giovedì 26 agosto 2021


 
I NOSTRI MARITI (I, 1966)

DI LUIGI FILIPPO D'AMICO, LUIGI ZAMPA, DINO RISI

Con ALBERTO SORDI, UGO TOGNAZZI, JEAN-CLAUDE BRIALY, Nicoletta Machiavelli.

COMMEDIA 

Ne "Il marito di Roberta" un compassato quarantenne, che ha per consigliere personale il parroco, conosce e sposa una giovane bellezza che ha un po' troppa simpatia per gli abiti maschili e i passatempi non da signorina, al punto da rivelarsi poi desiderosa di cambiare sesso; nell'episodio seguente, "Il marito di Olga", una coppia giovane, circondata da fin troppe attenzioni dei parenti di lei, che invocano al più presto l'arrivo di un erede, senza tenere conto di una curiosa mancanza di interesse alle grazie della pur bella mogliettina da parte del coniuge, e nell'episodio conclusivo, "Il marito di Attilia", un vispo maresciallo dell'Arma manda un carabiniere sotto le mentite spoglie di muratore per far breccia nel cuore della moglie di un ladro latitante e quindi fare leva sulla gelosia del malvivente, anche se poi bisogna sempre tener conto del fattore umano, e ancora più di quello sentimentale... Trittico a episodi legati da un esile motivo comune, quello di coppie un po' fuori dagli schemi, "I nostri mariti", come da tradizione in questo tipo di operazioni, è diseguale, con molta differenza di ispirazione, ma anche di incisività nella realizzazione dei tre segmenti, per la firma di tre registi assai diversi tra loro. Infatti, colpisce, e oggi, cinquantacinque anni dopo la sua uscita ancora di più si nota, l'episodio "d'autore", e cioè quello di Risi, è il meno sapido dei tre, con un Tognazzi che mette più che altro mestiere nel tratteggiare il carabiniere che si innamora della popolana dal cuore d'oro. Mentre l'episodio di D'Amico, è probabilmente quello più dirompente, visto che tratta di un cambiamento di sesso a metà anni Sessanta, e la passione ottusa del personaggio di Sordi, che si ostina a non capire, né tantomeno accettare la realtà della situazione ( ma se si deve essere sinceri, né la moglie e né il contorno di madre e zie sono dipinti con simpatia, visto che hanno taciuto molto sulla vera natura della ragazza, o, perlomeno, le sue tendenze), è seguita con partecipazione: così come il minifilm centrale, quello di Zampa, è quello più carico di sottile velenosità, dipingendo una provincia ipocrita e di false apparenze, in cui, tra le righe, si racconta di come, purché non se ne parlasse in giro, si potesse accettare un'omosessualità in famiglia, arrivando a dare il benvenuto a un figlio fatto con un altro uomo, usato per la procreazione e non per altro, pur di mettere a tacere le voci di paese. Nel cast, oltre a un Sordi sospeso tra frustrazione e tremebonda speranzosità, si distinguono sia Nicoletta Machiavelli, sposa non troppo femminile, e Jean-Claude Brialy, per la forte ambiguità che inocula nel suo personaggio .





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