mercoledì 17 aprile 2019

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FAST & FURIOUS 6 ( Fast & Furious 6, USA 2013)
DI JUSTIN LIN
Con VIN DIESEL, PAUL WALKER, Michelle Rodriguez, Dwayne Johnson.
AZIONE
Di benzina ne è stata consumata un bel pò, e i motori hanno rombato spesso, da quando la saga dei ladri di macchine di "Fast & Furious" è partita, nel 2000: una delle poche serie che hanno visto crescere progressivamente sia i costi di produzione che il fatturato, e che, via via che gli episodi aumentavano, ha annesso nomi di peso al cast, e aumentato il tasso di spettacolo, per i fans. Inoltre, si cambia spesso locations ove far svolgere le storie, in cui la famiglia molto "Open" di Toretto e O'Conner, nel primo episodio rivali, poi amici per la pelle ( e per i copertoni), più o meno come James Bond, svolge le proprie avventure: dopo gli USA, il Giappone, la Repubblica Dominicana e il Brasile, questo sesto capitolo vede il racconto dipanarsi tra Inghilterra e Spagna. C'è un certo Shaw che è la versione spietata della gang di Toretto & Co., e questi ultimi vengono messi sulle sue tracce da un agente speciale, Hobbs, per spezzare il suo giro e cercare di elminarlo: tra gli assi nella manica, oltre all'efficienza della propria squadra, e cospicui mezzi economici, di Shaw, c'è la presenza, nello staff, di un personaggio importante dei primi capitoli.... Per essere un episodio di una serie basata tanto sui rapporti tra i personaggi, quanto, ancor più, sulle sequenze di inseguimento, incidenti spettacolari, e auto velocissime ridotte a ferraglia in un attimo, a Justin Lin pare riuscire di tenere in equilibrio gli obblighi della narrazione e la tentazione di cedere agli effetti più spettacolari, per gli appassionati di auto e di corse a quattro ruote. Però, nella lunga sequenza di inseguimento sul viadotto, con un carro armato che viaggia a circa 200 kilometri al'l'ora sulla highway, personaggi che balzano, più o meno rimanendo illesi, da una corsia all'altra rimanendo sospesi per secondi nel vuoto, e via smargiassando, si cede a compiacere il pubblico di adepti, e si rientra nel prevedibile e nel dejà-vu. Certo, qualche mossa riesce a regista e sceneggiatori, tipo il voltafaccia di uno dei personaggi più importanti, giocata al momento giusto: ma, appunto, nonostante per buona parte del racconto la suspence possa reggere, per non spiazzare i fans duri e puri, si finisce per raccontare sostanzialmente le solite cose, con tanto di preghiera finale intorno al tavolo da pranzo, che è una chiosa abbastanza sconcertante, visto tutto quel che accade prima...

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