sabato 18 dicembre 2021


 
CRY MACHO (Cry Macho, USA 2021)

DI CLINT EASTWOOD
Con CLINT EASTWOOD, Eduardo Minett,
COMMEDIA/DRAMMATICO/AVVENTURA
Non lo ferma nemmeno la pandemia, figuriamoci l'età: passata la novantina, Clint Eastwood continua a girare film al ritmo di uno all'anno, più o meno, e, seppure ai tempi di "Gran Torino" aveva fatto girare la voce che sarebbe stata la sua ultima interpretazione, si prende pure il lusso di stare di fronte alla macchina da presa. Il suo ultimo lavoro, che è la regia numero
venticinque della sua carriera, è l'adattamento cinematografico di un romanzo di N.Richard Nash , in cui un vecchio ex campione di rodeo viene assoldato, per bisogno di soldi, da un ricco uomo d'affari affinché si rechi in Messico a prendere suo figlio, e sottrarlo alla madre, che in pratica è una capo gang. Benché sembri complicata assai l'impresa, il protagonista riesce a farsi seguire dal ragazzo, che si porta sempre dietro un gallo da combattimento chiamato "Macho": tra il vecchio e il giovane nasce un rapporto forte, con il secondo che sviluppa una fiducia inedita in un altro essere umano, e, seppure il viaggio sia costellato di complicazioni, tra auto che vengono rubate, scagnozzi alle calcagna e inevitabili momenti del dunque, ci sarà l'occasione anche dell'incontro con una bella signora messicana che accoglierà e metterà al riparo i due fuggiaschi. Picaresco nell'anima, sia per struttura che per spirito, "Cry Macho" non è uno dei lavori maggiori diretti da Eastwood, semmai un'operina che cerca la leggerezza, con una venatura romantica di fondo ( il finale è spiccicato a quello di "Avengers:Endgame", fateci caso): anche se i suoi novantun anni cominciano ad avere il loro peso sul tosto Clint (in effetti molto più in là con gli anni di quanto il ruolo richieda), coglie comunque un'occasione al volo per spianare la pistola almeno una volta nella storia e fa brillare gli occhi a una bella donna. E tuttavia, quello che del film conquista, è la riflessione sulla dichiarazione d'amore alla vita in cui questo lungometraggio consiste, nello sguardo che rimane meravigliato, pur con nove decenni addosso, verso il sorriso di una bambina o una carezza a una bestiola, e a ogni volta che sorge il sole o cala la penombra della sera. E si lascia la sala con un moto d'affetto verso questa quercia d'uomo quasi secolare.

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