mercoledì 31 agosto 2016

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MONEY MONSTER-L'altra faccia del denaro 
( Money Monster, USA 2016)
DI JODIE FOSTER
Con GEORGE CLOONEY, JULIA ROBERTS, JACK O'CONNELL,Caitriona Balfe.
DRAMMATICO
"Sono loro che vengono da me" si giustificava Nicolas Cage ne "Il genio della truffa", ma sostanzialmente diceva una cosa non del tutto sbagliata: i grandi truffatori turlupinano e raggirano sì, chi crede alle loro invenzioni, ma molto del loro operato poggia sulla latente avidità delle vittime. In "Money Monster", quarta regia per il cinema di Jodie Foster, la star tv Lee Gates ( George Clooney), che apre il suo show in cui consiglia di comprare azioni o investire in potenziali miniere d'oro ballando in mezzo a due squinzie, rischia di farsi uccidere in diretta da un giovane che ha seguito le sue indicazioni, e ne è uscito rovinato: scatta così una disperata rete di trattative tra i due uomini, la regista e produttrice dello spettacolo Patty Fenn ( Julia Roberts), che cercherà di fare l'impossibile perchè la tragedia non avvenga, sotto gli occhi di milioni di persone. Punta il dito contro la spietatezza di un capitalismo che, come sappiamo, ha messo in condizione l'alta finanza di compiere veri e propri atti criminosi ai danni del cittadino comune, sotto forma di un dramma che, in alcuni passaggi, si tramuta in un thriller: per due terzi ambientato nello studio tv in cui viene realizzato lo show, il lungometraggio mette, è vero, fin troppa carne al fuoco, ma va dato atto alle star coinvolte di aver messo su un atto di accusa forte, comunque, oltre le saccenti baggianate di troppi politicanti con le mani in pasta e gente che maneggia cifre strabilianti senza farsi uno scrupolo che sia uno. Oltre tutto, il film della Foster ha una chiusa equilibrata, che non poteva diventare un semplice happy end, dando troppe risposte o puntando su un finale retorico, come fece anni fa "Mad City" con Dustin Hoffman e John Travolta. Molto bravi sia Clooney, che via via che il dramma aumenta, fa acquisire un aumento di coscienza al proprio personaggio, che Julia Roberts, la quale esprime ogni momento di tensione da testimone e potenziale vittima, ed è interessante il giovane Jack O'Connell nel ruolo del sequestratore. 
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SUICIDE SQUAD( Suicide Squad, USA 2016)
DI DAVID AYER
Con WILL SMITH, MARGOT ROBBIE, Joel Kinnaman, Viola Davis.
AZIONE/FANTASTICO
Il "conflitto" Marvel/DC comincia a fare sul serio, anche perchè dinanzi allo strapotere della casa di Thor & Co. finora la compagnia che annovera Superman e Batman tra le teste di serie, si è mossa relativamente. Però le serie tv di "Arrow" e "Flash" hanno fatto produrre, ora, anche "Supergirl", si preannuncia la versione opposta degli "Avengers" riunendo i due eroi sopra nominati ad Aquaman, Flash, Wonder Woman e Lanterna Verde ( a proposito, per ognuno di questi supereroi, aspettatevi entro due o tre anni il film in proprio...), e lo scontro tra l'Uomo Pipistrello e l'ultimo figlio di Krypton, poi divenuto un'alleanza, l'abbiamo visto la scorsa Primavera. Questa volta, l'intuizione porta un punto di vantaggio alla DC: infatti, benchè dall'altra parte sia in fase di progettazione "The Sinister Six", che vedrà assemblarsi sei nemici storici dell'Uomo Ragno, qua si sono portati avanti raccontando una squadra di folli criminali messi insieme da una dirigente dei servizi segreti, atta a compiere missioni apparentemente impossibili. Anche perchè, in caso di falcidia o annientamento dei componenti del team, pazienza: in fondo sono feccia, che sarebbero finiti male comunque. Trasportando in chiave metropolitana il concetto alla base di "Quella sporca dozzina", David Ayer si è scritto e diretto questo blockbuster che sta rischiando seriamente di battere gli incassi del colosso che vedeva sul cartellone i campionissimi della scuderia: il regista aveva girato un film di guerra valido l'anno scorso con "Fury", qua ci mette un terzo di film a presentare la squadra di canaglie, e poi imprime non molto respiro all'azione vera e propria, tutta svolta di notte, contro un nemico mistico. Ora, senza voler fare troppo i pignoli, ci sarebbe da capire come possano un cecchino infallibile, una psicotica che maneggia la mazza da baseball come fosse un bastone da cheerleader, un tizio dalle caratteristiche di un coccodrillo, e un lanciafiamme umano ad affrontare una strega dai poteri apparentemente schiaccianti, e come, tanto per fare un esempio, chi inquadra la portaerei che viene fulminata in mare, per mostrarla alla sala comandi: ma siamo di fronte a un giocattolone che tuttavia diverte, quindi guai a porsi fin troppi quesiti. Magari il difetto di base è un altro: e cioè, in un quadro simile, perchè non pestare a fondo il pedale dell'ironia e non fare un lavoro analogo ai "Guardiani della Galassia"? A un certo punto, Ayer sembra prendere tutto fin troppo sul serio, e non si fa un favore. Del cast, meglio figurano i bamboleggiamenti tra il sensuale e lo sciroccato di Margot Robbie e i dubbi di Will Smith, del Joker di Jared Leto, forse fin troppo funereo. 

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I CROODS ( The Croods, USA 2013)
DI KIRK DE MICCO E CHRIS SANDERS 
ANIMAZIONE
Tirare la carretta e far andare bene il mènage familiare non è uno scherzo, e pure una famiglia preistorica ne è al corrente: dalla Dreamworks, un successo animato che vede appunto l'avventura di un nucleo familiare composto da madre, padre, due figli e una nonna e la loro avventura per la sopravvivenza. La forza del cartoon diretto da De Micco e Sanders, è l'aver messo una figlia adolescente in netto contrasto con le ansie e la velata ma bonaria ottusità del babbo, la svolta che imprime la conoscenza con un ragazzo che se la sa cavare da solo, e fa scoprire ai Croods la meraviglia del fuoco. Semmai, quello che un pò diluisce l'entusiasmo per questo film, divertente comunque, è il tema già affrontato da "L'era glaciale" in più o meno tutti i suoi episodi, della famiglia come base dell'esistenza e delle annessioni anche di "nuovi" per ampliarsi e rafforzare la comunità. Messaggio condivisibile, anche, se si vuole, ma non inedito: da un punto di vista grafico, i tratti dei personaggi della casa fondata da Spielberg, Geffen e Katzenberg, si sa, sono meno "morbidi" di quelli creati da Pixar e Disney, però è uno stile piuttosto riconoscibile e ben curato lo stesso. Se avete curiosità su come procederà la vita della preistofamiglia, non c'è che da aspettare il 2018: anche perchè i quasi seicento milioni di dollari incassati da questo film, qualcosa dovranno produrre....

sabato 27 agosto 2016

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BUONA GIORNATA ( I, 2012)
DI CARLO VANZINA
Con CHRISTIAN DE SICA, DIEGO ABATANTUONO, VINCENZO SALEMME, LINO BANFI.
COMMEDIA
Il principe decaduto Christian De Sica affitta la lussuosa magione avita al cinema per andare avanti, il notaio Vincenzo Salemme tresca per un appuntamento con una escort, ma viene beccato dalla consorte e rischia grosso, il senatore Lino Banfi è lì lì per venir arrestato, e necessita disperatamente voti a favore per bloccare il provvedimento, il rappresentante di domotica Diego Abatantuono, messo ai margini dalla famiglia e inguaiato col lavoro, cerca in tutti i modi di piazzare servizi a persone che non capiscono di cosa parli, il tifoso della Fiorentina Paolo Conticini va in trasferta a Verona con la fidanzata Chiara Francini, e per scaramanzia lascia che la ragazza ceda a un architetto locale, la manager Teresa Mannino, maniaca di puntualità ed efficienza, perde documenti, cellulare, tablet, sul treno e incappa in una serie imbarazzante di intoppi che la faranno scambiare per una profuga, l'affarista Maurizio Mattioli deve ricevere una visita-lampo dalla Guardia di Finanza e fa il diavolo a quattro per sbarazzarsi di tutto ciò che non ha denunciato, ma ci penserà la progenie a giocargli uno scherzetto notevole.... Come spesso abbiamo visto, una commedia a episodi con tanti caratteri sparsi per l'Italia che raccontano di maneggi, ipocrisie, vizi e furberie varie con molti volti noti e un comune denominatore, più o meno, che qui è il voler vivere una facciata magari di lusso e sotto sotto rivelarsi ben peggiori. Vanzina confeziona un filmetto meglio di diversi brutti suoi lavori, e peggio di poche altre sue opere, con divertimento molto flebile: insulsi gli episodi di Salemme, Conticini & Francini, banale quello di Banfi, sprecati quelli di Abatantuono e della Mannino, che avrebbero potuto essere più interessanti se giocati meglio. Forse il meno peggiore è quello di Mattioli, ma di pochissimo....
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A BIGGER SPLASH ( I/F, 2015)
DI LUCA GUADAGNINO
Con TILDA SWINTON, RALPH FIENNES, MATTHIAS SCHONAERTS, DAKOTA JOHNSON.
DRAMMATICO
Ambientazione italiana, Pantelleria d'Estate, cast assai internazionale, Tilda Swinton, Ralph Fiennes, Matthias Schonaerts, Dakota Johnson, sceneggiatura che in pratica rifà "La piscina", cult erotico/thriller del 1968 di Jacques Deray, in cui gli amanti spinosi Alain Delon e Romy Schneider si desiderano e feriscono, con lui che compie un delitto tra i più verosimili e goffi visti al cinema, e regia di casa nostra, visto che firma Luca Guadagnino, nome già apprezzato da molti cinefili, ma che con questo film ha fatto il salto grosso, dato che gli ha aperto le porte per girare il remake USA di "Suspiria". La rockstar matura Swinton ha avuto un'operazione alle corde vocali importante, e nella propria abitazione sicula, con cui vive con il più giovane Schonaerts, riceve la visita dell'ex Fiennes, che si è portato dietro la figlia Johnson, che fino a due anni prima non conosceva: tra l'altro, proprio l'ex compagno ha presentato il nuovo alla protagonista, e all'aria festosa di inizio incontro si sostituiscono via via sempre meno chiari rapporti e atteggiamenti di tutti, fino a qualcosa che cambierà tutto. Come ne "La piscina", nella seconda parte c'è una certa flessione di ritmo, e il finale, forse, non è gestito al meglio, però c'è da dire che "A bigger splash" vive di intuizioni registiche, Guadagnino gira e realizza immagini a un passo dal narcisismo, ma che colpiscono l'occhio e dimostrano che l'autore sa affascinare lo spettatore: il quartetto di protagonisti ( cui si aggiunge un inedito Corrado Guzzanti in versione siciliana, poliziotto da parodia) giostra con intensità il gioco di amore, gelosia, tradimento e confidenza che si delinea fin dalle prime scene, e fa capire che la troppa fisicità che c'è in rapporti già sui generis, porta a derive pericolose. Dramma a tinte gialle, o thriller dalla forte connotazione drammatica, può lasciare anche interdetti in certi passaggi, ma è un'opera che sa accattivarsi l'interesse dello spettatore, e certifica forte e chiaro un regista di  sguardo denso e respiro ampio.

mercoledì 24 agosto 2016


IL TANGO DELLA GELOSIA ( I, 1981)
DI STENO
Con MONICA VITTI, Diego Abatantuono, Philippe Leroy, Jenny Tamburi.
COMMEDIA
La bella Lucia, signora borghese in piena crisi di mezza età, non si capacita di come il facoltoso marito la degni di poco interesse, non ci sia mai un'ombra di gelosia e tantomeno di passione tra loro, nonostante le vengano inviati fiori copiosamente (che si manda da sola), e lei stia al telefono abbondantemente a flirtare ( con nessuno): capita che il marito contatti un'agenzia di sorveglianza privata, e arrivi nella loro villa il poco capace Diego, che ha il mito di Rodolfo Valentino e alle grazie della bionda alto borghese non è indifferente... Dodicesimo incasso stagionale nell'81/82, "Il tango della gelosia", sull'onda del celebre classico della canzone italiana ( qui reinterpretato da Monica Vitti insieme ai Camaleonti...) imbastisce una pochade, soprattutto nella seconda parte, molto vista, con scambi di ruolo e fraintendimenti, per lo più forzati, soprattutto per quanto riguarda l'evoluzione del personaggio del coniuge apparentemente freddino, impersonato da Philippe Leroy, che comunque ci mette il piglio e la classe giusti. Steno, alla maniera sua, gira senza sbavature, il problema è la sceneggiatura che non ha verve, e poi la pur bravissima Monica, a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta, la relegarono in personaggi ultranevrotici sempre sopra le righe, che non le rendevano certo un gran servizio. Fu anche il film del lancio definitivo del "terrunciello" Diego Abatantuono, che oggettivamente, strappa i pochi sorrisi causati dal filmetto, come quando dice "So' spacciat'! Lascio tutti i miei averi all'Associazione Contro Tutti i Meridiunali di'Mmondo!".

domenica 21 agosto 2016


SOLITARY MAN ( Solitary Man, USA 2009)
DI BRIAN KOPPELMAN e DAVID LEVIEN 
Con MICHAEL DOUGLAS, Imogen Poots, Jesse Eisenberg, Danny De Vito.
COMMEDIA/DRAMMATICO
Ben Kalmen è un rivenditore di auto che ha avuto una sua celebrità, è giunto alla sessantina a caccia di gonnelle e sfoggiando la sua pratica arroganza come modo di rapportarsi al prossimo: quando lo vediamo per la prima volta, il suo medico gli ha consigliato vivamente di preoccuparsi dello stato del suo cuore, ma il protagonista ha svicolato, e sei anni dopo deve ancora fare gli esami necessari a valutare cosa sia possibile fare per evitargli seri problemi di salute. Neanche uscito al cinema da noi, uscito in video e ceduto ai canali tv, "Solitary man" è una dramedy imperniata su un personaggio di cui è conclamata la fatuità, e non perde occasione per cercare di vivere situazioni con il proprio opportunismo e cercando di fottere le persone che lo circondano, andando, per esempio, a letto con la figlia diciottenne della sua attuale compagna. Michael Douglas interpreta con aderenza, da interprete capace, un carattere che sta in bilico tra una ribalda piacioneria e la viscida sostanza del suo essere infido, aggiungendo una nota acida che sottolinea la "rottura" capitata ad un uomo che era partito pieno di buone intenzioni ed approdato ad un cinismo rassegnato: attorno ha un buon cast, con Susan Sarandon e Danny De Vito guest star in ruoli importanti, e un giovane Jesse Eisenberg nel rappresentare una sorta di "nemesi" antitetica al protagonista. Il film non è trascendentale, ma di discreto livello: e va a suo favore il finale "aperto" che evita la svolta moralista e lascia tutto da dire su quel che farà un personaggio inaffidabile e bravissimo a sciupare i rapporti in nome del suo scafato approfittarsi della vita.

sabato 20 agosto 2016


TOTO' CERCA PACE ( I, 1954)
DI MARIO MATTOLI
Con TOTO', AVE NINCHI, Isa Barzizza, Giovanni Nannini.
COMMEDIA
Vedovi che si incontrano spesso in visita al cimitero, Gennaro e Gemma simpatizzano, e poi decidono di sposarsi, nonostante l'età non più giovanissima: essendo tutti e due benestanti, ciò causa il disappunto di nipoti di tutti e due, che puntavano a ereditare, senza grandi problemi, gli averi di famiglia, e imbastiscono chiacchiere sconvenienti e sospetti ingiustificati in ognuno dei due. Ambientato a Firenze, con escursione a Napoli nel viaggio di nozze dei due sposi, "Totò cerca pace" è uno dei film forse meglio scritti, dei tanti interpretati dal grande comico: non è tutto gravante sulle pur abili spalle di Totò, c'è una storia anche amara, su due persone che cercano di ritrovare un pò di felicità e pace, e l'avidità ottusa e maligna che grava intorno ai loro averi viene combattuta, infine, con la sincerità e l'affidamento reciproco che dovrebbe essere il sale di ogni unione sentimentale. La sintonia con Ave Ninchi, a differenza che in "Totò e le donne" è molto buona, e infatti nelle sequenze che vede i due insieme è il meglio di questa commedia diretta con scioltezza da Mario Mattoli: tuttavia, da apprezzare sono anche le prove di Isa Barzizza, e di Giovanni Nannini, i nipoti interessati a mandare in malora il nuovo matrimonio. Da ricordare, in un'antologia di Totò, la bella scena della serenata al ristorante, con una canzone allegra che però infligge al suo personaggio un imbarazzo e un dispiacere benissimo resi.

TUTTI VOGLIONO QUALCOSA ( Everybody wants some!!!, USA 2016)
DI RICHARD LINKLATER
Con BLAKE JENNER, Ryan Guzman, Tyler Hoechlin, Zoey Deutch.
COMMEDIA
Estate 1980: Jake è un ragazzo che va al college, e farà parte della squadra di baseball del campus. Si stabilisce quindi nell'abitazione con i compagni di squadra e, tra rivalità, sfide, goliardia e caccia alle ragazze, vive quella che forse sarà la stagione che ricorderà di più con affetto. Richard Linklater, dopo "Boyhood", con cui sfiorò l'Oscar, ha girato una commedia giovanilista, con ambientazione in un periodo che ha vissuto alla stessa età dei protagonisti di questo film: se può venire in mente "Animal House" per il tipo di commedia situata tra botte d'ormoni, scherzi e momenti di assoluta spensieratezza, il film di John Landis, cult anni Settanta, fu molto più sboccato e "oltre". Al regista di "Prima dell'alba" interessa maggiormente raccontare quella fase della vita in cui tutto è sospeso tra due età ben definite, e molto può ancora succedere, e già tanto sembra il vissuto: il sesso vissuto come gioco, l'attenzione a quel che dicono coetanei che sembrano saperla più lunga, le passioni e il formarsi delle personalità, e molto altro scivolano via in un film godibilissimo, con una ricostruzione del periodo ottima (grande cura nella colonna sonora, ma dal regista di "School of rock" c'era da aspettarselo) e una buona elaborazione dei personaggi. Forse c'è qualche leggera perdita di ritmo nella seconda parte, ma Linklater ha garbo, stile narrativo e come pochi altri registi, sa raccontare la giovinezza, con la forza mai vana del sogno e dei progetti, e la realtà che la erode. Del cast, piuttosto interessante, è probabile che sentiremo parlare di alcuni nomi, in futuro: azzarderei Glen Powell, Ryan Guzman e Zoey Deutch, per il momento. 

martedì 16 agosto 2016


THE LEGEND OF TARZAN ( The legend of Tarzan, USA 2016)
DI DAVID YATES
Con ALEXANDER SKARSGARD, Margot Robbie, Samuel L. Jackson, Christoph Waltz.
AVVENTURA
Uno dei primi grandi eroi del cinema, Tarzan delle Scimmie ha avuto molti volti e corpi, e più o meno ogni decade abbiamo avuto una rilettura del bambino cresciuto dai primati e divenuto colui che comunica con gli animali, contro i soprusi e le crudeltà degli uomini venuti a distruggere quella parte d'Africa. Il regista degli ultimi capitoli della saga di "Harry Potter", David Yates, si è fatto affidare la versione 2016 per riaprire, forse, una nuova serie che vede di nuovo saltare con le liane e aggirarsi nella jungla il personaggio di Edgar Rice Burroughs. "The legend of Tarzan" è allestito viaggiando tra l'Oggi di fine Ottocento e lo Ieri della storia del Re delle Scimmie, contemplandono all'inizio già tornato John Clayton, signore di Greystoke, e sposato con Jane Porter, chiamato a cercare di fermare un'invasione belga dai servizi segreti inglesi. Difficile realizzare qualcosa di nuovo con una storia vista molte volte, come quelle di Dracula e Frankenstein, ed è inevitabile la sensazione di dejà vu che si può provare assistendo a questo comunque onesto film d'avventura: Yates, dalla sua, adopera un buon ritmo e prova a tratteggiare delle vulnerabilità a questo Tarzan che rimane a torso nudo, ma invece di rimanere col solo perizoma di stoffa o di pelle, ha i pantaloni aderenti che gli consentono gran movimento. Del cast, Alexander Skarsgaard ( forse dai tratti un pò troppo raffinati per il personaggio) è un Tarzan ovviamente simpatico per l'apertura mentale e l'umiltà dell'eroe rispetto alla Natura, Margot Robbie è una Jane combattiva e speranzosa, Samuel L.Jackson sembra presente più per onorare un contratto che per convinzione, mentre Christoph Waltz è più in parte nell'impersonare un malvagio che uccide munito di un rosario.

domenica 7 agosto 2016


SHADE- Carta vincente ( Shade, USA 2003)
DI DAMIAN NIEMAN
Con STUART TOWNSEND, THANDIE NEWTON, Sylvester Stallone, Gabriel Byrne.
THRILLER
Quando c'è di mezzo il poker al cinema, spesso si gioca sulla tensione e sui volti meno disposti a dipingersi espressioni rivelatrici: questo film, che da noi è uscito solo in video o sui canali televisivi, fin dall'inizio tende a confondere le acque, tanto da farci credere per quasi metà della sua durata che il protagonista sia Jamie Foxx, il quale uscirà di scena appunto prima che il minutaggio tocchi l'ora. C'è in palio una grossa somma, tre truffatori professionisti, due uomini ed una donna, sono in combutta per "spolverare" un mito del tavolo da gioco, il "Decano" Dean Stevens: ma già all'interno del terzetto vigono diffidenza, tradimento e bugie, e quando si vanno a toccare gli interessi di personaggi con i quali sarebbe meglio non aver niente a che fare, i pericoli aumentano esponenzialmente. Il cast è formato da quelli che nell'anno di produzione di "Shade" potevano venir definiti "bolliti": a parte il piuttosto incolore Stuart Townsend e la fascinosa Thandie Newton, i nomi più importanti sono quelli di un Sylvester Stallone in una fase-no della carriera, qui molto smagrito ma convincente come giocatore di lungo corso, Gabriel Byrne, Melanie Griffith, Bo Hopkins e Patrick Bachau, tutta gente che un tempo significavano qualcosa su un cartellone e qui sono in pratica delle "vecchie glorie". Il film si fa seguire, anche se prevedibilmente, come capita in questo genere di lungometraggi, si fa strada un sistema di scatole cinesi, per il quale niente è come sembra, e le alleanze celano delle inimicizie, e le rivalità sono spesso pura scena per arrivare a portar via il malloppo grosso. 

GHOSTBUSTERS ( Ghostbusters, USA 2016)
DI PAUL FEIG
Con MELISSA MCCARTHY, KRISTEN WIIG, Kate McKinnon, Leslie Jones.
FANTASTICO/COMMEDIA
Trentadue anni fa l'Estate americana fu sconquassata dal boom di "Ghostbusters", e benchè qua in Italia non sia nata un'analoga mania, dovemmo attendere fino al Febbraio seguente per poter assistere alle avventure fantastiche del quartetto di cialtroni che si trasformano in eroi fermando un'invasione di spiriti decisi a infestare New York e forse il mondo tutto.  Da anni si parlava di un terzo capitolo rimandato tante volte, progettato in varie maniere, dopo il poco soddisfacente numero 2 del 1989, finchè non si è pensato di girare un vero e proprio reboot, ma al femminile: quindi questa volta son di scena le Acchiappafantasmi, su uno spunto richiamante l'originale, ma in più punti diverso. Paul Feig, specialista in commedie pseudodemenziali in rosa, richiama la fedelissima Melissa McCarthy, le mette accanto tre attrici provenienti dal "Saturday Night Live" e sceglie per loro un segretario paradossalmente inutile e tocco, interpretato con vivace ironia dal bello Chris Hemsworth ( è la trovata migliore del film). Avversato in Rete da molti aficionados dell'originale, non sta andando male al box-office, ma non ripete l'exploit dell'84: il fatto è che, seppure sia possibile che ne vedremo dei sequel, questo nuovo "Ghostbusters" non funziona. Al di là dei cameo de luxe degli originali protagonisti, e la partecipazione nel ruolo del sindaco ambiguo di Andy Garcia, le battute che fecero la fortuna della pellicola con Bill Murray, Sigourney Weaver ( "Cani e gatti che vivono insieme!", "Venimmo vedemmo e.... ", "Vuoi tu questo corpo?" "E' una domanda-trabocchetto?"?") latitano proprio, e impera un sessismo al femminile abbastanza bislacco e volgarotto, in quanto non c'è un personaggio maschile affidabile, intelligente o per bene. E quanto agli effetti speciali, se quelli del primo film furono in un certo qual modo memorabili, qua niente che rimanga particolarmente impresso. Senza acredine, ma un'occasione blandamente persa. 

IL MANTENUTO ( I, 1961)
DI UGO TOGNAZZI
Con UGO TOGNAZZI, Ilaria Occhini, Marisa Merlini, Mario Carotenuto.
COMMEDIA
Ugo Tognazzi fu tra i primi divi del nostro cinema a prender posto anche dietro la macchina da presa. Non ha girato molte pellicole, per certi versi è stato il più "introverso" rispetto agli altri "colonnelli" della commedia all'italiana Gassman, Sordi, Manfredi ( a titolo personale, probabilmente il migliore da regista, con pochi ma intensi film all'attivo). Esordì con questo film brillante in cui lo si vede impiegatuccio innamorato della collega sbagliata, che vorrebbe fare il salto di qualità e al contempo prende a frequentare una ragazza che gli riserverà una poco piacevole sorpresa, anche se noi spettatori sappiamo da subito come stanno le cose: gli toccherà accompagnarsi ad una piacente vedova che è il classico "buon partito", ma gli resterà un ultimo sussulto d'orgoglio che sfocia in una stizza devastante. Il film, che si apre con un cameo del sodale Raimondo Vianello, non è peggio di tante commediole non memorabili del periodo a cavallo tra i Cinquanta ed i Sessanta: Tognazzi, semmai, sbaglia registro e abbozza un personaggio che pare spesso fare il verso a Jerry Lewis, ma non è proprio il registro dell'attore cremonese. Il meglio, come spesso accadeva in queste pellicole, è dovuto ai caratteristi, primo di tutti quel Mario Carotenuto di cui, nel mondo di Cinecittà si mormorava che se fosse nato in America avrebbe fatto ben altra carriera.