mercoledì 27 dicembre 2017

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LA BATTAGLIA DEI SESSI ( Battle of the sexes, USA 2017)
DI JONATHAN DAYTON e VALERIE FARIS
Con EMMA STONE, STEVE CARELL, Andrea Riseborough, Austin Stowell.
COMMEDIA/DRAMMATICO/BIOGRAFICO
Nel 1973, in pieno flusso ascendente dopo la rivoluzione sessuale, e nel vivo del femminismo, lo "scontro" tra i due sessi era più che mai sulla bocca di tutti, riempiva giornali e trasmissioni televisive, ed era un argomento assai caldo: quell'anno, si svolse in America un match di tennis tra un ex- campione della terra rossa, Bobby Riggs, e la campionessa mondiale femminile di tale sport, Billie Jean King. L'evento fu fortemente voluto dall'uomo, che, a giudicare da come il film lo rappresenta, era un abile venditore di se stesso, e doveva rientrare di pesanti perdite economiche, e la giovane atleta, scoprì il suo vero orientamento sessuale, innamorandosi di un'altra donna, nonostante fosse sposata, durante la preparazione dell'incontro. "La battaglia dei sessi", come fu gagliardamente battezzata la manifestazione, captò l'attenzione di novanta milioni di spettatori, e il film, diretto a quattro mani da Jonathan Dayton e Valerie Faris, che tanto buona impressione avevano fatto undici anni fa con "Little Miss Sunshine" ne racconta sia come i due sportivi vissero il prima e il durante il match, sia come tv e ambiente sportivo affrontarono la cosa, per averne maggior profitto possibile, ma anche, senza specificarlo, sperare nello sminuire l'ascesa femminile. I due registi confermano di saper sottolineare la deriva baracconesca di una certa America, che vende un'immagine di paese con grandi opportunità per tutti, corredando le operazioni di fastose cornici a forte rischio del ridicolo, ma tra le righe facendo emergere un conservatorismo ringhioso e malevolo: il lavoro psicologico sui personaggi è ben reso, anche se paiono giovarne maggiormente i personaggi secondari, quali l'amante della King, interpretata da Andrea Riseborough, il marito della stessa, che ha il volto di Austin Stowell, ed il pezzo grosso della federazione, non esente da ipocrisia, ma alla fine coscienzioso di Bill Pullman. Lungo due ore ma fluido, forse non sfrutta tutte le potenzialità della storia, ma racconta con scioltezza un frammento di recente Storia del costume in realtà mettendo in scena la costruzione di un evento sportivo di portata internazionale.

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