lunedì 11 febbraio 2019

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THE MULE- Il corriere ( The Mule, USA 2018)
DI CLINT EASTWOOD
Con CLINT EASTWOOD, Bradley Cooper, Dianne Wiest, Michael Pena.
DRAMMATICO
A ottantotto anni non deve essere semplice fare molte cose, figuriamoci dirigere un film, con tutto il trambusto che comporta: e, nonostante avesse detto che non sarebbe più apparso sullo schermo dopo "Di nuovo in gioco", del 2012, commediola innocua, con una discreta prova sua, ma nulla più, Clint Eastwood torna protagonista, in un'opera, la sua trentottesima regia cinematografica, in cui narra, romanzandola, la storia tratta dal vero del più anziano trafficante di droga mai esistito, Leo Sharp ( che nel film si chiama Earl Stone), il quale prestò servizio presso un cartello messicano di narcotrafficanti, riuscendo a portare diversi carichi di droga proprio perchè nessuno avrebbe mai sospettato di un ultraottuagenario con un pick-up. Alcuni critici lo hanno già battezzato come vagamente senile, e forse un titolo minore della filmografia eastwoodiana; e, guardando come per una buona metà la pellicola dipinga la situazione al limite dell'assurdo, per cui il personaggio principale trasporta droga per usare a fin di bene i proventi, i criminali sembrano quasi alla buona, considerando che i narcotrafficanti sono tra i più crudeli delinquenti esistenti, a tratti può parere un lavoro con delle pecche, rispetto a come ci ha abituato negli ultimi trent'anni il vecchio Clint. E, per certi versi, per un pò, può sembrare di trovarsi di fronte ad un racconto baldamente immorale, con un protagonista egoista, preoccupato solo della mondanità e dei propri piaceri: ma è nella traccia personale impressa alla svolta della trama, ed al coraggio di dipingere un personaggio troppo concentrato su di sè, che "The Mule" trova il proprio senso, e il proprio apice nella splendida, toccante scena dell'ospedale ( senza melensaggini ricattatorie, ma una sincera scena d'amore concreto quanto tardivo). E la scelta che riscatta il tutto, chiudendo la storia, rimanda ad una forma di idealismo di cui oggi si fatica a ricucire i tessuti; anche nella scelta del cast, rimettendo volti già noti al cinema di Eastwood ( Bradley Cooper, Laurence Fishburne, Loren Dean), quasi a celebrare un probabile passo d'addio al pubblico, che si congeda dai titoli di coda con almeno un minimo di groppo in gola. Ha detto basta Robert Redford, forse è il "goodbye" del granitico Clint: è un mondo che finisce, che ci ha accompagnati e definiti, al quale abbiamo guardato con emozione, affetto e voglia di sognare. Via via abbiamo salutato altri giganti, il cinema continuerà,  ma per chi lo ama, sapere che difficilmente vedremo altre volte questi volti in nuove storie, non è mai facile.

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