giovedì 10 novembre 2022


 
RITORNO AL CRIMINE ( I, 2020)

DI MASSIMILIANO BRUNO 
Con MARCO GIALLINI, GIANMARCO TOGNAZZI, ALESSANDRO GASMANN, EDOARDO LEO.
COMMEDIA/FANTASTICO 
Ad oggi, le uniche due occasioni in cui, nel panorama cinematografico italiano, si sia progettata una trilogia già in partenza, o quasi, sono state "Smetto quando voglio" e questa, iniziata nel 2019 con "Non ci resta che il crimine" e proseguita poi, e conclusa, con "C'era una volta il crimine": curiosamente, in entrambe, ha un ruolo importante Edoardo Leo, anche se non ne è il regista. Questa è invece firmata da Massimiliano Bruno, il quale compare, come si sa, anche nei panni del personaggio che"apre" i varchi temporali ai protagonisti veri e propri: se il primo portava il trio composto da Marco Giallini, Alessandro Gassmann e Gianmarco Tognazzi dagli anni 2020 ( o quasi) al 1982, e si chiudeva con gli stessi tornati al presente, ma inseguiti da Leo nelle vesti di "Renatino", il boss della banda della Magliana, qua ritroviamo il colorito gruppetto alle prese con una gang di camorristi che traffica in furti di opere d'arte, e, addirittura, prospetta di rubare un Van Gogh di valore incalcolabile ( con certe ragioni, poi...). Le cose del Caso fanno sì che "Renatino" divenga un alleato e nella sgangherata banda entri anche un intrallazzatore che ha la verve di Carlo Buccirosso: si torna così indietro ai primi Ottanta, per scongiurare un fatto, ma, chiaramente, ci saranno errori di calcolo e valutazione. Se il primo capitolo consumava l'idea, certo non nuova, del salto nel tempo con qualche discreta uscita e diversi momenti non vivacissimi, potrà sembrare strano, ma in questo secondo segmento si ridacchia di più, con più battute che vanno a segno, l'affiatamento degli interpreti maggiore, e pure gli effetti speciali, nel loro piccolo, appaiono migliorati. Del cast chi brilla di più, come nel primo film, è Gianmarco Tognazzi, però va detto che la compagnia è perlopiù intonata: si finisce con un progetto nuovo, quello di fare un balzo indietro ancora maggiore, ed infatti, nel terzo episodio, si andrà nell'Italia post- armistizio. La trilogia di Bruno rimanda non poco ai classici della commedia, e non sempre è un male: compensa, in qualche caso, la non abbondanza di idee, però qui c'è più aria di omaggio, che di ricorso a furbo scimmiottamento.

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