom" e la serie "Resident Evil": appartenente agli horror ciberludici, la tetra saga di "Silent Hill" diviene film con la produzione del Roger Avary amico di Tarantino e affidata alla regia del francese Christophe Gans,quello de "Il patto dei lupi". La prima parte della pellicola procede un pò sgangherata, forse per rendersi immediatamente riconoscibile ai fans, con molto già visto, pur ammettendo la riuscita di un paio di scene piuttosto inquietanti: mano a mano che procede la narrazione, Gans fa prendere al film una direzione che lo migliora e gli fa acquistare personalità. In questo dramma onirico-orrorifico, ove i personaggi maschili sono di perfetto complemento, emerge una lotta di stampo matriarcale condotta a spron battuto e con protervia tutta femminile che fa impressione; in più, si ha la netta sensazione di una netta presa di posizione contro la filosofia neo-oscurantista dei più spietati e reazionari dei "teo-con". Nato come progetto per un doppio sfruttamento di un'idea già sfruttata per gioco, "Silent Hill"-film imbocca una strada che porta a esplosioni visionarie possenti, e sfiora l'anatema laico sulla forsennata sanguinarietà di chi invoca morte e distruzione utilizzando ipocritamente il nome di Dio, come qualcuno di molto importante,purtroppo, ha fatto negli ultimi anni.




COMMEDIASEXI (I 2006)
DI ALESSANDRO D'ALATRI
Con SERGIO RUBINI,PAOLO BONOLIS, Margherita Buy, Elena Santarelli.
COMMEDIA
In alternativa alla doppia offerta del "cinepanettone", giunge sugli schermi "Commediasexi", diretto da D'Alatri, che totalizzò buoni incassi con "Casomai", lanciando Fabio Volo come possibile talento d'attore, anche se il successivo "La febbre" è andato decisamente meno bene.Qui c'è la novità del conduttore tv Paolo Bonolis che recita , nei panni di un uomo politico dalla facciata moralizzatrice e felicemente sposato, dalla doppia vita in realtà, come amante della starlette televisiva Elena Santarelli. Dell'esordio sul grande schermo di "Mister 4.000.000 Euro"(tanto è valsa la firma per il contratto stipulante il ritorno di Bonolis su Mediaset) si è straparlato, probabilmente anche per pubblicizzare questo tentativo di risposta ai pigliatutto DeSica & Boldi;"Commediasexi" è comunque recitato meglio della media dei film brillanti "rivali", è infine gradevole e qualche sorriso lo ottiene. Se si vuole, nei dialoghi sa essere qua e là più sboccato di "Natale a New York", la satira politica è un pò qualunquista, però la commediola regge,è costruita decentemente,e ha la sua forza maggiore nel gioco d'attori dispiegato. Rubini- Buy sono ormai una coppia collaudatissima, i caratteristi Papaleo e Wertmuller funzionano,Stefania Rocca e Michele Placido,quest'ultimo ultimamente impegnato in ruoli un pò da laido, aiutano a comporre il quadro d'insieme:quanto ai due "televisivi" ,se la Santarelli è abbastanza credibile ,Bonolis rifà troppo smaccatamente il verso ad Alberto Sordi,sia in versione ruffiana che spiritata, e quindi è ingiudicabile come attore,tutt'al più apprezzabile nell'imitazione.


A CASA CON I SUOI(Failure to launch, USA 2006)
DI TOM DEY
ConMATTHEW MCCONAUGHEY,SARAH JESSICA PARKER,Kathy Bates,Bradley Cooper.
COMMEDIA
L'ultratrentenne che non vuole mollare una vita concepita perlopiù come ludica con gli amici, spensierata con le donne e rigorosamente aggrappata al vivere ancora con i genitori è un motivo ricorrente di tanto cinema rosa di questi anni; in questa commedia del Tom Dey ("Showtime",hai detto stecco...) , mamma e papi del fusto McConaughey prospettano di far scattare l'esodo del figliolone grazie all'innamoramento per una ragazza molto "trendy" prezzolata da par loro, per "liberarsi" della presenza del giovanotto. Al di là del fatto che un'idea molto simile era già alla base del francese "Tanguy", ciò che costerna di questa commediola scipita e spompa, è l'aria fasulla che la permea dall'inizio alla fine. McConaughey e la Parker sono talmente impostati per essere "cool"(io non parlo così abitualmente,abbiate pazienza) da risultare infine ridicoli, non c'è un momento in cui si dia credito loro: in più, occasioni per far ridere, o almeno sorridere, manco a parlarne, e il tormentone degli animaletti mordaci non rimanda a Neil Simon, ma nemmeno a un Montesano d'annata,per concludere constatando che il film è terribilmente uggioso,nonostante l'esiguità del minutaggio.


CABARET(Cabaret, USA 1972)
DI BOB FOSSE
Con LIZA MINNELLI,Michael York,Helmut Griem,Joel Grey.
DRAMMATICO/MUSICALE
Pioggia di Oscar nel '73, a contrastare la vittoria per il miglior film de "Il padrino", per questo melò intenso ambientato da Bob Fosse nella Berlino in cui cresceva come germoglio velenoso il nazismo: la vita di Sally Bowles, "star internazionale", in realtà stelletta di uno squallido cabaret della città tedesca, una donna di temperamento, non bella ma con un fascino molto personale, così impegnata a celare la propria disperata vacuità dietro una verve sempre abbagliante. Fosse coordina un triangolo tra lei, il professore inglese che non ammette la propria omosessualità e il ricco dandy berlinese che li affascina entrambi, e un pò li userà. Numeri musicali non moltissimi ma da antologia, indimenticabile la "merenda" in campagna che si tramuta in un inneggiare al nazionalsocialismo serpeggiante, spettro incombente di un terrore ancora impossibile da immaginare . Un film molto bello, molto denso, che si apre a varie chiavi di lettura pur mantenendo il proprio carattere di spettacolo per grandi platee.


MR. & MRS.SMITH (MR. & MRS.SMITH,USA 2005)
DI DOUG LIMAN
Con BRAD PITT,ANGELINA JOLIE,Vince Vaughn,Adam Brody.
AZIONE/COMMEDIA
Il film più chiacchierato e più annunciato dell'Estate 2005, che curiosamente arrivò nelle sale italiane cinque mesi dopo la sua uscita internazionale,come accadeva alle pellicole di maggior richiamo più di vent'anni fa,non ha riscosso da noi il successo sperato,piazzandosi bene nelle classifiche degli incassi ,ma senza fare sfracelli: concepito come una commedia d'azione modernissima, "Mr.& Mrs.Smith" pesca da altri titoli famosi l'idea che il matrimonio si tramuti in un conflitto dalle proporzioni devastanti, con la complicazione che i due coniugi sono agenti superspeciali ( più che altro paiono sicari,però), all'insaputa l'uno dell'altra. L'ideuzza che sceneggiatori e regista pretenderebbero come innovativa, è che il matrimonio, ormai piatto e senza verve, riprenda vita dopo la conoscenza delle cose complete e vari tentativi di farsi fuori a vicenda. Su un piano spettacolare il film di Liman,che aveva convinto molto di più con la prima avventura della spia amnesiaca Jason Bourne, ha qualche scena d'azione a buon ritmo, ma per essere una commedia fa troppo ricorso alla violenza per essere piacevole, e si abbarbica a troppe inverosimiglianze per farci bere la storiella narrata: oltre tutto, non si percepisce la minima presenza di autoironia, la coppia Pitt-Jolie , benchè di bellissimo aspetto, qui sa troppo di preconfezionato, e, quanto a simpatia, sarà bene rivolgersi altrove.



UNITED 93 (United 93, GB/USA/F 2006)
DI PAUL GREENGRASS
Con GARY COMMOCK,POLLY ADAMS, J.J.JOHNSON,CHEYENNE JACKSON.
DRAMMATICO
Produzione "in piccolo" sui fatti dell'11 Settembre 2001 che ha battuto sul tempo il più costoso "World Trade Center" di Oliver Stone, "United 93" è un film di taglio semidocumentaristico,ovviamente tutto di finzione, dell'inglese Paul Greengrass.Oltre alla cronaca dell'operazione del commando che dirottò lo specifico aereo del titolo, e alla ribellione dei passeggeri forse avvenuta davvero, e forse no, il film parte dando una visione generale di centri di controllo e aeroporti di quella mattina di cinque anni fa, e per scrupolosità di racconto, la prima mezz'ora di proiezione risulta addirittura noiosa, con tutto uno sciorinare di orari e coordinate, ma quando va in scena il dirottamento vero e proprio va dato atto al regista di "Bloody Sunday" di aver realizzato un lavoro angosciante. Quello che colpisce della pellicola coprodotta da USA,Gran Bretagna e Francia, è l'efficacia del resoconto di un fatto altamente drammatico, raccontato come una cronaca in diretta, lontano dal catastrofismo o dall'eccesso perfezionista nei dettagli di un thriller ben fatto, in cui non si conoscono nè le storie dei personaggi,nè i loro nomi, ma ci si attiene nello stare addosso all'azione."United 93" è un film che procede in crescendo, giungendo a un finale tesissimo e a chiusura improvvisa e netta. E, sì, è un film che vi manda a casa con un bel pò di ansia addosso.




C'ERAVAMO TANTO AMATI ( I,1974 )
DI ETTORE SCOLA
Con NINO MANFREDI,VITTORIO GASSMAN,STEFANIA SANDRELLI,STEFANO SATTA FLORES.
COMMEDIA
"Il ricordo di quei giorni/sempre uniti ci terrà..." Meno male che diceva così il canto partigiano che amavano intonare Antonio (Manfredi), Gianni ( Gassman ) e Nicola (Satta Flores) durante i gelidi inverni che li vedevano amici e uniti contro il nemico tedesco: la guerra finisce, la società cambia, e si torna a cercare di fare una vita normale. Ma gli anni passeranno, e su tutti lasciano i segni. Il film di Ettore Scola racconta trent'anni di vita italiana come l'hanno trascorsa tre ragazzi della Resistenza, ognuno scoprendo che per gli ideali non è vita facile. C'è chi si ostina nell'idealismo duro e puro, chi sacrifica tutto al benessere, e chi non si perde d'animo, e continua ad incazzarsi sperando nel sol dell'avvenire, però campa forse meglio degli altri. Una sceneggiatura bellissima, una ricostruzione d'epoche marcata e intelligente, attori straordinari a dar riflessi di realtà a personaggi che sanno di verità amare, una regia ispirata e felice nel saper condire con sarcasmo, un impasto di sapori forti come la nostalgia, il rimpianto, la speranza che fu, l'amore, e quel bizzarro, complesso, denso, fluido e incatalogabile sentimento che è l'amicizia, quella vera che dura anni, che non si perde mai, anche quando non si è più le stesse persone che s'incontrarono e simpatizzarono. Uno dei capolavori del cinema italiano del dopoguerra, commovente, divertente, e portatore di riflessioni profonde.


THE PRESTIGE ( The prestige, USA 2006)
DI CHRISTOPHER NOLAN
Con HUGH JACKMAN,CHRISTIAN BALE , Michael Caine, Scarlett Johansson.
THRILLER/DRAMMATICO
Sfida all'ultimo colpo di scena tra i due assi del palcoscenico Jackman e Bale, in una Londra di fine Ottocento riproposta magnificamente da scenografia e costumi : insolito film di Natale, "The prestige" conferma il talento registico di Christopher Nolan, e ne sottolinea il gusto per le storie non scontate. Tra i due uomini di spettacolo corre un rancore vecchio, che li spinge a menare colpi sempre più sleali l'uno verso l'altro, e viceversa ; i loro piani porteranno alla tragedia , e vi saranno coinvolte vittime inconsapevoli . Nolan, come i suoi protagonisti, sparge via via mistero e indizi sul pubblico, e realizza un'acuta metafora del cinema e della fascinazione che prova lo spettatore per il più elaborato gioco d'illusioni mai creato. Thriller complesso, dramma corposo, analisi della macchina-cinema a più strati, "The prestige" è una delle opere più belle di questa stagione. Intensi i due attori, che in un continuo ribaltamento delle parti giocano a ingannare chi guarda, seduto in poltrona, su chi sia, dei due illusionisti, quello umanamente peggiore, le due donne della storia, pur comparendo meno, sono chiavi di volta del racconto, e se David bowie concede un elegante cameo nel dar volto all'unico personaggio realmente esistito, il rivale di Edison , Tesla, Michael Caine fornisce una raffinata parte di supporto da candidatura all'Oscar come non protagonista.


CACCIATORE DI TESTE (Le copperet, B/F/ES 2005)
DI COSTA-GAVRAS
Con JOSE' GARCIA, Karin Viard, Ulrich Tukur, Olivier Gourmet .
DRAMMATICO/GROTTESCO
Un cineasta campione del cinema impegnato come Costa-Gavras può risultare anche anacronistico nel continuare a fare film oggi, un'epoca in cui a volte si eludono le problematiche di tutti i giorni, e in questo il cinema americano, con tutto il rispetto, ha la sua bella dose di responsabilità ; dopo qualche anno di pausa, con progetti non indovinati ( vedi "Amen"), l'autore franco-greco ha realizzato un lavoro in cui impera il sarcasmo, nel quale si immagina che un depresso ingegnere cartario di alto livello, dopo due anni e mezzo di avvilente disoccupazione, adotta un metodo di assoluta efficacia per trovarsi un posto, uccidendo tutti i potenziali rivali. Costruito benissimo nella prima parte, "Cacciatore di teste" conosce qualche affaticamento nella seconda metà, ironicamente ponendo il protagonista a rischio permanente di essere scoperto. Chiudendosi su un finale ambiguo, il film denuncia lo stato di avviluppante cinismo di una società che rende ambiziosi quanto feroci."Il crimine è l'unica industria sempre in via di sviluppo" dice un commissario di polizia all'assassino protagonista,e Costa-gavras sembra aver trovato in questa laconica affermazione la radice del suo assunto. La bellissima inquadratura finale lascia di che riflettere, mettendo l'ingegnere-killer di fronte a una bella signora che ha i suoi medesimi intenti.
















IL VERDETTO
(The verdict,USA 1982)
DI SIDNEY LUMET
Con PAUL NEWMAN, Charlotte Rampling, James Mason, Jack Warden.
DRAMMATICO
"Non esistono altre cause. C'è questa causa!" La vicenda di Frank Galvin, avvocato alcoolizzato sulla china del fallimento professionale ed esistenziale ha un'impennata quando nell'uomo si riaccende la scintilla dell'idealismo antico che gli fece scegliere quella professione. Quasi senza musiche, ben sviluppando una sceneggiatura splendida di David Mamet, desunta dal romanzo di Barry Reed, Sidney Lumet realizza qui uno dei suoi film più belli e sentiti, una lezione morale asciutta ma anche commovente, sul tema dell' Ingiustizia, ma anche sulla coscienza di se stessi. Paul Newman è magistrale, con un impressionante ritratto di un uomo che ritrova la propria dignità appassionandosi a un caso che lo salva dall'abiezione, un insieme da applauso di amarezza, rabbia, incertezza e ostinazione: discutibile la scelta di non dargli l'Oscar, per il quale fu candidato anche per questa prova. Ottimi anche gli attori di contorno : la fedifraga ma lacerata dai sensi di colpa Charlotte Rampling, il burbero Jack Warden, il maligno James Mason. Da non perdere l'arringa finale di Galvin-Newman : un monologo toccante sul bisogno di Giustizia da mandare a memoria.

sabato 6 dicembre 2014


LA CLASSE DIRIGENTE (The ruling class,GB 1972)
DI PETER MEDAK
Con PETER O'TOOLE,Alastair Sim,Arthur Lowe,Harry Andrews.
GROTTESCO
Negli anni è cresciuto,divenendo un cult di nicchia,ma che addirittura in una storia di "Dylan Dog" venne citato,per quanto riguarda il finale a tinte horror.Oggetto assai particolare,"La classe dirigente" è figlio dell'epoca in cui venne realizzato,e questo rischia di marchiarlo come datato:attraversato da ondate di sarcasmo puro,il film di Peter Medak è ridondante,eccessivo,unghiuto,verso caste,aristocrazia,l'altezzosità britannica più tronfia.Un'opera che include aperture al musical,si apre come una commedia satirica,e si conclude come un inquietante film dell'orrore:la follia galoppante nell'erede alle fluenti proprietà,membro della camera dei Lord (che lui vede come un'associazione di scheletri e spettri),che passa da quella,innocua,in cui egli ritiene di essere l'incarnazione di Dio,a quella,dopo una cura compiuta con inganno ed elettroshock,dietro alla quale il protagonista si sente,invece,Jack lo Squartatore redivivo,è il cuore del racconto.Diretto con estro registico,ma con scarso limite,da Peter Medak,che,ad esempio,estende su una durata elefantiaca un film che con una quarantina di minuti di meno (è lungo quasi due ore e quaranta) poteva seriamente aspirare all'essere un lungometraggio prezioso,"La classe dirigente" è comunque uno spettacolo intenso,ricco di colpi di genio,ma che rischia più di una volta di stuccare lo spettatore,pur compreso dalle numerose idee che si affollano sullo schermo.Peter O'Toole dà una prova straordinaria,sopra le righe al cubo,ma da attore di genio,che transita da una spiritualità positiva ad un furore represso con abilità e stando al gioco di sceneggiatura e regia. Non semplicissimo da digerire nella sua completezza,ma preso per segmenti e spunti,una pellicola interessante e puntuta,un film feroce,folle,squinternato e per molti tratti geniale,quanto eccessivo,strabordante,fuori controllo.

venerdì 5 dicembre 2014


MARIGOLD HOTEL (The Best Exotic Marigold Hotel,GB/USA 2011)
DI JOHN MADDEN
Con JUDY DENCH,TOM WILKINSON,Bill Nighy,Dev Patel.
COMMEDIA
Di John Madden,che ha pur sempre diretto un film vincitore di diversi Oscar,come "Shakespeare in love" (abbastanza sopravvalutato,a dire il vero), si è spesso detto abbastanza male,che è un regista molto vecchio stampo,nell'accezione negativa della definizione,e che gira i suoi lungometraggi in maniera troppo patinata e imbellettata.Non è tutto eccessivo,in tali considerazioni.Però,"Marigold Hotel",una commedia che narra dell'esperienza di un gruppo di persone entrate nella terza età,che,attratte da un luogo di riposo nell'India più viva,compiono il viaggio per scoprire che,rispetto alle brochures e al sito Internet,l'hotel è in condizioni assai peggiori,non è un film spiacevole,anzi.Certo,soprattutto verso il finale,le varie storie di ogni personaggio vanno in diversi casi a finire come ampiamente ce lo aspettiamo,e qualcuno dei caratteri in scena viene sacrificato,in una distribuzione dell'attenzione dello spettatore,non sempre ben gestita.Però,va detto anche che in un film soprattutto d'attori,come questo,i capaci interpreti possono dire la loro,e farlo bene:ad esempio,si fanno apprezzare in sottrazione sia Judy Dench,che Bill Nighy e Maggie Smith,ed è molto bravo Tom Wilkinson a tratteggiare quello che è il personaggio tutto sommato meglio riuscito.Diretto in maniera diligente,ma decorosa,questo lungometraggio è piaciuto,nonostante sia una tacita legge del cinema commerciale,che le persone non più giovani siano potenzialmente meno interessanti,tanto da far sì che sia in produzione un secondo capitolo,che vede nuovi personaggi entrare in scena.Gradevole,un pò laccato,ma simpatico.