lunedì 27 novembre 2017

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MINE ( Mine, USA/I/ES 2016)
DI FABIO GUAGLIONE e  FABIO RESINARO
Con ARMIE HAMMER, Annabelle Wallis, Clint Dyer, Tom Cullen.
DRAMMATICO
In missione nel Nord-Africa, in uno Stato imprecisato, i due soldati Mike e Tommy devono darsi alla fuga dopo che il primo, cecchino specializzato, non se l'è sentita di far fuori un bersaglio dato che si stava celebrando il matrimonio del figlio, e le guardie del corpo, accortesi della loro presenza, li inseguono. Sono nel deserto, e la situazione è complicata: lo diventerà maggiormente quando Tommy mette il piede su una mina, perde le gambe e in preda allo shock si spara, e Mike rimane bloccato perchè ha sentito sotto il piede uno scatto che lo ha raggelato. "Mine" è, in pratica, come una delle nuove tendenze per la tensione al cinema suggerisce, quasi del tutto svolto in un unico luogo, con un solo attore, o quasi, in campo: si dilata una situazione all'estremo, e si fa leva sull'emotività della scena e dello spettatore, affinchè quest'ultimo si incuriosisca e appassioni alla sorte del personaggio in scena. Scritto e diretto dagli italiani Fabio Guaglione e Fabio Resinaro, coprodotto tra USA, Italia e Spagna, il film ha ricevuto più candidature a premi importanti quali David di Donatello e Nastro d'argento: oltre alla suspence del rischio enorme del soldato che non può permettersi di muoversi, o addormentarsi, per non saltare in aria, e dovrà affrontare l'avvistamento da parte dei suoi inseguitori, gli sciacalli di notte, una tempesta di sabbia, e il sole del deserto che non fa prigionieri. Il tutto è anche un viaggio mentale tra passato, cose mai risolte, un presente molto più che precario, ed un possibile futuro per tornare su errori fatti, potenziali riscatti e altra vita. Armie Hammer ci ha creduto così tanto da figurare anche come produttore esecutivo, e va dato atto a Guaglione e Resinaro di aver girato una pellicola che può essere venduta sui mercati internazionali, dosando al meglio gli elementi, solo apparentemente scarni, ma funzionali al racconto. In una fotografia di valore, dell'ispanico Sergi Villanova, il film è una piacevole sorpresa, che si guasta, ma solo leggermente, in un finale un pò troppo "all'americana" che vuole per forza dare una risposta a tutto, ma merita visione.

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