L'ECCEZIONE ALLA REGOLA ( Rules don't apply, USA 2016)
DI WARREN BEATTY
Con LILY COLLINS, ALDEN EHRENREICH, WARREN BEATTY, Matthew Broderick.
DRAMMATICO/COMMEDIA
Di Howard Hughes si è detto molto, ma uno dei grandi misteri americani del XX secolo continua ad affascinare la gente di cinema: Warren Beatty, che sia davanti, che dietro alla macchina da presa, si è sempre preso il lusso di dettare i propri tempi per presenziare sugli schermi, è tornato a dirigere un nuovo lungometraggio, prendendosi la parte del miliardario che fu importante per la settima arte, e allo stesso tempo, dette segni di grande squilibrio mentale, alimentando leggende e chiudendosi in una sorta di fantomatico segreto fino alla fine dei suoi giorni. Ambientato tra il '59 ed il '64, tra Acapulco, la California e l'Arizona, "Rules don't apply" ( il titolo originale e quello italiano sono in un certo senso antitetici, perchè accennano entrambi sia a Hughes che all'aspirante attrice Marla Mabrey, ma da un punto di vista diverso, di approccio al racconto) narra il sempre più avvitato delirio di Hughes tra le transazioni circa le principali compagnie aeree americane, la selezione di nuove future star ( o ragazze da destinare ad un ideale harem), e la difficoltà di chi gli stava intorno. Presentato come una dramedy sulla solitudine di un uomo di sterminato Potere, il quinto titolo da regista di Beatty funziona al meglio quando inclina al melò, sulla storia d'amore a tre tra Hughes, la Mabrey e l'uomo di fiducia del primo, Frank Forbes: e se formalmente ci troviamo di fronte ad un film diretto fluidamente, ben confezionato ( soprattutto per quanto riguarda musiche e fotografia), e punteggiato da attori importanti in ruoli di contorno, come Alec Baldwin, Matthew Broderick, Oliver Platt, Annette Bening, l'impressione è che se questo lungometraggio fosse uscito più di quarant'anni fa, qualcuno avrebbe gridato al capolavoro, e oggi l'effetto è un pò demodè. Sul piano attoriale, se Beatty gioca tra penombre e rare uscite in piena luce, per mantenere l'alone di mistero su Hughes ( molto edulcorato, comunque, rispetto al ritratto che ne fece Scorsese in "The Aviator"), Lily Collins figura molto meglio di Alden Ehrenreich ( che vedremo a breve nei panni del giovane Han Solo, ma non sembra possedere nè il carisma, nè la sfrontatezza naturale dell'Harrison Ford dei tempi). La cosa che rimane di più impressa, infine, di questa pellicola, forse proprio perchè firmata da un antico maestro della seduzione quale Warren Beatty, è una specie di dichiarazione d'amore all'Amore, quello più vero e invincibile, che regge alle pause del Tempo, e agli sfregi che i momenti di debolezza possono infliggergli, agli annunciati addii, e alle vaghezze di intenti degli esseri umani in questione.
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