martedì 27 febbraio 2018

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I LUNGHI CAPELLI DELLA MORTE ( I, 1964)
DI ANTHONY M.DAWSON ( ANTONIO MARGHERITI)
Con BARBARA STEELE, George Ardisson, Halina Zalewska, Umberto Raho.
HORROR
Si parla sempre del western spaghetti e del thriller all'italiana, ma anche le versioni italiche del gotico su cui la Hammer creò il proprio successo, sono titoli spesso interessanti, vedi "Il mulino delle donne di pietra", e soprattutto "La maschera del demonio": secondo schema consueto, la storia si apre su un preambolo che spiega la dannazione futura dei personaggi principali, e difatti assistiamo, nelle prime scene, al martirio di una donna, accusata di essere una strega, arsa viva su un rogo, le cui due figlie sono una costretta ad assistere all'orrido fatto, l'altra, dopo essersi offerta a un potente per scongiurare la morte della genitrice, è caduta nel fiume. Sui discendenti dei responsabili della morte della donna, la quale aveva lanciato una maledizione prima di bruciare, pesa appunto un'incognita fatale. Immerso in corridoi tetri, stanze nascoste e ragnatele giganti, il racconto procede con qualche ingenuità, accompagnato da musiche molto tipiche di questo genere: naturalmente, a Barbara Steele tocca il ruolo della seduttrice forse pericolosa. Antonio Margheriti, prima di far sfociare il proprio cinema nello splatter della decade successiva ( "Il mostro è in tavola...Barone Frankenstein" è uno dei più truculenti horror dei '70 prodotti in Italia) punta su luci, ombre e atmosfere, realizzando tuttavia un film decoroso, anche se senza grandi tensioni, con il classico finale secco e brusco, visto in altre produzioni come questa.

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