martedì 15 agosto 2017

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CANE MANGIA CANE ( Dog eat dog, USA 2016)
DI PAUL SCHRADER
Con NICOLAS CAGE, WILLEM DAFOE, Christopher Matthew Cook, Omar J. Dorsey.
NOIR/GROTTESCO
Presentato a Cannes 2016, nella Quinzaine des Realizateurs, ottenne un buon successo di critica, ma da noi è arrivato oltre un anno dopo: segno, chiaro, che Nicolas Cage e Willem Dafoe sono ormai due nomi non più di richiamo presso le platee, anche se la stagione appena trascorsa non ha offerto propriamente un'infinità di film da non perdere. Da un romanzo di Ed Bunker, tra i punti di riferimento imprescindibili di Quentin Tarantino, che infatti lo ebbe nel cast del suo titolo d'esordio, "Le iene" (era il gangster più anziano di tutti), la storia di tre criminali che non riescono a reinserirsi nella società, e sono anche pedine sfruttabili per il grosso giro: al trio viene chiesto di svolgere un colpo "facile", e ai tre uomini ciò pare l'occasione per fare un pò di soldi e provare a entrare nella "normalità". Fin dall'inizio, però, a parte l'intrallazzatore Nicolas Cage, ci viene mostrato che gli altri due componenti, Willem Dafoe, e Christopher Matthew Cook, sono inaffidabili, paranoico il primo e psicopatico l'altro, entrambi incapaci di controllare la propria natura violenta: l'affare facile non potrà che tramutarsi in un grosso guaio. Schrader tenta la via del noir ammantandola di grottesco: infatti, le divagazioni paradossali sono tra le cose migliori di questo film, che però, cede alla tentazione di fare fin troppo il verso al cinema di Tarantino, perdendovisi, e non mantenendo l'equilibrio necessario sia a sottolineare la firma di un autore comunque importante come il regista di "American Gigolo", sia a non rendere fluida la narrazione, con troppe pause e ripartenze. Il gioco attoriale è interessante, dato che un interprete spesso sopra le righe come Cage è chiamato a impersonare il componente equilibrato del terzetto di malviventi, Dafoe istrioneggia tra sproloqui, cedimento ai propri vizi e vampate di aggressività pericolosa ( è invecchiato assai presto, tuttavia), e il meno noto Cook risulta inquietante per la staticità che verte in minacciosità in un attimo. Il finale sarcastico che specifica, una volta di più, l'irresistibile richiamo per gli americani a risolvere le cose con un'arma in mano, è barocco e volutamente spropositato.

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