IL RACCONTO DEI RACCONTI - Tale of tales
(I/F/GB 2015)
DI MATTEO GARRONE
Con SALMA HAYEK, TOBY JONES, VINCENT CASSEL, SHIRLEY HENDERSON.
FANTASTICO
Progetto ambizioso, coproduzione tra Italia, Francia e Gran Bretagna, il kolossal che Matteo Garrone ha tratto dall'opera di Giambattista Basile ha avuto un'accoglienza discreta da parte della critica, alla sua uscita, e, senza raccogliere cifre notevoli, ha visto un'affluenza relativamente buona di pubblico. Dalla raccolta di novelle seicentesca, Garrone ed i suoi tre co-sceneggiatori hanno estrapolato tre storie: "La cerva", in cui una regina che non ha avuto figli è infelice, ed il suo consorte si sacrifica, dando retta ad un negromante, cacciando un drago marino per farne mangiare il cuore alla sposa, affinchè dia alla luce un bimbo; ma la sorte è beffarda, e per via dei vapori della cottura dell'organo del mostro, anche una serva rimane incinta e partorisce un bambino con il quale, il giovane principe ha in comune una forte somiglianza, oltre al giorno di nascita, ed un'empatia impressionante, scatenando la furia della regina; "Le due vecchie", che narra di un re vizioso che perde la testa sentendo cantare una donna del popolo, e la corteggia senza vederla: ma è una vecchia, che vive con la sorella, e inganna il regnante, passando al buio una notte con lui, per poi venir scaraventata dalla finestra nel bosco sottostante alla scoperta della frode. Una strega che la trova mezza moribonda la allatta, e la fa ringiovanire miracolosamente, facendo sì che il re, a caccia, la incontri e la prenda in moglie; "La pulce", nel quale un altro re nutre una pulce fino a farla diventare grande come un grosso cane, e quando muore, per accontentare la figlia che vuole prender marito, indice un indovinello per cui, chi indovina di quale animale sia la pelle che fa tendere in un salone, ma sarà un orco solitario il vincitore della tenzone. La cura con cui Garrone ha allestito questa sua ottava regia è ineccepibile: la qualità di costumi, scenografie, fotografia, gli effetti speciali delle creature, di prim'ordine, intessute da un commento musicale moderno e funzionale, ha meritato i molti premi ottenuti dalla pellicola. E il cast di peso, con volti internazionali ( anche chi, come John C. Reilly, ha pochissime scene), e nostrani, come Massimo Ceccherini, Alba Rohrwacher, che appaiono quasi di sfuggita in parti minori, aiuta il disegno della regia con uno stile di recitazione marcata ma consona alla dimensione fantastica del racconto. Però, la cupezza di fondo di fiabe nate dalla tradizione popolare, con un impasto di fantasia, crudeltà ed erotismo pervade la visione che risulta più cerebrale che sentita: e, alla fine, si rimane più ammirati per la messa in scena di alto livello, che appassionati o stuzzicati dall'effetto di una favola che si traduca in metafora. Sarebbe bello anche qualcosa tratto dalle "Fiabe italiane" di Italo Calvino, ma chissà se a qualche regista verrà voglia di mettervi mano.
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