SUBURBICON ( Suburbicon, USA 2017)
DI GEORGE CLOONEY
Con MATT DAMON, JULIANNE MOORE, Noah Jupe, Oscar Isaac.
COMMEDIA/DRAMMATICO/GROTTESCO
Gli USA degli anni Cinquanta, come insegna "American Graffiti", ma anche "Happy Days", al cinema o in tv ce li hanno spesso raccontati come un periodo ingenuo, felice e spensierato: in realtà, così come ogni fase storica, tale periodo ha le sue consistenti e pesanti ombre. Ad esempio, proprio alla fine di quella decade, in una cittadina modello, denominata appunto Suburbicon, scoppia un problemino quando i nuovi vicini di casa di una famiglia della media borghesia sono neri, e ciò disturba il pacioso tran tran apparente del quartiere: che poi, sotto sotto, cova un'atmosfera malevola che vede piani loschi, truffe che culminano con la progettazione di delitti, un istinto omicida generato da un'ottusità mischiata all'avidità nel formare un cocktail micidiale di malvagità impensata. Se ciò vi ricorda "Fargo" non avete tirato lontano: infatti, la sceneggiatura originaria di "Suburbicon" è stata buttata giù proprio dai fratelli Coen una trentina di anni fa, e George Clooney ha deciso di farne il suo sesto film da regista. Il divo di "Out of sight" ha dimostrato una personalità interessante anche dietro la macchina da presa, anche se non sempre i titoli che ha firmato sono risultati convincenti alla stessa maniera (ma uno solo è sostanzialmente superfluo, il secondo, "In amore niente regole", omaggio alla comedy anni Cinquanta che però divertiva abbastanza poco); accolto abbastanza freddamente dalla critica, questo nuovo lungometraggio si tramuta da una commedia satirica ad una carneficina via via che il finale si avvicina, e appunto come il film del '96 dei Coen dipinge un mulinello di violenza e cattiveria che si fa sempre più vorticoso. Semmai, quello che lascia perplessi è la tematica razziale che sembra fungere più che altro da innesco, ma la storia prende altre strade, pur mantenendo aperto tale discorso, ma distraendosene più volte: e se si voleva far sorridere acidamente, il tono non viene azzeccato spesso. Formalmente, un'opera più volenterosa e corretta che riuscita: nel cast, oltre al doppio ruolo sostenuto da Julianne Moore, da apprezzare il coraggio di una star come Matt Damon che si accolla un personaggio capace, veramente, di ogni nefandezza.
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