lunedì 22 maggio 2017

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SETTE SCIALLI DI SETA GIALLA  ( I, 1972)
DI SERGIO PASTORE
Con ANTHONY STEFFEN, SYLVA KOSCINA, Jeannette Len, Giacomo Rossi Stuart.
THRILLER
Dario Argento, con tre film, aveva sbancato il botteghino e cominciava ad acquistare notorietà internazionale, e via con imitazioni a tutto spiano, dai titoli enigmatici e inquietanti, nonchè fantasiosi, con la regola di mettere un numero, o un animale per definire la trama, o uno snodo importante della stessa. Qua gli omicidi riguardano un atelier di moda, anche se il primo delitto appare una morte naturale: per caso, il protagonista, un pianista cieco, in un bar sente frammenti di una conversazione tra una donna e qualcuno, circa un piano in atto relativo all'assassinio della propria fidanzata ( ma pensa le coincidenze!!!). Da lì in poi, l'uomo, affiancato da un fedele maggiordomo, conduce un'indagine parallela a quella della polizia, in una Copenaghen che ovviamente ha il suo peso, per la componente esotica necessaria ad arricchire il film. Una trama che non convince mai per accumulo di improbabilità, desunta da una sorta di collage dei primi due successi argentiani ( il non vedente che percepisce una conversazione a proposito di un complotto delittuoso, l'assassinio sotto il treno, il gatto che ha un ruolo fondamentale, il verso di un animale in una telefonata che dà un'indicazione agli investigatori, e ce ne sono ancora...), recitazione stiracchiata, tra Steffen che figurava meglio negli western, la Koscina che nel ruolo della moglie tradita non è credibilissima, Rossi Stuart senior che fa il piacione, una sceneggiatura farcita di dialoghi bolsi, e delle soggettive feline abbastanza pasticciate, sono l'insieme di un dimenticabilissimo thriller che, oltretutto, ha una conclusione forzatamente secca, altro difetto dei quali il film ha una serie troppo lunga, così come di pecche e inciampi.

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