mercoledì 8 settembre 2021


 
NOMADLAND (Nomadland, USA 2020)

DI CHLOE ZHAO

Con FRANCES MCDORMAND, David Strathairn, Charlene Swankie.
DRAMMATICO
Vincitore dello scorso festival di Venezia, "Nomadland" si è affermato anche all'ultima notte degli Oscar vincendo tre delle statuette più importanti: miglior film, migliore regia, e migliore attrice protagonista. Un risultato notevolissimo, data la particolarità del periodo che stiamo vivendo, tra blocchi, chiusura delle sale, diversa distribuzione dei film tra piattaforme digitali e altro. Inoltre, se Frances McDormand va a eguagliare Meryl Streep con tre Oscar vinti, la regista di origine cinese Chloe Zhao, prossima autrice del kolossal Marvel "The Eternals", diviene la prima regista asiatica a aggiudicarsi l'ambito premio, e la seconda regista donna in assoluto a conquistarlo, dopo Kathryn Bidgelow nel 2010. Di fronte a tanta significativa affermazione,  si prova quasi imbarazzo a non provare entusiasmo, ma se la pellicola è una pertinente riflessione sulla deriva della società dei consumi, e su come l'individuo possa rimanerne ai margini per salvaguardare sé stesso, raramente si prova coinvolgimento per l'errabonda avventura della protagonista. Girato quasi in stile documentaristico, frammentario nella narrazione, tra dialoghi che durano lo spazio di un breve confronto, esprime in alcuni momenti una poetica del disagio, con Frances McDormand immersa in spazi deserti, spersa nella ricercata non stabilità del suo personaggio. Ma se è apprezzabile che Oscar importanti siano andati ad una regista, e ad una delle interpreti più brave degli ultimi trent'anni ( è la sua terza statuetta), va detto anche che quest'ultima ha convinto maggiormente altre volte, e che dell'Oscar per il miglior film sarebbe stato più meritevole "Minari", che forse puntava su una struttura filmica più classica, ma che incide maggiormente nello spettatore, emozionandolo e lasciandogli qualcosa dentro, oltre la visione. Qua, ad essere sinceri, appare un premio dato per enfasi, e per rottura degli schemi, più che per il valore della pellicola stessa: lo dirà il tempo, qual è la giusta valutazione su questo film, certo. Già aver dato voce a una fetta di popolazione, forse marginale, ma di fatto esistente, è un atto di coraggio da plaudire. Ma non si sfugge alla sensazione di fin troppa grazia, tra Leone e Oscar.

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