L'ORDINE DELLE COSE ( I/F/TUN 2017)
DI ANDREA SEGRE
Con PAOLO PIEROBON, Giuseppe Battiston, Valentina Carnelutti, Fabrizio Ferracane.
DRAMMATICO
Data la concomitanza con la questione ius soli, e le cronache perpetue di sbarchi di immigrati dall'Africa, si potrebbe quasi definire un'instant-movie, questa pellicola che racconta la missione di un emissario governativo, ex-poliziotto, Corrado, che va in Libia per cercare un accordo con la guardia costiera locale, e con militari del paese africano, per un deciso rallentamento del flusso di profughi. Lo aiuta nella trattativa il collega Luigi, che conosce da molto, e che sa muoversi nel complicato intreccio di rapporti tra gli avidi controllori delle coste ( perchè, benchè indossino divise regolari, è con rappresentanti di clan dalla mentalità tribale che l'Europa là è costretta a trattare): mentre visita, assieme ad altri funzionari di paesi europei uno dei centri in cui sono trattenuti diverse persone che cercavano di allontanarsi dal continente africano, il protagonista viene avvicinato da una giovane donna, che lo implora di portare una chiavetta ad una persona a Roma, per essere aiutata a raggiungere la Finlandia, ove la aspetta il marito. Il cuore del film di Segre, che viene dal mondo del documentario, e la cosa si avverte nelle inquadrature, nei ritmi narrativi e nel modo di inquadrare luoghi e persone, è appunto questo: quando ci si confronta con le masse relativamente astratte di "migranti" è più semplice alzare una barriera di indifferenza, è quando si viene a contatto diretto con qualcosa che possa scatenare il celeberrimo "fattore umano", che il tutto si può complicare. "L'ordine delle cose" (titolo che fa riferimento sia alla pignoleria personale del protagonista, sia a un sistema che prescrive inesorabilmente privilegi e privazioni) si conferma un'opera seria anche approdando ad un finale amaro, che ricorda come, nonostante ogni sussulto di coscienza, che cambia prospettive e aspetto emotivo, distogliere sguardo e interesse sia la via più facile per mantenere lo status quo. Bravissimo Paolo Pierobon, che, pur attivo da diversi anni, al cinema aveva avuto poche occasioni per mettersi in mostra, e da apprezzare i vari volti importanti, da Battiston alla Carnelutti, a Citran, per come si mettono a disposizione in ruoli secondari e comunque utili nell'economia di un racconto realista e compostamente impietoso con il nostro comodo privilegio di condizione.
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