venerdì 4 gennaio 2019

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AL BAR DELLO SPORT ( I, 1983)
DI FRANCESCO MASSARO
Con LINO BANFI, JERRY CALA', Mara Venier, Pino Ammendola.
COMMEDIA
"E' stato Linoooo! Ci ho il moviolone!!" bercia con accento lombardo il proprietario del bar in cui si ritrova l'immigrato Lino con gli amici, tutti provenienti dal Sud dell'Italia e giunti a Torino sperando di trovare un lavoro solido: ospite della sorella e del cognato e trattato con sufficienza, quando non con sopportazione, vittima degli scherzi del nipote odioso, costretto a soffiare aria nell'acqua delle vongole al mercato e a muovere con la corrente (rischiando di rimanere fulminato) aragoste, il pover'uomo ha da tempo una relazione segreta con la bella cassiera del bar (Mara Venier), e spera di vincere un pò di soldi al Totocalcio. Il bello è che, grazie al suggerimento un pò folle del tuttofare muto del locale, Parola (Jerry Calà), il protagonista mette il 2 a Juventus-Catania e vince l'enorme somma di un miliardo e trecento milioni. Diffidente dei familiari e degli "amici", cerca di nascondere la vincita e progetta investimenti e un nuovo corso: ma siamo in una commedia, e la fortuna mica è tanto tenera con i personaggi. All'epoca della sua uscita questo era materiale soprattutto per seconde e terze visioni, in cui un film del genere faceva il pieno: negli anni è divenuto, così come "Vieni avanti cretino" e "L'allenatore del pallone", oggetto di culto, con appassionati che ricordano le battute a memoria e si concedono più visioni, magari in compagnia. Rispetto a diversi titoli diretti da Massaro e interpretati sia da Banfi che da Calà, "Al bar dello sport" ha dalla sua un garbo maggiore, e oggettivamente accenna a raccontare uno strato della società italiana dell'epoca ( i venuti dal Meridione ed il loro non semplice inserimento nei grandi centri del Nord) che un nato in anni recenti forse non può conoscere: tra sprazzi di umorismo paradossale ( l'amministratore di condominio en travesti) e tirate tra l'iroso e il disperato di Banfi, si può anche sorridere, anche se il copione, firmato in quattro( oltre a Massaro stesso, Enrico Oldoini, Franco Ferrini e Enrico Vanzina, è leggerino ai limiti dell'evanescenza. E come leit-motiv "L'italiano" di Toto Cutugno: siamo nel nazional-trash-cult-popolare anni Ottanta purissimo. C'è chi ne studia l'effetto irrinunciabile su molti nostalgici di tale periodo, più compostamente resta da dire che, sì, è robetta, ma, appunto, con qualche riuscito accenno di costume e società.  

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