martedì 2 gennaio 2018

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NAPOLI VELATA ( I, 2017)
DI FERZAN OZPETEK
Con GIOVANNA MEZZOGIORNO, Alessandro Borghi, Anna Bonaiuto, Peppe Barra.
DRAMMATICO/THRILLER
"Ma tu pensi al grande amore, alla passione....ma pensa a campà!", dice un personaggio traducendo alla spiccia la propria filosofia di vita. A suo dire, Ferzan Ozpetek ha in mente una trilogia con il nome di una città nel titolo del film: se ciò fosse, dopo "Rosso Istanbul" dell'anno scorso, questo "Napoli velata" sarebbe il segmento centrale. L'ambientazione che il regista con due patrie ( è turco, ma da anni lavora in Italia ed è naturalizzato italiano) ha scelto, assieme ai suoi sceneggiatori Gianni Romoli e Valia Santella, la Napoli dei palazzi borghesi, con una sola scena che si svolge nella  Napoli "di strada" come un pò canonicamente il cinema ci ha tante volte presentato, e peraltro tale sequenza è piuttosto cruciale. Nel film si narra di Adriana, che ad una cena a casa di amici, conosce un uomo più giovane, Andrea, piuttosto intraprendente, con il quale passa una notte infuocata e che potrebbe essere l'inizio di una relazione: ma il giorno dopo, la donna, medico legale, ha la bruttissima sorpresa di trovare sul tavolo di lavoro il cadavere martoriato del ragazzo, il quale, pare, avesse frequentazioni non raccomandabili, e trafficasse in cose losche. Da lì in poi, le cose si complicano sempre di più, minacciando la salute mentale della protagonista. La dodicesima pellicola diretta da Ozpetek, che negli ultimi anni aveva riscontrato un interesse sempre più relativo da parte di pubblico e critica, dopo il clamore del decennio precedente, è un lavoro di cui diversi aspetti affascinano lo spettatore, dal clima di sospetto che aumenta, via via che il film scorre, dal rompicapo che attanaglia il personaggio principale, le scene di sesso potenti, "vere" ( sarà un caso che le più belle e naturali scene erotiche del cinema italiano degli ultimi trent'anni riguardino Giovanna Mezzogiorno, vedi anche "Vincere" di Bellocchio?) e la bravura di diversi interpreti in campo, come una Mezzogiorno intensissima, una sarcastica Anna Bonaiuto ed un divertente Peppe Barra; ad attenuare l'entusiasmo, va detto che ad un certo punto si prova la sensazione che la pellicola stia tergiversando e non abbia idea di come proseguire, che ci sono alcuni personaggi del tutto superflui (quello di Luisa Ranieri su tutti) o appena abbozzati ( quelli della Sastri e della Ferrari), e che la sceneggiatura tenda a confondersi non poco. Su tutta l'ultima parte, che fa benissimo a non chiarire del tutto le cose, perchè l'ambiguità ed il mistero sono caratteristiche che il regista ha intenzionalmente incentivato come visione della città che ospita la storia, ma che al riaccendersi delle luci in sala coglie più di uno spettatore con l'aria fortemente perplessa, ognuno tragga la propria interpretazione. Da cinefilo, posso suggerire che la visione de "Il profumo della signora in nero" di Francesco Barilli, thriller oscuro e scabroso degli anni Settanta, del quale viene rifatta, in pratica, una scena decisiva, potrebbe dare una chiave molto esplicativa per decifrare la conclusione...

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