giovedì 10 maggio 2018

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RIMETTI A NOI I NOSTRI DEBITI 
( I/PL/CH, 2018)
DI ANTONIO MORABITO
Con CLAUDIO SANTAMARIA, MARCO GIALLINI, Flonja Khodeli, Jerzy Stuhr.
DRAMMATICO
Se il lavoro classico latita, o rimane precario, ci sono nuove professioni che, via via, vengono fuori: se ne accorge Guido, che perde l'ultimo impiego ottenuto come magazziniere, e, senza neanche i soldi per pagare la corrente, viene aggredito e malmenato da un tizio che riscuote i crediti, dato che ha diverse migliaia di euro da rendere, da un pò di tempo, ad una banca. Recatosi da un boss dell'agenza di riscossione, si offre come nuovo "addetto" a recuperare, con le buone o con le cattive, e soprattutto le seconde, il denaro dai morosi: gli viene affiancato un "partner" di esperienza, Franco, che insegna al più giovane come tenere a bada il coinvolgimento emotivo, e a tirare fuori l'aggressività che serve per compiere le varie operazioni. "Rimetti a noi i nostri debiti" è un dramma corrente, che fotografa un'Italia ai margini, fatta di buchi e soprusi, di vite in difficoltà, e di cinismo venduto come metodo di lavoro: Antonio Morabito, che aveva girato un altro titolo, "Il venditore di medicine", in cui si esploravano le magagne dietro al piazzamento dei prodotti farmaceutici, intende raccontare uno spaccato sociale lontanissimo dall'essere edificante, eppure, purtroppo, molto realistico, che indugia nelle periferie più abbandonate, e nelle vite di persone allo sbando, ficcate in un angolo dai rovesci della vita e dai metodi di misura di una società sempre più avvezza a dividere per categorie. Claudio Santamaria mette nel suo incerto Guido i rancori, le esitazioni, le rabbie e la vergogna di troppi passi sbagliati, mentre Marco Giallini dà qualche punto al collega, accollandosi le sgradevolezze di un compito infame, lasciando trasparire, solo in un'occasione, quando le cose si saranno fatte più grosse e irreparabili, un minimo segno di disperazione, o di relativo pentimento circa le azioni fatte per contratto quotidianamente. Cinema medio, d'accordo: ma con il coraggio della propria amarezza, senza ricorrere alla ricerca di un troppo comodo riscatto finale, o di un finale consolatorio. 

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