lunedì 22 gennaio 2018

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IL CAPPOTTO DI ASTRAKAN ( I, 1980)
DI MARCO VICARIO
Con JOHNNY DORELLI, Carole Bouquet, Andrèa Ferreol, Paolo Bonacelli.
COMMEDIA
Piero Chiara è stato uno scrittore di peso negli anni Settanta e Ottanta, e più di un suo lavoro ha suscitato l'interesse della gente di cinema: "Il cappotto di Astrakan", che Marco Vicario trasse nel 1980 dal romanzo omonimo, uscito appena due anni prima, è una commedia a tinte drammatiche, in cui Piero da Luino (cittadina sul Lago Maggiore che ha dato i natali a Chiara e Massimo Boldi) va in gita di piacere a Parigi, ma si ritrova ben presto incastrato in una serie di inciampi, che addirittura lo portano sventuratamente in carcere, da cui esce subito, ma senza soldi. Sull'orlo della disperazione, il lombardo si fa affittare una stanza da una vedova un pò scostante, con un gatto che prende subito in antipatia l'italiano. Da un diario presente nella casa, Piero viene a conoscenza della relazione del fratello della signora che lo ospita con una splendida donna e fa di tutto per incontrarla: il cappotto di astrakan del titolo apparteneva all'amante della sconosciuta, con la quale anche il protagonista intreccia un rapporto. Ma naturalmente, molte sono le cose che non sono come sembrano. Vicario non aveva la mano leggera, anche se la conduzione degli attori è discreta, e il film sembra non decidere mai se essere una commedia borghese o un dramma leggero a tinte sentimentali: Dorelli innesta un'ombra di malinconia in un personaggio che, se affidato ad altri attori, come Pozzetto o altri divi italici dell'epoca, forse avrebbe evidenziato maggiormente l'aspetto brillante. Il finale è pieno disincanto, la provincia e la sua staticità cronica, certe asperità maschili dure a morire e la fuggevolezza delle donne che lasciano più il segno avrebbero meritato un altro sviluppo di sceneggiatura.

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