L'UOMO CHE VISSE NEL FUTURO
( The time machine, USA 1960)
DI GEORGE PAL
Con ROD TAYLOR, Yvette Mimieux, Alan Young, Sebastian Cabot.
FANTASCIENZA
Il classico della fantascienza letteraria di George H. Wells "La macchina del tempo" ha ispirato più volte sceneggiatori e produttori cinematografici, ed è stato un buon successo anche la versione dei primi anni Duemila che vedeva Guy Pearce nei panni del viaggiatore del tempo protagonista. Questa è quella più celebre, che negli anni ha raggiunto lo status di cult per molti cinefili, e venne apprezzata da molti appassionati di fantascienza all'uscita: certo, rivisti oggi gli effetti speciali della pellicola sono piuttosto datati, per non dire delle fattezze dei mostruosi Morlock ( il cui volto è simile al bambino-killer di "Phenomena"). Però il lato romantico dell'avventura, con lo scienziato che decide di riprendere il viaggio per amore della bella Eloi cui ha insegnato ad abbandonarsi al sentimento ha il suo peso, e rende gradevole la visione di questo adattamento delle pagine di Wells. Curiosamente, semmai, al giorno d'oggi può suscitare una chiave di lettura che contempla i "perfetti" Eloi vivere in una sorta di indifferenza perpetua, come fosse una metafora delle attuali società, composte di gente che vive in un mondo effimero di social network, tralasciando le cose reali e concrete accanto, e gli orridi Morlock come quelli che li "pilotano" verso un viaggio senza ritorno. Rod Taylor come scienziato è relativamente credibile, meglio come uomo d'azione coinvolto nella lotta scatenata contro i mostri cannibali per scuotere l'ebete paciosità degli abitanti del "mondo di sopra", e George Pal conferma, dopo "La guerra dei mondi", una visione volenterosa ma per certi versi limitata del mondo del fantastico che comunque amava.
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