giovedì 22 dicembre 2022



 AVATAR: LA VIA DELL'ACQUA ( Avatar: The way of the water, USA 2022) 

DI JAMES CAMERON 
Con SAM WORTHINGTON, BRITAIN DALTON, Stephen Lang, Zoe Saldata. 
FANTASCIENZA/AVVENTURA
Una cornice lussureggiante accoglie lo spettatore fin dalle prime immagini di "Avatar: La via dell'acqua", in cui si torna a Pandora, pianeta raffigurato come un Eden che gli umani hanno già aggredito nel primo capitolo per sfruttare fino allo sfinimento le risorse, invaderlo e colonizzarlo, e rendere schiave le popolazioni che già c'erano. Storia già sentita? Certo, è la trista Storia di tanti Paesi che nei secoli sono stati brutalmente sottomessi da quelli più potenti, dall'Africa all'Asia, come nelle due Americhe. Infatti il gioco di Cameron è scoperto fin dall'inizio, con la rappresentazione della popolazione Na'vi, alti, dalla pelle azzurra e dalle orecchie appuntite, nobili guerrieri capaci di un legame con la Natura fatto di rispetto e cura, come fossero i pellerossa che furono sterminati o rinchiusi in riserve dai "prodi bianchi". Il nuovo "Avatar", al quale il regista canadese ha dedicato oltre dieci anni per prepararlo, vede l'ex marine protagonista dell'originale, rinato a nuova vita e messa su famiglia, dover fuggire dal bellino luogo ove vive con i suoi cari, per scampare alla vendetta del feroce ufficiale che nell'altro film era morto, ma ora il suo spirito abita un altro avatar, e guida di nuovo gli invasori. La famiglia arriva dai Na'vi che, invece  che nelle foreste, prospera negli oceani, alternando il proprio tempo tra fuori e dentro l'acqua: accolti non senza qualche titubanza, e comunque integratisi nei nuovi luoghi, i cinque componenti la famiglia dovranno affrontare la furia distruttrice degli umani inseguitori fino a uno scontro finale. Che Cameron conosca la macchina-cinema e i suoi meccanismi per agguantare l'attenzione dello spettatore lo sapevamo già fin dal primo "Terminator", al di là dei mezzi a disposizione, oggi di avveniristica portata, e che la sua visione cinematografica sia fatta di spettacolo e idealismo, quali la sottolineatura dell'indole autodistruttiva e sterminatrice umana, del mancato rispetto per l'Ambiente, la paura più o meno nascosta degli squilbri creati dalla tecnologia utilizzata solo per conquista e potere, sono cose che chi ha seguito la sua filmografia sa bene. Se come racconto "Avatar 2" emana non propriamente originalità, e se l'effetto-videogame, con i personaggi in larga parte ricreati con la grafica computerizzata, può anche risultare straniante ( gli unici attori in carne ed ossa presenti sono perlopiù cattivi, che siano militari o cacciatori di quei bellissimi simil-capodogli dal muso che si apre in quattro), il film comunque ripaga l'attesa, con riprese subacquee di gran presa, la tensione che, al di là di una durata non da poco (tre ore e dieci minuti) si dipana lungo la storia. E, mossa da autore, c'è spazio anche per la poetica amicizia tra esclusi, che riguarda il figlio ribelle Lo'ak e il giovane maschio dei simil-capodogli considerato un reietto: la sequenza in cui l'animale sfida paure e esitazioni dando sfogo alla propria furia per aiutare nella battaglia i Na'vi messi in difficoltà dalla crudeltà degli uomini, ricorda quei giovani incompresi da un mondo senza pietà, come James Dean, Jean Seberg, i primi Marlon Brando e Paul Newman, e rimasti eterni.

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