giovedì 17 maggio 2018

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COME UN GATTO IN TANGENZIALE ( I, 2017)
DI RICCARDO MILANI
Con PAOLA CORTELLESI, ANTONIO ALBANESE, Sonia Bergamasco, Claudio Amendola.
COMMEDIA
Ad oggi, il maggiore incasso italiano della stagione 2017/18, "Come un gatto in tangenziale" segue di un anno la prima occasione che vedeva collaborare alla stessa pellicola Paola Cortellesi, Antonio Albanese e Riccardo Milani, "Mamma o papà?". Il quale aveva colto un buon risultato commerciale, da remake all'italiana di un hit francese, però era parso anche scontato, preconfezionato e non dotato di gran sapore, seppure al pubblico fosse piaciuto. Visto che i tre si erano trovati bene assieme, e quel progetto aveva funzionato, ecco bissata quell'esperienza: qua l'attrice romana interpreta una mamma quarantenne che vive nelle periferie di Roma ( Bastogi, per la precisione), che richiamano le banlieues delle grandi città transalpine, il cui figlio preadolescente si mette insieme alla figlia di un intellettuale, coordinatore di un think tank che lavora proprio allo studio di ambienti sociali come quello in cui la famiglia della donna vive. Naturalmente, saranno scintille, sia perchè si tratta di due mondi vicini ma assai distanti, e anche perchè, pur con tutta l'apertura mentale di un intellettuale di sinistra, certa realtà ha un impatto stordente.... Diciamolo subito, questa volta il trio Cortellesi/Albanese/Milani ha fatto centro: scritto in quattro, il che non garantisce spesso una buona riuscita, il film ha la buona ventura di divertire toccando anche temi non banali, con uno sguardo al sociale, ironizzando senza essere gratuitamente offensivo su due forme di micro-società presenti eccome in quella macro-moderna. Inoltre, altro merito da ascrivere al lungometraggio, si nota una mano convincente nel tratteggio di alcuni personaggi secondari, efficaci nell'arricchire di umorismo la storia, che ricordano alcuni tipi del cinema del primo Scola. In palla entrambi gli interpreti principali, anche se Paola Cortellesi dà forse qualche sfumatura in più al proprio personaggio. Il buon gusto di un finale aperto ricorda che, pure in una commedia, la necessità di stare con i piedi per terra, sommata al naturale slancio di una visione più rosea delle cose, può essere una mistura abile nel mandare ancora sorridente lo spettatore via dalla proiezione.

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