martedì 19 settembre 2017

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TEPEPA ( I, 1969)
DI GIULIO PETRONI
Con TOMAS MILIAN, JOHN STEINER, ORSON WELLES, Josè Torres.
WESTERN
"Tepepa" è un peone messicano che, dopo la rèvoluciòn messicana, non condivide il nuovo assetto di potere, e continua a ribellarsi con una brigata di poveracci: cercano di ucciderlo il colonnello Cascorro, emblema della corruzione e dei rivoluzionari presto famelici di agi, e un medico inglese che lo insegue per una vendetta personale. Considerato tra gli western non leoniani più riusciti, e divenuto negli anni oggetto di culto, il film di Giulio Petroni è, ancora oggi, quarantotto anni dopo la sua uscita, un titolo importante: racconto essenzialmente a due voci, perchè per tutta la sua durata si fonda sulla sfida tra il rivoluzionario e l'europeo fuori contesto, che diventa occasionale alleanza, promessa di morte, e forse un impensato rapporto di strano dualismo (ma uno dei due tradirà l'altro quando ne avrà occasione), innesca un passo curioso, tra il picaresco e l'epico, a sfondo marcatamente politico. Per essere un film concepito a ridosso del '68, e viste parecchie conseguenze di quella fase storica, è ancora più amaro e intelligente: il militare che viene scarrozzato sull'automobile che delinea più nettamente il dislivello con il "pueblo", interpretato da un Orson Welles serafico e feroce, infame fino all'ultimo respiro, è un'entità che va oltre il personaggio, e sia Tomas Milian che John Steiner, benchè portino nei propri ruoli molto della loro tipica caratterizzazione, donano un'umanità ed uno spessore consistenti ai due nemici/amici. I quali, oltretutto, sono scritti e resi con ampia gamma di sfaccettature, capaci di passare dalla crudeltà alla pietà, dall'istinto omicida al gesto generoso, con scioltezza veritiera. In questo senso, "Tepepa" è un film correlato al coevo "Quien Sabe?" di Damiano Damiani, con Gian Maria Volontè e Lou Castel contrapposti nello strano rapporto di fiducia e odio tra il messicano e l'uomo venuto dall'Europa: le musiche di Ennio Morricone contribuiscono a rendere memorabile il lungometraggio. La cavalcata finale nelle cui prime file è presente il ragazzo rappresenta anche per Petroni l'ostinazione ispiratrice a credere in una battaglia ancora possibile da vincere.

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