martedì 29 dicembre 2020


L'INCREDIBILE STORIA DELL'ISOLA DELLE ROSE
(I, 2020)
DI SYDNEY SIBILIA
Con ELIO GERMANO, Matilda De Angelis, Tom Wlaschiha, Leonardo Lidi.
COMMEDIA/DRAMMATICO
Quattrocento metri quadrati in mezzo al mare, al largo delle coste romagnole: una zona franca, proclamata Stato indipendente e Repubblica dal suo costruttore, Giorgio Rosa, ingegnere che per più o meno un decennio, dalla fine degli anni Cinquanta al '68, coltivò il sogno di una nazione microscopica, con tanto di governo, moneta e bandiera propri, e che, non venendo riconosciuta dalle altre nazioni, venne dapprima sgomberata e poi demolita. Riemersa da qualche anno, dopo un paio di decenni di oblio, la storia dell' "Isola delle Rose" è oggi ripresentata, in versione molto romanzata, da Sydney Sibilia, che ha girato il film per il colosso streaming Netflix ( e, vista la situazione causa Covid, non sarà nemmeno l'ultimo che gira film per piattaforme su cui la visione è fruibile diversamente, per forza, dalla sala cinematografica). Fermo restando che Giorgio Rosa fece parte anche, giovanissimo, della Repubblica Sociale, il film di Sibilia accantona molto del probabilmente realistico, per narrare una sorta di favola moderna, in cui un giovane, gagliardo e testardo, si mette in testa di voler creare uno spazio proprio, un'area nuova, in cui andranno adottate regole e adoperati costumi, battendosi contro la sufficienza e la regolare strafottenza del Potere consolidato. Sibilia ci aveva mostrato con la trilogia "Smetto quando voglio" ( partita benissimo, poi non sempre all'altezza della spinta propulsiva iniziale) che un cinema più slegato dalle convenzioni nostrane lui era in grado di farlo, sia per ritmo, che per tematiche e piglio, molto più vendibile oltre confine di tanti lavori targati Italia: e la messa in streaming di questa commedia con tratti anche drammatici, probabilmente, confermerà questa tesi. Coadiuvato da un cast giovane e vivace, Sibilia racconta un'utopia destinata a poca vita, ma sfacciata quanto basta per guadagnare simpatia, e suggerire, anche alla gioventù d'oggi, che ci si può anche rifiutare di prendere, per forza, il mondo com'è. Anche se il '68 non era in fondo così, anche se oggi è più facile dare retta a una bufala venduta bene in Rete, sottolineare, una volta di più, l'importanza del fattore umano fa guadagnare punti a questo piacevole e fresco lungometraggio.

 

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