giovedì 31 agosto 2017

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USS INDIANAPOLIS ( USS Indianapolis: Men of courage, USA 2016)
DI MARIO VAN PEEBLES
Con NICOLAS CAGE, Matt Lanter, Cody Walker, Tom Sizemore.
GUERRA
Una delle sequenze più belle de "Lo squalo" è attorno ad un tavolo, sulla barca "Orca" del cacciatore di squali Quint, in cui egli racconta ai suoi due compagni di caccia  Brody e Hooper la sua esperienza di sopravvissuto della USS Indianapolis, la nave che portò parte della bomba atomica sganciata poi su Hiroshima: in missione segreta, la corazzata venne affondata da siluri nipponici, ed i sopravvissuti all'inabissamento della nave e alle esplosioni, rimasero per dei giorni in pieno oceano, falcidiati ulteriormente da sete, fame, sole e soprattutto squali. Quarant'anni dopo esce una produzione che narra ciò che nel film di Spielberg viene raccontato in un bellissimo monologo di quattro minuti di Robert Shaw. Mario Van Peebles, che all'inizio degli anni Novanta, era visto come una promessa da parte di critici e studios, gira con mestiere un filmone di guerra come usavano farne cinquant'anni fa, con la differenza, non da poco, di uno sguardo più disincantato su vinti e vincitori, e molto meno manicheismo nell'evidenziare buoni/vincitori, cattivi/perdenti. La pellicola si concentra per più di metà sulla lotta per la sopravvivenza, in alto mare, degli scampati al naufragio, e, più che nelle sequenze di battaglia che aprono la storia, in cui le esplosioni sono marcatamente elaborate al computer, o nelle tante sottotrame dei rapporti tra commilitoni, con antagonismi che diventano scontatamente amicizie e vigliaccherie insospettate, come atti di coraggio inusitati, trova il suo meglio nella parte conclusiva: tra la salvezza e la durezza del ritorno alla realtà, con tanto di processo al comandante dello scafo per presunta incapacità d'aver fatto le mosse migliori. Per quanto non racconti granchè di nuovo, "USS Indianapolis" è meno dozzinale di come l'hanno liquidato, con sbrigatività un pò sospetta, molti critici ( continuo a pensare che non sempre vedano i film loro commissionati, al tempo di Internet...) e, nella sequenza in cui si confrontano Nicolas Cage ( qua, tra l'altro, fornisce una prova che riscatta molte sue marchette degli ultimi anni) e Yutaka Takeuchi, a guerra finita, ex nemici che si guardano con rispetto, raggiunge un momento toccante. Certo, non tutto il film è al livello di questa scena con un pathos onesto, ma l'intento pacifista è perlomeno meritevole di stima.

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