L'UOMO VENUTO DALL'IMPOSSIBILE ( Time after time, USA 1979)
DI NICHOLAS MEYER
Con MALCOLM MCDOWELL, Mary Steenburgen, David Warner, Charles Cioffi.
THRILLER/FANTASCIENZA
Abbiamo visto più versioni de "La macchina del tempo", lungometraggi di fantascienza che narrano il viaggio tra dimensioni temporali del protagonista H.G. Wells, fino ad un futuro apparentemente estatico in cui i perfetti "Eloi" fungono da pietanza per i mostri sotterranei Morlock, veri padroni del futuro. Qua, il marchingegno che permette di spostarsi lungo decadi e secoli, c'è, ma ci si infila un amico di Wells che si proietta alla fine degli anni Settanta: non tanto, a turbare l'inventore, è il fatto che l'uomo sia un medico stimato, ma il problema è che questi sia in realtà Jack lo Squartatore, e si accinga a ripetere le sue malefatte anche nel mondo del Domani. Per cercare di riparare al guaio, anche H.G. si lancia nel viaggio intertemporale, e, ovviamente, si ritroverà stranito in mezzo ad automobili, ascensori, e altre diavolerie del XX secolo. La parte più interessante de "L'uomo venuto dall'impossibile" è il reincontro tra i due uomini del passato, con il malvagio che gli spiega come si trovi a proprio agio in un mondo che è cattivo quanto lui, scosso dalla violenza e dall'aggressività, mentre l'uomo di scienza è affranto nel constatare che l'evoluzione non ha migliorato gli esseri umani. Però, specie nell'ultima parte, la logica va a farsi benedire, la sceneggiatura fa di Wells una figura troppo ingenua, e un eroe troppo inerme, e non sta nè in cielo, nè in terra, il confronto con un killer seriale grosso il doppio di lui che si dà alla fuga, inseguito dal protagonista. Per quanto riguarda gli attori, se David Warner attraversa con aria sorniona e dà tocchi di maligno compiacimento al suo "Jack the Ripper", Mary Steenburgen è alle prese con un personaggio femminile che pare scritto con una bella dose di misoginia, in quanto non riesce a non fare una cosa stupida dietro l'altra, mentre Malcolm McDowell è uno scipito Wells. Idea buona, svolgimento di poco sapore: e gli effetti speciali del viaggio nel tempo, in un 1979 in cui era coevo "Star Trek-Il film" e già era uscito il primo "Guerre stellari", sono veramente poca cosa.
DI NICHOLAS MEYER
Con MALCOLM MCDOWELL, Mary Steenburgen, David Warner, Charles Cioffi.
THRILLER/FANTASCIENZA
Abbiamo visto più versioni de "La macchina del tempo", lungometraggi di fantascienza che narrano il viaggio tra dimensioni temporali del protagonista H.G. Wells, fino ad un futuro apparentemente estatico in cui i perfetti "Eloi" fungono da pietanza per i mostri sotterranei Morlock, veri padroni del futuro. Qua, il marchingegno che permette di spostarsi lungo decadi e secoli, c'è, ma ci si infila un amico di Wells che si proietta alla fine degli anni Settanta: non tanto, a turbare l'inventore, è il fatto che l'uomo sia un medico stimato, ma il problema è che questi sia in realtà Jack lo Squartatore, e si accinga a ripetere le sue malefatte anche nel mondo del Domani. Per cercare di riparare al guaio, anche H.G. si lancia nel viaggio intertemporale, e, ovviamente, si ritroverà stranito in mezzo ad automobili, ascensori, e altre diavolerie del XX secolo. La parte più interessante de "L'uomo venuto dall'impossibile" è il reincontro tra i due uomini del passato, con il malvagio che gli spiega come si trovi a proprio agio in un mondo che è cattivo quanto lui, scosso dalla violenza e dall'aggressività, mentre l'uomo di scienza è affranto nel constatare che l'evoluzione non ha migliorato gli esseri umani. Però, specie nell'ultima parte, la logica va a farsi benedire, la sceneggiatura fa di Wells una figura troppo ingenua, e un eroe troppo inerme, e non sta nè in cielo, nè in terra, il confronto con un killer seriale grosso il doppio di lui che si dà alla fuga, inseguito dal protagonista. Per quanto riguarda gli attori, se David Warner attraversa con aria sorniona e dà tocchi di maligno compiacimento al suo "Jack the Ripper", Mary Steenburgen è alle prese con un personaggio femminile che pare scritto con una bella dose di misoginia, in quanto non riesce a non fare una cosa stupida dietro l'altra, mentre Malcolm McDowell è uno scipito Wells. Idea buona, svolgimento di poco sapore: e gli effetti speciali del viaggio nel tempo, in un 1979 in cui era coevo "Star Trek-Il film" e già era uscito il primo "Guerre stellari", sono veramente poca cosa.
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