BRIGHT ( Bright, USA 2017)
DI DAVID AYER
Con WILL SMITH, JOEL EDGERTON, Lucy Fry, Noomi Rapace.
FANTASTICO/AZIONE
In un mondo alternativo, esseri umani convivono con elfi, orchi e fate, ma il tutto è organizzato in una scala sociale che vede uomini ed elfi al vertice, e gli orchi minoranza razziale che occupa i gradini più bassi: quando il piedipiatti Ward (Will Smith) si ritrova come compagno di pattuglia un orco, Jakoby, gli attriti tra i due non tardano ad emergere; anche perchè un orco spara all'umano, senza ucciderlo, e il collega sembra non aver fatto di tutto per fermarlo. Ma gli eventi precipitano quando i due poliziotti si ritrovano davanti ad una strage, compiuto forse da un "Bright", cioè un essere speciale che riesce ad usare la magia, tramite una speciale bacchetta luminosa: c'è un complotto per sovvertire le cose e i due prendono in custodia un'elfa accusata della carneficina. L'idea di imprimere una connessione con la società di oggi ad un racconto fantastico non era male, ma è evidente, avendo visto anche "Suicide Squad" che la dimensione fantasy non è consona al cinema di Ayer: il quale aveva girato un buon film di guerra con "Fury", ma sembra a disagio con ciò che è da gestire tra sprazzi di inverosimile e canoni di irreale. Dove altri cineasti più in tono con queste chiavi narrative avrebbero avuto ampio campo di gioco, Ayer rende le cose macchinose, contorte, opprimenti. E gira un thriller a sfondo soprannaturale con poca luce, situazioni ripetitive e personaggi non benissimo definiti: se tra Smith ed Edgerton, quest'ultimo irriconoscibile sotto il trucco da orco grigio, certi dialoghi possono anche funzionare, Noomi Rapace e Edgar Ramirez sono alle prese con le peggiori e più trascurabili prestazioni della loro carriera, in personaggi monodimensionali. Prodotto esclusivamente per Netflix, con tutti i crismi della grossa produzione per il cinema, rappresenta il primo deciso passo per il kolossal on demand: ma si poteva partire meglio assai...
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