lunedì 7 maggio 2018

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LORO- 1 ( I/F, 2018)
DI PAOLO SORRENTINO
Con TONI SERVILLO, RICCARDO SCAMARCIO, KASIA SMUTNIAK, Fabrizio Bentivoglio.
COMMEDIA/DRAMMATICO/GROTTESCO
Se "Youth- La giovinezza" era, nonostante la presenza, nel cast, di nomi di peso internazionale quali Michael Caine e Harvey Keitel, un film "in piccolo" per un regista fresco di premio Oscar, dopo un affresco di impatto come "La grande bellezza", Sorrentino alza il tiro e con "Loro" gira, più che un film su Berlusconi, un film sugli italiani colpiti dagli effetti del "berlusconismo". Infatti, "Silvio", come amavano e amano chiamarlo i più affascinati dal "miliardario ridens", entra in scena dopo circa un'ora di proiezione di questa prima metà dell'opera. Ma di "LUI", come i più vicini all'uomo di potere lo designano sulla rubrica del telefono cellulare, si sente la presenza nei discorsi, nel riferirsi, in un Paese che si dibatte in un Nulla fatto di emulazione, di desiderio, di vivere il Presente e basta, senza alcuna prospettiva, nè considerazione di futuro. Perchè conta "esserci" e basta, e il corpo, la dignità, il lavoro, sono merci da barattare con le conoscenze, con l'avere un ruolo, con il poter mettersi in mostra. La sceneggiatura di Sorrentino e Umberto Contarello inquadra personaggi che, diversamente da "Il divo", in cui si trattava di cose già remote, sono appena dietro le spalle, come l'intrallazzone Tarantini, cui fa esplicitamente il verso il ruffiano Riccardo Scamarcio, o l'ex-ministro che compone queruli versi d'adorazione per il leader del centro-destra, e nell'ombra vorrebbe prenderne il posto, interpretato da Fabrizio Bentivoglio ( un impasto di Bondi e Fini?). In questo quadro d'Italia vana e vanitosa, di un benessere esibito grottescamente che rivela il proprio squallore strutturale appena gli altri non vedono, il sesso è moneta e destinazione finale: nel film trapela di continuo, tra sveltine in terrazza o scambi di favori al prezzo di una scopata, che sia anelato, negato, imposto, suggerito o consumato. E tra feste orgiastiche, di corpi che si sfiorano, che si esibiscono e si ammirano, che ricordano certe pagine del pieno declino dell' Impero Romano, o di qualsiasi altra forma di Potere autodefinitosi assoluto, la regia infila surreali apparizioni di animali, vistosamente realizzati con la computer graphic, che creano scompiglio per gli esseri umani, mossi ormai più dagli istinti che dalla Ragione. La perplessità di cui si legge su giornali o su altre forme di media, circa questo primo atto di "Loro", ricorda molto da vicino quella con cui fu accolto anche "La grande bellezza", benchè poi, tra youtubesche citazioni e visualizzazioni, con l'assegnazione dell'Oscar sia un film che abbia assunto una forte importanza, che lo si ami o meno: ma, in un lungometraggio che ha probabilmente necessità di ricongiungersi alla sua seconda metà, è tra le righe che sfuma una relativa forma "acritica" su un Berlusconi che viene dipinto distratto o annoiato, ignorato dalla moglie che lo contempla mai senza delusione, eppure adorato a distanza dalle frotte dei tanti "Loro" che vorrebbero essere, almeno per un periodo, quasi come lui. Perchè, che sconcerti il nipote con un ragionamento che nega un'evidenza, o passi, in pochi secondi, da una svagata rassicurazione al liquidare un ex-adepto divenuto un potenziale rivale, promettendogli un affondamento nel limbo, esibendo foga da grande predatore, quasi a compensare lo slancio da gran seduttore della sequenza conclusiva, sulla giostra, con tanto di canzone del cuore tirata fuori dal cilindro, per riagguantare la consorte che gli sfugge, è la scrematura dal personaggio, il segreto disegno dell'operazione. Per provare, forse, a cercare di capirne l'ascendente sull'italiano d'oggi, o di appena ieri.

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