domenica 24 ottobre 2021


 
WIDOWS- Eredità criminale (Widows, USA 2019)

DI STEVE MCQUEEN

Con VIOLA DAVIS, Michelle Rodriguez, Elizabeth, Liam Neeson.
THRILLER
La quarta regia di Steve McQueen, ovverosia il film venuto dopo l'Oscar vinto per "12 anni schiavo" è una rilettura cinematografica di una miniserie britannica, riadattata per gli Stati Uniti: nella quale un gruppo di donne, vedove di una banda di rapinatori rimasti uccisi durante un colpo, è costretta a compiere la fruttuosa rapina dietro ricatti e pressioni da parte di chi ha mani in politica ma gioca anche con il crimine. E i colpi di scena non mancheranno. Il film si sviluppa mostrando i diversi caratteri di donne che devono fare di necessità virtù nell'allearsi per sopravvivere e per mettere a segno un'impennata operazione criminale: magari, è vero che in alcuni tratti dell'elaborazione della rapina la sceneggiatura si fa ellittica, rimanendo vaga, ma la costruzione dei rapporti tra i personaggi compensa, intrigando lo spettatore, forte anche di un cast fatto di nomi importanti, anche quando relegati in seconda fila. Tipo Robert Duvall nelle vesti del vecchio politico che espone la filosofia della destra ultraconservatrice (curioso, visto che l'anziano e bravissimo Bob è uno dei repubblicani di ferro di Hollywood), o Colin Farrell in quelle del figlio che disprezza il genitore ma non risulta migliore, in fin dei conti. McQueen non ha indulgenza neppure con gli oppositori dei detentori del potere, accusandoli di corruzione e legami con la criminalità; e l'intera pellicola, oltre a dimostrarsi un thriller di buona scuola, definisce un quadro sia di società basata sul malaffare, che di ricorso a una solidarietà non convenzionale, che non lascia indifferenti. Nonostante la generale freddezza della critica, e la tiepida accoglienza del pubblico, un buon film di genere, ma con spunti che fanno discutere e pensare. 

venerdì 15 ottobre 2021


ORE DISPERATE ( The desperate hours, USA 1955)
Di William Wyler
Con FREDRIC MARCH, HUMPHREY BOGART, Martha Scott, Robert Middleton.
DRAMMATICO
La scena si apre sulla colazione di una famiglia borghese, in cui ognuno si appresta a far partire la sua giornata: il padre legge il giornale prima di andare al lavoro, la madre sistema tutti prima di organizzare le cose da fare durante il giorno, tra casa e fuori, la figlia ha qualcosa da dire ai genitori, il figlio comincia a crescere e a non voler essere più solo il pargoletto. Irrompono poi tre evasi, che metteranno in pericolo tutti, ma sarà anche l'occasione per verificare la tenuta dell'unità familiare e in qualche modo ripartire, dopo la paura e la violenza che entrano nell'abitazione e nelle vite "tranquille" dei componenti della famigliola. William Wyler girò un dramma con lati noir, che si risolve in un confronto tra due maschi alfa, il solido, un po' rigido, rigoroso Fredric March e il duro, ma non spietato, selvatico Humphrey Bogart. La tensione elaborata via via che la situazione progredisce è di buon livello, vedasi la scena in cui, in ufficio, March è gravemente sotto pressione e si gioca moltissimo in una telefonata, mentre il  fidanzato della figlia preme anch'esso per farsi avanti e annunciare il rapporto con la ragazza; ottima la prova del più sadico dei tre "invasori", Robert Middleton, che sfoggia la cattiveria genuina e fiera di sé di un ragazzino malato in un corpaccione d'uomo piuttosto imponente. Bogey, già dalla salute compromessa, indossò questo ruolo senza paura di mostrare rughe e borse in primo piano ( del resto, un detenuto di lungo corso lindo e in ordine sarebbe stato un inciampo non da poco), mentre March offre compostezza, una forza quieta che nonostante il personaggio sia spesso sotto scacco, reagisce con efficacia. Rifatto poi nel 1990 da Michael Cimino con minore riuscita commerciale, innescò un vero e proprio schema da invasione, toccando uno dei non pochi nervi scoperti della società USA.

lunedì 4 ottobre 2021


 
007- NO TIME TO DIE ( No time to die, GB/USA 2021)

DI CARY FUKUNAGA

Con DANIEL CRAIG, Leah Seydoux, Rami Malek, Ralph Fiennes.

AZIONE/AVVENTURA

Titolo "resistente" all'offensiva della pandemia, dato che i produttori della serie hanno cortesemente ma fermamente rifiutato offerte robustissime delle piattaforme digitali per mandare questo attesissimo capitolo numero 25 delle avventure di 007 online e sulle TV, per farne il simbolo del ritorno al cinema ( e di questo va dato atto, ai produttori, in un'era di grande confusione e rimandi, di aver mantenuto saldo il timone), "No time to die" è stata prima grossa produzione, insieme al sequel di "Top Gun", che dovrebbe arrivare in Novembre, ad aver subito un'inedita sospensione per l'arrivo del Covid, e rischiare moltissimo a livello di incassi. Sebbene Daniel Craig avesse rilasciato dichiarazioni risentite sulle possibilità di tornare ad impersonare James Bond dopo l'uscita di "Spectre", quarto episodio con l'attore nei panni del personaggio fleminghiano, eccoci al suo passo d'addio, in cui addirittura figura tra i produttori. Rispetto alle precedenti ere bondiane, i film con l'ultimo interprete, dal 2006 hanno tutti un filo conduttore che ne fa un'unica storia divisa in segmenti: ecco quindi la spia inglese in viaggio di piacere a Matera, assieme alla bionda Madeleine, con cui alla fine dell'episodio precedente si era allontanato a bordo della sua Aston Martin, subire un attacco da parte di nuovi nemici forse collegati alla Spectre, e forse no( e la sequenza, che è il prologo che precede i titoli di testa, entra di diritto nell'antologia delle grandi scene action della serie). Lo ritroviamo cinque anni dopo ormai ritirato dal servizio, in un "buen retiro" giamaicano, ove va a scovarlo l'alleato della Cia Felix Leiter assieme ad un altro agente, per chiedere il suo aiuto nel contrastare un nuovo potente nemico affiorato sulla scena criminale, e sebbene l'inglese offra un iniziale diniego, è ovvio che tornerà al centro dell'azione. Per essere un film nato in mezzo alle controversie (slittamenti per problemi mondiali  e posizioni recalcitranti del protagonista a parte, ricordiamoci che il Bond 25 era inizialmente assegnato a Danny Boyle, che ha mollato il progetto per dissidi con la produzione, e ha rilevato la regia il director di "True detective" Cary Fukunaga), "No time to die" è venuto fuori come un episodio che i fans della serie, ma anche quelli del cinema d'azione in generale, si rivedranno volentieri più di una volta: le pecche principali sono la durata un po' elefantiaca, di due ore e tre quarti, anche se la pellicola non annoia davvero, e che Rami Malek, per colpa di una sceneggiatura che non gli offre moltissimo spazio in scena, non diventi uno dei cattivi memorabili della serie, nonostante le ambizioni, e il peso che le sue azioni hanno, di fatto. Craig ha impersonato, va detto, un James Bond diverso dai predecessori, anche dal più amato di tutti, il grande Sean Connery, perché, per quanto spesso le imprese del suo agente segreto ( relativamente tale, perché, come rilevava lo stesso Roger Moore, terza personificazione di 007, quando arrivava sembravano già conoscerlo tutti....), la sua versione dell'eroe che dal 1962 conquista le platee, è meno epidermica, si fa più male negli scontri, è più coinvolto nei rapporti e molto meno cinico nell'affrontare nemici e alleati. E qui, addirittura, si ritroverà a compiere una scelta terribile, ma necessaria, che renderà un capitolo a sé stante questo, e la  conclusione della sua partecipazione alla serie particolarmente da ricordare.