mercoledì 29 ottobre 2014


NIENTE DI GRAVE,SUO MARITO E' INCINTO
(L'évenèment le plus important,depuis que l'homme a marché sur la Lune,F 1974)
DI JACQUES DEMY
Con MARCELLO MASTROIANNI,CATHERINE DENEUVE,Micheline Presle,Mireille Mathieu.
COMMEDIA
Un uomo incinto? Ma siamo sicuri? E com'è potuto succedere? Al povero istruttore di scuola guida interpretato da Marcello Mastroianni,tocca anche l'accusa di essere andato con un uomo,dalla moglie incredula Catherine Deneuve,che fa la parrucchiera,e non riesce ad accettare la sbalorditiva novità. Commedia tendente al grottesco,ma soft,firmata Jacques Demy,punzecchia la morale vigente, mettendo in scena un paradosso,facendo linguacce a femminismo,mito del Maschio forte,perbenismi vari e soloni della medicina che dicono tutto ed il contrario di tutto con la medesima,saccente e granitica compattezza.Se Demy intendeva fare della satira,forse,può essere,che al momento dell'uscita della pellicola,qualcosa mordicchiasse,qua e là. Oggi sembra più che altro un veicolo per i due divi che erano impegnati in appassionato mènage sentimentale in quel periodo,con Mastroianni diligente,ma vistosamente non convintissimo del ruolo e del film,e la Deneuve non perfettamente a fuoco in versione brillante.Leggerino,senza troppe pretese, un pò pedante nella narrazione,ma se appunto l'intenzione era quella di bucare ai fianchi gli obbiettivi nel mirino di cui prima,missione fallita e non poco.

lunedì 27 ottobre 2014


GUARDIANI DELLA GALASSIA (Guardians of the Galaxy,USA 2014)
DI JAMES GUNN
Con CHRIS PRATT,ZOE SALDANA,Dave Bautista,Lee Pace.
FANTASCIENZA
Nati nel 1969 da Arnold Drake ai testi,e Gene Colan alle matite, e conosciuti,perlopiù,dai più assidui conoscitori dell'Universo Marvel,fino agli ultimi anni,in cui la formazione del gruppo è cambiata ed è praticamente quella vista nel film,"I Guardiani della Galassia" si sono rivelati un affarone,sul grande schermo:con attori noti,più nei ruoli secondari che in quelli principali,tranne Zoe Saldana (ma tra i doppiatori del procione stellare Rocket Raccoon e della creatura arborea Groot,in originale,ci sono Bradley Cooper e Vin Diesel),e la regia di James Gunn,finora apprezzato più dalla critica che dal grande pubblico, il nuovo film prodotto dalla Marvel ha conquistato le platee,e minaccia di essere il lungometraggio più remunerativo di un anno non indimenticabile per i numeri del box-office. Costruito come un'avventura a forte componente umoristica che sferraglia baldanzosa a suon di innesti pop,e forte,tra l'altro,di una colonna sonora notevole (l'utilizzo di "Moonage day-dream" di David Bowie è perfetto),il kolossal di fantascienza è divertente: graficamente accurato,e a metà tra la fascinazione di un mondo similare a quello del lucasiano "Star wars" e un'epopea interstellare che può generare un altro cosmo di fantasia,intrattiene per due ore, forse peccando leggermente riguardo il cattivo Ronan,non tra quelli elaborati meglio,essendo un generico tiranno con ambizioni qualsiasi,tipo dominare un sistema stellare. In opposto,il personaggio più riuscito,si potrebbe dire che sia il poetico Groot,forza della Natura che esprime una sola frase ("Io sono Groot"),da decifrare a seconda dell'intonazione:"sporca" cinquina apparentemente scombinata,il gruppo di eroi per caso,secondo la filosofia marvelliana, può funzionare meglio di gente nata per vincere,e, anche se spesso il tono è appunto ironico a piene mani, al momento giusto i personaggi superano diversità e compatibilità caratteriali,in nome del Bene Comune.Si annuncia già un rapido sequel,e fa riflettere il fatto che ,da caratteri meno celebri dei vari Spider-Man,Capitan America,Iron Man & co., si sia potuto creare una macchina da soldi come questa. Chissà se i tycoon della Casa delle Idee ha fatto più che un pensierino sui vari Shang-Chi,Luke Cage,i Difensori.....

domenica 26 ottobre 2014


TUTTO PUO' CAMBIARE ( Begin again,USA 2013)
DI JOHN CARNEY
Con KEIRA KNIGHTLEY,MARK RUFFALO,Hailee Steinfeld,Catherine Keener.
COMMEDIA/SENTIMENTALE
Lei è un'inglese che vive a New York,ma pensa di aver fatto il suo tempo lì:rimasta nella città che non dorme mai dopo la fine di una relazione con un ragazzo che l'ha abbandonata per dedicarsi ad una vita da pop star,scrive canzoni che non vorrebbe far sentire a nessuno,è scontrosa e bellina,ma si è chiusa.Lui è un produttore musicale che ha avuto un grande momento,ma si è sputtanato la carriera,la vita familiare e il domani,e arranca tra un post-sbornia e un ritardo sul lavoro.Si incontrano per caso, perchè l'uomo capita in un locale in cui la ragazza è praticamente costretta ad eseguire un suo pezzo da un amico,e nel sentirla, egli immagina come verrebbe il brano riarrangiato a dovere,e "sente" il talento.Un avvio da dramma sentimentale come "Luci della ribalta",un prosieguo da commedia rosa confetto,con i due protagonisti che si aiutano a vicenda,tra scontri e appoggi morali, e tutto sembra riprendere quota,compresi rilanci e soddisfazioni nei campi dei sentimenti:ma attenzione,benchè fin dal manifesto si possa sospettare di trovarsi al cospetto della solita commediola in cui un uomo ed una donna scoprono di non poter far altro che innamorarsi,dopo varie scaramucce, "Tutto può cambiare" è un'operina svelta e dotata di una piacevolezza non comune,a metà tra l'amarognolo e il dolciastro,che può far sollevare un sopracciglio. Aggraziato e spiritoso,ma senza cercare la battuta a effetto, il film conta su discrete musiche pop,una buona interpretazione,soprattutto da parte di Ruffalo e la Knightley,e l'approdo è un finale non scontato, come si poteva invece paventare.Perchè a volte quel crinale tra l'attrazione,l'affetto e qualcosa di più,va lasciato tale,e in uno sguardo si dicono tante cose,e forse certi rapporti vanno lasciati sfumare in una certa maniera,per non sciupare il bello che hanno infuso, e per quel che lasciano.

venerdì 24 ottobre 2014


FANTOZZI-IL RITORNO (I,1996)
DI NERI PARENTI
Con PAOLO VILLAGGIO,MILENA VUKOTIC,Anna Mazzamauro,Gigi Reder.
COMICO
L'atto nono delle tragicomiche disavventure di Ugo Fantozzi è giunto tre anni dopo l'ottavo,"Fantozzi in Paradiso",che aveva un pò risollevato il livello della serie: tranne forse "Fantozzi va in pensione",dopo il quarto,era precipitata verso un umorismo scadente e ripetitivo che non faceva bene alla ormai distinguibile maschera del ragioniere più disgraziato del cinema. Fu l'ultimo per Gigi Reder,lo storico collega Filini,che scomparve due anni dopo,e l'ultimo diretto da Neri Parenti,che aveva aiutato Villaggio a rilanciare il personaggio, dal 1981. Per essere un ennesimo capitolo di una serie che probabilmente aveva già dato l'essenziale con i primi tre film,non siamo nemmeno di fronte a un obbrobrio:meno episodico di altri, con tre o quattro linee narrative, rimette in scena attori collaudati quali, oltre allo stesso protagonista,Milena Vukotic e Anna Mazzamauro,che viaggiano con il pilota automatico.Per dirla tutta,in alcune occasioni si ridacchia pure,anche se non sempre siamo alle prese con il buon gusto (vedi la scena dei ragazzi che tirano massi sulla strada,era cronaca di quegli anni le storie dei dementi che lanciavano macigni dai cavalcavia):è che,come spesso gli è accaduto in carriera,Paolo Villaggio ha riciclato cavalli di battaglia tipo la scena in cui mangia di nascosto,o altre gags viste troppe volte per non sciuparsi. Semmai,giova maggiormente a questo capitolo qualche venatura malinconica,come la Pina che per pietà del coniuge si presta come seduttrice di chatline erotica, che la ricerca della risata a tutti i costi:al botteghino,venne risposto picche,e andò ancor peggio con l'episodio successivo,fortunatamente l'ultimo.

I DIABOLICI (Les diaboliques,F 1954)
DI HENRI-GEORGES CLOUZOT
Con SIMONE SIGNORET,VERA CLOUZOT,Paul Meurisse,Charles Vanel.
THRILLER
Un classicissimo del thriller europeo, che, pare, Alfred Hitchcock avrebbe voluto realizzare, giungendo tardi all'acquisizione dei diritti per lo sfruttamento cinematografico del romanzo "Celle qui n'etait plus":Clouzot aveva già provveduto,e girò questo giallo molto torbido,per l'epoca, con due protagoniste quali la propria moglie (che morì qualche anno dopo, per via del cuore,e curiosamente ne soffre anche il suo personaggio in questa pellicola) e Simone Signoret.Siamo,chiaramente,nel territorio del non detto,considerata l'epoca in cui la storia è ambientata,e sia il romanzo che il film concepiti,ma tra le righe è abbastanza avvertibile il rapporto di attrazione tra le due donne,forse sfociato in amore lesbico,solo suggerito dalle immagini:di mezzo il dispotico marito della più debole delle due, la quale è danarosa,di origine sudamericana,con forte senso di colpa per via anche della sua religiosità. Clouzot non mostra,ma si intuisce un rapporto di sottomissione nella coppia,di sfruttamento della donna,di crudeltà nascoste dietro la facciata borghesissima dei ruoli di docenti presso l'istituto di proprietà del personaggio di Vera Clouzot. La pellicola procede con un ritmo serrato,dialoghi curati e un sarcasmo di fondo (da notare la coppia di affittuari,modesti ma apparentemente contenti, che vivono nell'appartamentino di proprietà di Nicole,il personaggio della Signoret) che impreziosisce e modernizza l'opera.Colpo di scena ad arte, che spiazza lo spettatore con una certa maestria:lo rifecero,inutilmente e goffamente,negli anni Novanta, con Sharon Stone e Isabelle Adjani,ma non c'è confronto,come purtroppo spesso accade ai rifacimenti.

mercoledì 22 ottobre 2014


 BLACK CAT (Gatto nero) (I,1981)
DI LUCIO FULCI
Con MIMSY FARMER,PATRICK MAGEE,David Warbeck,Al Cliver.
HORROR
Edgar Allan Poe,regolarmente saccheggiato al cinema, non sempre ha trovato adeguatamente traduzioni all'altezza,a volte,nonostante le buone intenzioni: del racconto "Il gatto nero" hanno dato versione filmica sia Lucio Fulci,nel 1981, che Dario Argento,nel 1989.Se nella visione di Argento,che era uno dei due segmenti che formavano,insieme all'episodio di George A.Romero,di scena era un fotografo necrofilo,che viene tradito dal miagolio della bestiola del titolo,in una traduzione piuttosto libera dello scritto di Poe, anche qua non si è lesinato,con uno strano psicologo che registra voci dall'Aldilà,una serie di strani incidenti che capitano quando il felino è nei pressi, una fotografa troppo curiosa,e un'escalation di morti come si suole nei film di Fulci,anche se in maniera molto meno truculenta che al solito. Il problema è che qui non funziona quasi niente:la storia va avanti a strattoni, la regia è svogliata, ci sono voragini in sceneggiatura impressionanti (a chi appartengono le voci registrate dal professore? sì,il gatto è probabilmente qualcuno reincarnato,ma rimane tutto da dedurre;inoltre, il gatto graffia come una pantera,ma miracolosamente dopo poco tempo,i segni spariscono...) e i personaggi sono a spessore molto scarso. Patrick Magee presta la sua maschera torva ad un malvagio che più di così non poteva rendere,onestamente,considerato come gli hanno scritto il ruolo,Mimsy Farmer è meno funzionale che in altri due classici della paura italica come "Quattro mosche di velluto grigio" e "Il profumo della signora in nero". Troppo banale per essere riscoperto anche dai fulciani più accesi.

MOON (Moon,GB 2009)
DI DUNCAN JONES
Con SAM ROCKWELL,Dominique McEligott,Kaya Scodelario,Matt Berry.
FANTASCIENZA
L'esordio alla regia del figlio di David Bowie,che riporta appunto il cognome originale dell'illustre genitore,fu incensato,alla sua uscita,da notevoli plausi che portarono,a seguire, ad un progetto più costoso come "Source code":un film di fantascienza vecchio stile,con un soggetto che si sarebbe potuto trovare in un libro della famosa collana "Urania",con budget basso, ma un ottimo attore a ottenere quasi completamente,e in versione doppia, l'attenzione dello spettatore per ciò che accade sullo schermo. Sul "lato oscuro" della Luna,come titolava uno degli album più celebri della storia del rock,un uomo solo deve vigilare sulla fornitura di energia alla Terra,futura risorsa al nostro pianeta,ma mentre si avvicina il momento di fare ritorno a casa, si verificano cose strane:trova il corpo morente di un altro che è uguale a lui, con il quale ha uno scontro violento,per poi collaborare per capire la reale situazione in cui si trovano. Più interessante che proprio "bello","Moon" ha dalla sua la capacità, purtroppo non comune, di unire  una visione filosofica alla piacevolezza di racconto, piuttosto asciutta e netta:Sam Rockwell, e non lo dico da ora,è uno degli attori più duttili della sua generazione,e incarna bene la perplessità,l'orrore e poi la sagacia che caratterizza il suo prigioniero (doppio) lunare. Jones sembra avere, in prospettiva,le doti per fare, in futuro,blockbusters pensanti,e aspettiamo di vedere l'imminente "Warcraft",per capire a che punto sia.

IL GIOVANE FAVOLOSO (I,2014)
DI MARIO MARTONE
Con ELIO GERMANO, Michele Riondino, Massimo Popolizio,Anna Mouglalis.
DRAMMATICO
Raro, oggi come oggi, un film italiano su un personaggio celebre della cultura nostrana, prodotto con tutti i crismi di una serissima confezione di prim'ordine,ed è una bella cosa la risposta del pubblico,che ha fatto incassare oltre un milione e mezzo di euro a "Il giovane favoloso":presentato all'ultimo festival veneziano con ampio interesse dei media,e supposto tra i maggiori candidati ad aggiudicarsi premi importanti,come invece poi non è andata. Martone,nelle interviste,ha detto che intendeva dare un ritratto fuori dagli schemi di un gigante della letteratura ,solitamente descritto come un dolente e depresso, che ha scritto poesie e parole di una bellezza magnifica: vero, perchè il Leopardi raccontato da questo film è un giovane di genio, sensibilissimo, mortificato dalla malattia,che ne lese la spina dorsale e le ossa, fino a deformarlo tremendamente,ma vivo, rabbioso, furente e appassionato. E perciò, per buona parte della proiezione,si assiste a un film bello, febbrile, che narra un'intelligenza troppo all'avanguardia per soggiacere ai lacciuoli,alle costrizioni e ai limiti di un'esistenza alto-borghese, ma ottusa, nonostante la gran varietà e qualità dei testi della biblioteca domestica:peccato che nell'ultima mezz'ora,nonostante tutti i meriti di pellicola,regia,sceneggiatura e cast, si avverta in maniera ineluttabile di un'eccessivo dilungarsi della proiezione, di una lunghezza probabilmente non necessaria, a definire l'irrequietezza implacabile di un'urgenza di vita,di conoscenza e d'amore, che non poteva conoscere pace. Straordinario Elio Germano,che presta una consapevolezza del proprio fardello,di fin troppa intelligenza, amalgamata ad una rabbia giovane e tenace, ma c'è da apprezzare anche il resto del cast, dalla durezza del padre Monaldo di Massimo Popolizio,alla sensualità sapida di Anna Mouglalis, la spavalderia non banale di Michele Riondino,la facondia del Giordani di Valerio Binasco. Mancava poco a farne un capolavoro, ma l'effetto ridondanza arriva a un certo punto, e non molla più lo spettatore.

martedì 21 ottobre 2014


GLORIA-Una notte d'estate (Gloria,USA 1980)
DI JOHN CASSAVETES
Con GENA ROWLANDS,John Adames,Buck Henry,Julie Carmen.
DRAMMATICO
Una donna e un bambino, che più lontani non potrebbero essere,ai quali il Caso gioca uno scherzo crudele,ma decisivo: Gloria è un'ex- entraineuse, ex-pupa di gangster, completamente avulsa da un senso materno, una dura, che capita nell'appartamento di una famiglia di vicini di casa che gli affida il figlio più piccolo,perchè sanno di essere in trappola. Il capofamiglia è un contabile mafioso da due lire,che ha sgarrato ,e infatti tutta la famiglia,meno il ragazzino,viene passata per le armi:comincia la fuga della donna e del bambino, forti di un istinto di sopravvivenza e di una pistola,che la signora al momento giusto saprà usare con perizia. Fu il film che fece esplodere,tardivamente, molto dell'interesse riscosso da John Cassavetes come regista,nonostante da anni, tra i cinefili, fosse un cineasta molto considerato:a ruota venne tirato fuori "Mariti",che aveva già dieci anni,e la cinematografia del regista e attore,che era anche il marito di Gena Rowlands, divenne di culto. Un noir un pò particolare,che è anche una favola d'amore che sboccia nonostante tutte le premesse in gioco,e alla quale si può perdonare qualche improbabilità come dei sicari mafiosi un pò troppo imbranati,e certi snodi di sceneggiatura non proprio impeccabili, come la fuga dal retro del ristorante. L'interpretazione della Rowlands, che sfodera una bellezza appesantita,non hollywoodiana,ma ,e guardatela nella sequenza in strada in cui punta la pistola,con i capelli scarmigliati,ha la fierezza stordente di una predatrice che difende la prole,è di quelle che segnano una carriera: non stupisce che Sharon Stone abbia provato ad emularla,nel remake di Sidney Lumet,ma era abbastanza facile che non riuscisse a ripetere una prova così maiuscola,che avvince e commuove. Bello,di un fascino tutto proprio, e dotato di un ritmo considerevole, che,sulle musiche di Bill Conti, tra un lamento di sax e un pizzicare di corde di chitarra, avvolge e coinvolge lo spettatore,verso un finale che più melò non si poteva, ma meritatamente consolatorio.

lunedì 20 ottobre 2014


TOTO' LASCIA O RADDOPPIA (I,1956)
DI CAMILLO MASTROCINQUE
Con TOTO',Valeria Moriconi,Dorian Gray,Mike Bongiorno.
COMMEDIA
Fenomeno dirompente della tv italiana,"Lascia o raddoppia?"  segnò in maniera seria,per quanto si parli di puro intrattenimento,la metà degli anni Cinquanta,tanto da avere un bis vent'anni dopo,lanciando Mike Bongiorno come astro dell'antenna, portando in tutte le case dotate di apparecchi televisivi lo schema del gioco a premi,che si basava su un rilancio circa un argomento scelto da un concorrente,chiuso in cabina a rispondere alle domande del presentatore. Poteva sfuggire Totò all'averci a che fare? Chiaramente no,ed ecco il comico napoletano nei panni di un nobile che gira per ippodromi vendendo dritte fasulle ad altri giocatori,vivacchiando con domestico al seguito,che si becca improperi e stizze del duca squattrinato:succede che al protagonista venga rivelato di avere una figlia da un'avventura, che egli si ritrovi in mezzo a due gangsters che lo incastrano in una scommessa pericolosa,e che, appunto,il sistema di ottenere un pò di soldi per sistemare le cose,sia nel partecipare al gioco in televisione. Dei tanti film interpretati da Totò, che nobile lo era davvero, è uno dei maggiormente solidi,a livello di storia e narrazione, con pochi spazi concessi all'inventiva a volte ingombrante, a volte salvifica (dipendeva dal livello del copione) del mattatore dal sorriso sghembo, però le occasioni di divertimento sono abbastanza rade,e si viaggia verso un finale bonario e all'insegna dei buoni sentimenti, con qualche simpatica uscita del "principe della risata" (celebre il "Duca?","Dica?" spesso pronunciato qui), un buon mestiere della spalla Carlo Croccolo,e la venustà della vamp Dorian Gray.Ma poco altro.

domenica 19 ottobre 2014


MARCIA NUZIALE (I,1965)
DI MARCO FERRERI
Con UGO TOGNAZZI,Gaia Germani,Alexandra Stewart,Shirley Anne Field.
GROTTESCO/SATIRICO
Il sarcasmo di Marco Ferreri non era di quelli a buon mercato,ma pungeva e tagliava,eccome:un cineasta oggi colpevolmente poco citato, che ha sferzato, spesso con acida efficacia canoni,istituzioni e cose abitualmente intoccabili dell'Italia più o meno conservatrice,come Famiglia,Chiesa,Matrimonio,e via . Ciò non toglie che forse qualche suo lavoro,mordace e corrosivo all'epoca dell'uscita,mostri qualche segno del tempo forse inevitabile."Marcia nuziale",uno dei suoi lungometraggi più celeberrimi,sceneggiato con la complicità salace di Rafael Azcona, è forse uno dei suoi film che, rivisti oggi,presentano qualche cedimento,pur confermando la vena tosta e irrisoria del fustigatore che portava la barba e non i baffi,intellettuale che spesso vedeva più lontano di molti suoi colleghi. Già la struttura a episodi porta con sè il rischio della discontinuità,ed infatti, qua ci sono un primo e un terzo episodio superiori per qualità agli altri due.In tutti Ugo Tognazzi,con stoica intelligenza d'attore,si presta a ritratti di Cretino,con stolidità borghesi e un'ottusità tutta mascolina:che sia un avvocato fanatico della propria bassotta,per la quale organizza una sorta di matrimonio con un simile,un marito poco gradevole che vorrebbe soddisfazione nel talamo e al massimo si prende un'affettuosa ninna nanna,un marito "moderno" che affrontando una terapia di gruppo per coppie in crisi,si ritrova a sedurre la moglie di un altro, o un signorotto di un futuro in cui figli e partner sono bambole di gomma,il cremonese fornisce prove convincenti. Non tutto il film è riuscito alla stessa maniera,specialmente il quarto episodio,pur essendo abbastanza breve, ha poco respiro. Eppure di cineasti così inviperiti e puntuti,che alla faccia del benessere di facciata della Società,ne individuavano i punti fragili con assidua belligeranza,oggi c'è mancanza,e già da un bel pò.

sabato 18 ottobre 2014


LOCKE (Locke,GB 2013)
DI STEVEN KNIGHT
Con TOM HARDY.
DRAMMATICO
Il lungo viaggio dentro la notte di un uomo sposato,padre di due figli,alla vigilia di un appuntamento importantissimo per il suo mestiere di capomastro,è destinato a lasciare segni profondi:è un'ora e mezza di percorso,ma porterà lontano,forse alla deriva.Perchè il tragitto di Ivan Locke è verso una presa di responsabilità circa un errore fatto nove mesi prima:marito integerrimo,ha tradito la moglie in una nottata brava,per l'unica volta,e la donna con cui ha avuto il rapporto è fragile,e sta per partorire. E' un film anomalo,"Locke",si direbbe quasi sperimentale, in cui ci sono Tom Hardy,l'abitacolo dell'automobile che il protagonista guida,e le voci che scaturiscono dal telefono:nient'altro,in un apologo antispettacolare che, comunque, non annoia mai, e si risolve in un gran numero attoriale, che conferma l'interprete di Bane ne "Il cavaliere oscuro-Il ritorno" come uno dei più dotati del panorama internazionale odierno. E' un racconto morale, in cui si sottolinea un'importanza di Coscienza, ed Etica, in un mondo in cui la convenienza sembra essere moneta comune:Locke perde il lavoro, manda a monte la propria famiglia, perchè questo scatto non gli viene perdonato, e da un viaggio in macchina si può scendere dal mezzo con tutta un'altra prospettiva di vita.Diretto con mano sciolta da Steven Knight,che ha voluto girare un'opera minimalista ma ambiziosa eccome, si chiude su un messaggio di speranza universale come il vagito di un bambino,e porta lo spettatore a farsi altre domande. Perchè perdere le cose materiali quali un lavoro, una casa, anche una famiglia, se appunto gli interlocutori non fanno sconti e non concedono il margine di un errore,per quanto grave, può portare anche, forse, non lo sapremo, a cambiare e magari forse capire se il prima fosse un sostanziale palazzo costruito sul Nulla. Intenso, ma dinamico, un film particolare ma che sa come avvincere,via via che scorre, chi guarda,e suggerirgli riflessioni non di poco conto.

venerdì 17 ottobre 2014


HAROLD E MAUDE (Harold & Maude,USA 1971)
DI HAL ASHBY
Con RUTH GORDON,BUD CORT,Vivian Pickles,Cyril Cusack.
COMMEDIA
Negli anni è divenuto un titolo di culto,e comunque fu una commedia intrisa di black humour che in diversi recensori notarono,anche come presentazione di un nuovo cineasta,che forse non è ricordato come meriterebbe,oggi, ma ha realizzato un cinema interessante, un autore defilato, alla Altman, non così innovativo come il regista di "Nashville",ma capace di dirigere con buon piglio storie non banali e molto "umane". Qua si racconta un amore stralunato e inaccettabile tra un giovane rampollo di famiglia ricchissima e un'anziana vivacissima che vive in un vagone di treno in disuso:se lui fa scherzi macabri continuamente alla bella madre superficiale e preoccupata dalle sue stranezze,visto che inscena con maestria suicidi piuttosto efferati, tanto per passare il tempo, la donnina ruba con noncuranza ogni mezzo di trasporto, vive con sensibilità e innata allegria, e si incontrano perchè visitano funerali di perfetti sconosciuti. La black comedy ha una sua grazia,perchè è esente da ogni volgarità, sebbene la love story tra un poco più che ventenne e un'ottantenne sia un argomento abbastanza a rischio sgradevolezza (Kezich,recensendo il film,scrisse "Prima che la cosa si faccia laida...",e non mi sento di eccepire più di tanto...),e , seppur con qualche rallentamento nella seconda parte, giunge a compimento con intelligenza e strappando più di un sorriso.Molto contribuisce l'azzeccata coppia di protagonisti,dal lunare Harold di Bud Cort,attore utilizzato infatti anche da Altman in "Anche gli uccelli uccidono",altro apologo su un giovane a disagio in una società in cui non si ritrova,e soprattutto una Ruth Gordon che fa di Maude una "vieille dame indigne" che ha la leggiadria e la capacità di stupirsi di una fanciulla in fase prepuberale,abbinata a un'irrefrenabile praticità. Senza dimenticare una colonna sonora, di Cat Stevens, azzeccatissima e che dona un'ulteriore agilità alle sequenze in cui viene utilizzata.

mercoledì 15 ottobre 2014


PAURA IN PALCOSCENICO (Stage fright,GB 1950)
DI ALFRED HITCHCOCK
Con JANE WYMAN,Marlene Dietrich,Richard Todd,Michael Wilding.
GIALLO
Una donna innamorata,pur consapevole che l'uomo per cui le batte il cuore è perso per un'altra,l'opposto di lei,ragazza graziosa ma semplice, e quindi una gran dama sofisticata e vistosamente presa soprattutto da se stessa, e ciononostante,la prima briga e rischia per togliere l'amato da una vischiosa trama che sembra averlo coinvolto nell'omicidio del marito della rivale. "Paura in palcoscenico" è un giallo classico,che Alfred Hitchcock dirige con gusto per l'intreccio,e si diverte a stupire lo spettatore con una rivelazione,in sottofinale, che conferma i sospetti che l'istinto deduttivo fa pulsare sin dall'inizio,e che non tutte le cose sono state riportate con verità.  Nel ruolo della seduttrice ridondante di vanità,la leggenda Marlene Dietrich è credibilissima,ma dà una prova fin troppo impostata, mentre convince molto di più la grintosa Jane Wyman,e merita menzione il simpatico Alastair Sim,nel ruolo del padre della protagonista,che la aiuta nel cercare di incastrare il reale colpevole del delitto. E' un Hitchcock tutto sommato minore,un pò farraginoso nel dipanarsi della storia,certo,con buoni dialoghi,qualche ingenuità dovuta anche alla databilità del film, in cui non tutti gli attori danno una prova memorabile:tuttavia è una visione gradevolissima,che trova negli scambi di sguardi,soprattutto al momento del dunque,una forza che non tutta la pellicola mostra di avere.

martedì 14 ottobre 2014


LA PREDA PERFETTA ( A walk among the tombstones,USA 2014)
DI SCOTT FRANK
Con LIAM NEESON,Dan Stevens,Brian "Astro" Bradley,Boyd Holbrook.
THRILLER
Matt Scudder,assieme a Bernie Rodhenbarr e Evan Michael Tanner,è uno dei personaggi creati dallo scrittore di thriller Lawrence Block,e probabilmente è sia il più longevo,che il più celebre tra le creature dell'autore:ex-poliziotto ritiratosi e investigatore senza licenza (la cosa è narrata sinteticamente qui),Scudder è una versione moderna,avvezza all'alcool e amara,sebbene caratterizzata da un senso dell'umorismo personale,del detective dell'hard boiled:era già stato portato al cinema nel 1986,in "8 milioni di modi per morire",uno dei migliori thriller della decade,con il volto di Jeff Bridges.In "A walk among the tombstones",un romanzo del 1992, Scudder si convince ad accettare l'incarico da parte di un marito trafficante in droghe,solo quando sente il nastro registrato delle grida della moglie rapita e seviziata fino a morirne da parte di due maniaci. Scritto e diretto da Scott Frank,sceneggiatore di lungo corso,il giallo ha un buon passo,si avvale di un'interpretazione partecipe di Liam Neeson,che apporta una forte fisicità ai personaggi che gli vengono assegnati,ma ha imparato a recitare bene assai da fermo,e di una buona costruzione del racconto:i malvagi del thriller di oggi,basta guardare le trame dei serial tv ,sono particolarmente perversi e crudeli,come questi operanti in "La preda perfetta", e la chiusa al sangue è prevedibile fino dalle prime scene.Peccato che in certi aspetti questo thriller non sia sviluppato benissimo,come,ad esempio, circa la personalità e le motivazioni dei killer, e che il finale-ecatombe non sia elettrizzato della tensione forte che avrebbe necessitato,ma è un discreto giallo,che sottolinea,una volta ancora,il parallelo tra le savane e le jungle con i grandi agglomerati umani,e la pericolosità,forse ancora maggiore,dei predatori bipedi, di questi ultimi.

lunedì 13 ottobre 2014


NEED FOR SPEED (Need for speed,USA 2014)
DI SCOTT WAUGH
Con AARON PAUL,Imogen Poots,Dominic Cooper,Ramon Rodriguez.
AZIONE
I film tratti dai videogames più in voga cominciano a essere abbastanza numerosi,ma al box-office difficilmente l'adattamento ha funzionato: dal gioco della EA,molto venduto,trattante di corse clandestine a tutta birra,ecco la versione per il cinema.In cui una banda di fanatici dei motori ruggenti si ritrova coinvolta in gare con bolidi dalla velocità pazzesca,e in una corsa a tre, il protagonista Tobey vede morire,per una scorrettezza fatale dell'ex-socio Nino,il fratello più giovane,finisce in prigione,e quando esce ha in mente solo vendicarsi del rivale.Naturalmente i conti si regoleranno sull'asfalto,facendo stridere le gomme e pestando sull'acceleratore a più non posso. Diretto con abilità nelle sequenze d'azione dall'ex-stuntman Scott Waugh,"Need for speed" non ha la stessa scioltezza nella costruzione della storia,abbastanza già vista, e con una serie di dialoghi buoni per un pubblico adolescenziale,ma non azzeccatissimi per il resto delle platee:lanciato in tv dalla serie "Breaking Bad",Aaron Paul funziona il giusto in questo action che naturalmente sposa un disegno inverso alla vendetta,quasi meglio il "bad boy" Dominic Cooper,con corollario,come è normale in questo genere di film,di belle figliole. Per appassionati di alta velocità e macchine sportive lussuose,più che altro,ma non ci si appassiona mai al racconto.

domenica 12 ottobre 2014


THE CALLING (The Calling,CAN 2014)
DI JASON STONE
Con SUSAN SARANDON,Gil Bellows,Topher Grace,Ellen Burstyn.
THRILLER
Da noi questo thriller targato Canada arriva direttamente in video,seppure tratto da un romanzo che in America ha ottenuto buone vendite:ambientato in un panorama gelido,provincia canadese in cui accade poco di eclatante,vede una detective in avanti con gli anni,afflitta da dolori reumatici,e dipendente da farmaci e alcool,ritrovarsi a che fare con dei delitti seriali,a sfondo religioso.Sembra,infatti,che il killer uccida per far avverare una profezia,e che gli servano dodici vittime,per ottenere una resurrezione.Cast interessante,con Susan Sarandon nel non facile ruolo di un'investigatrice piena di difetti e non simpaticissima,e intorno volti noti a far da corollario:regia non strepitosa,ma il film non è soporifero come qualcuno ne ha scritto.Certo, ha i suoi tempi narrativi,che non sono incalzanti a mille,ma procede abbastanza bene,e non annoiando lo spettatore.Quello che lascia,semmai, perplessi,è il finale quasi tronco,che sembra più adatto al pilot di una serie tv da lanciare,che ad un lungometraggio:l'ambiguità di un personaggio importante,accentuata nelle ultime scene,sembra non avere seguito,e questo è curioso.Per il resto,ordinaria amministrazione,però gestita con diligenza.

venerdì 10 ottobre 2014


BACIAMO LE MANI (I,1973)
DI VITTORIO SCHIRALDI
Con ARTHUR KENNEDY,John Saxon,Pino Colizzi,Agostina Belli.
DRAMMATICO
"Dove finisce "Il padrino",comincia "Baciamo le mani" ". Per pubblicizzare questo mafia-movie,che uscì appunto a ridosso del successo travolgente del film di Francis Ford Coppola,non si badò a iperboli abbastanza gratuite.Una storia di guerra tra famiglie mafiose,con un patriarca che ricorda con nostalgia tempi in cui c'era una specie di codice d'onore,la tendenza ad una praticità sanguinaria delle generazioni più giovani,regolamenti di conti con pistole o mitra,vendette e omicidi vari.Il confronto con il famoso lungometraggio tratto dal romanzo best-seller di Mario Puzo però,è impari:sembra una versione miseranda del film da Oscar con Brando e Pacino.E' vero che il boss rampante e folle di John Saxon è una figura di cattivo azzeccata,anche se priva di ogni mezzo tono,puramente sparata a mille,che l'attore rende con la grinta necessaria.Ma il racconto va avanti a scossoni,la regia poco sciolta di Schiraldi amalgama non particolarmente bene le varie trame,sembra quasi un accumulo di atti violenti,con una vittoria senza prigionieri dei più malvagi.Tra boss troppo vecchi per mentalità che finiscono sotto una colata di cemento,donne incinte che vengono brutalmente affogate,esecuzioni con sventagliate di mitragliatore alle spalle,un film di mafia non particolarmente riuscito,anche se ha i suoi estimatori.

PEREZ (I,2014)
DI EDOARDO DE ANGELIS
Con LUCA ZINGARETTI,Simona Tabasco,Marco D'Amore,Gianpaolo Fabrizio.
DRAMMATICO
Uomo che precipita in spirali sempre più concentriche,Demetrio Perez è un avvocato che ha una vita abbastanza agiata,ma è trattato a pesci in faccia da chiunque,vessato da clienti,colleghi,figlia:dice che tempo prima aveva tutta un'altra situazione,ma che si è scelto i nemici sbagliati,e adesso questo rappresenta ciò che deve pagare per sopravvivere.In una Napoli modernissima,un dramma a sfondo criminale,che vede un uomo ormai quasi ridotto ad una passività totale,che trova il verso di avere un colpo di reni nel difendere l'unica cosa che ormai,per lui,conta davvero,la figlia,che per amore ha coinvolto se stessa e suo padre in una faida camorrista. Presentato all'ultimo festival di Venezia,"Perez" è anche co-prodotto da Luca Zingaretti,che ancora, al cinema,non ha avuto la fortuna che invece,in tv, lo ha premiato,da anni amatissima versione in carne ed ossa del commissario Montalbano.E l'interpretazione dell'attore romano è validissima,esprimendo una gamma di sentimenti che va dall'apatia,alla rabbia,alla frustrazione e alla disperazione:interessanti anche i giovani Simona Tabasco,che ha uno sguardo intensissimo,e Marco D'Amore,altro attore emerso in tv,nella serie "Gomorra".Il difetto di "Perez" è un cambio netto tra una prima parte in cui il tono è paradossale,quasi astratto,con un personaggio principale che sente voci,vive di paranoia,e una seconda in cui lo schema è quello di un thriller,incalzante e teso.E poi non è chiaro il messaggio del racconto:in casi estremi,tra due mali è sempre corretto accettare quello minore,a costo dell'insozzarsi della coscienza.Bella l'inquadratura finale,ma si finisce la proiezione della pellicola,con la sensazione che c'era il potenziale per fare un film che lasciasse maggiormente il segno.

mercoledì 8 ottobre 2014


SEX TAPE- Finiti in rete (Sex Tape,USA 2014)
DI JAKE KASDAN
Con CAMERON DIAZ,JASON SEGEL,Ellie Kemper,Rob Lowe.
COMMEDIA
Era uno dei cavalli su cui puntava maggiormente il box-office in USA negli scorsi mesi,e si è rivelato invece uno dei fiaschi maggiori di un'Estate comunque abbastanza al di sotto delle aspettative per gli incassi.Si rinnova la collaborazione che diede luogo a un successo,e a una buona commedia irriverente,con "Bad teacher":Jake Kasdan alla regia,e Cameron Diaz e Jason Segel come protagonisti,ad interpretare una coppia alla quale la frenesia dei ritmi del mènagement familiare ha spento voglie e verve,con il risultato di una vita sessuale praticamente assente.Per rivitalizzare il rapporto,marito e moglie decidono di girare un filmino amatoriale,il cui file,per disgrazia,rischia di finire prima sotto gli occhi sbagliati di vicini e amici,per poi approdare su siti porno diffusissimi.Scritto a sei mani,il film non decolla mai,prova a fare il politicamente scorretto con battutacce spesso flosce,e risulta senza ritmo nè grinta,per arrivare ad un finale familista,fasullo e forzatissimo a truccarsi da happy end,da urtare.Inoltre,pubblicità a go-go per Apple e Youporn,tanto per dire. E se Kasdan junior a questo turno non convince per niente,perchè anche se di commediola si vuol parlare,non c'è neanche la minima leggerezza,per gli attori mica va meglio.Cameron Diaz è una stupenda quarantaduenne,ma qui è troppo sopra le righe per risultare anche simpatica,e dire che è una comedian tra le più abili,da quasi vent'anni, e Jason Segel,va bene che interpreta un bietolone un pò rimbambito,ma rende maluccio un personaggio scritto male.Piccole partecipazioni,ma meno peggio dei due attori principali,per Rob Lowe e Jack Black.

martedì 7 ottobre 2014


TWIXT (Twixt,USA 2011)
DI FRANCIS FORD COPPOLA
Con VAL KILMER,Bruce Dern,Elle Fanning,Ben Chaplin.
HORROR
L'ondata degli ex-ragazzi che rivoluzionarono Hollywood è stata intensa,e forse,purtroppo,irripetibile:i vari Lucas,Scorsese,Spielberg,Milius,Allen,e tanti altri,hanno cambiato il modo di concepire certo cinema d'autore,mischiando abilmente spettacolarità,citazione (anche auto) e argomenti potenti,ed è un peccato che questi "golden boys" siano giunti alla piena maturità,diradando,spesso,la loro presenza nei listini delle majors,limitandosi,spesso,a produrre pellicole di altri autori in cui credono.Francis Ford Coppola,poi,che di tale generazione è stato il cineasta che ha presentato certi picchi e certi difetti,forse più di altri,è quello che negli ultimi vent'anni ha fornito meno opere personali:cinque film veri e propri,compreso questo,e quasi nessuno,tranne "L'uomo della pioggia",con un successo commerciale di buon livello."Twixt",addirittura,non ha trovato distribuzione qua da noi,sebbene il nome dell'autore sia sempre garanzia di buon cinema:per Coppola è stato un pò un ritorno alle origini,visto che "Terrore alla tredicesima ora" è stato uno dei primi suoi lavori,che l'ha portato ad emergere,e se quello era un thriller piuttosto violento per l'epoca (metà anni Sessanta),questo è un horror con rimandi a Stephen King,piuttosto soft,che costeggia anche il genere neoromantico-giovanilista che in "Twilight" ha trovato la maggior affermazione commerciale,e nella spiegazione del mistero c'è un accenno abbastanza marcato al nostrano "Non si sevizia un paperino" di Fulci.Affidando il racconto a uno scrittore di romanzi dell'orrore che ha l'aria perplessa di un Val Kilmer lasciatosi andare fisicamente,che incontra Edgar Allan Poe quale Virgilio alla scoperta dei misteri di un paesino in cui un orologgio rintocca quattro volte la mezzanotte,e un poliziotto,interpretato da Bruce Dern (un attore che per troppo tempo ci siamo persi),che a tratti sembra un ratto gigante.Il regista di "Dracula di Bram Stoker" confeziona con la cura di un artigiano di alta categoria,un B-Movie ben rivestito,da una fotografia molto bella,a musiche accuratamente d'atmosfera,più riuscito nella prima parte che nella seconda,quando la storia tira le somme,fino a un finale beffardo.Quel che fa spiccare "Twixt" è una sorta di autoanalisi in celluloide,che,considerato il collegamento alla tragedia veramente accaduta al primogenito di Francis Ford Coppola,e con il senno di poi fa notare di quanti padri assenti o impotenti sia ricca la sua filmografia,non può non toccare lo spettatore.

lunedì 6 ottobre 2014


ANARCHIA-LA NOTTE DEL GIUDIZIO
(Purge:Anarchy,USA 2014)
DI JAMES DEMONACO
Con FRANK GRILLO,CARMEN EJOGO,Zach Gilford,Kiele Sanchez.
DRAMMATICO/AZIONE
"The Purge",due anni fa fu un riuscito film a metà tra il pessimismo futuristico e il thriller d'azione molto cupo:ottenuto discrete recensioni e buon successo di pubblico,era abbastanza prevedibile che generasse almeno un seguito.C'è sempre Michael Bay tra i produttori,molto attivo nell'ultimo biennio,e la regia passa a James DeMonaco,che il film se lo è scritto e poi diretto:se nel primo l'azione si incentrava quasi tutta nell'abitazione,pur grande,del progettatore di un nuovo sistema di difesa per scongiurare ingressi non graditi nella "Notte del Giudizio",in cui degli Stati Uniti di un vicino futuro autorizzano ogni forma di violenza,praticamente cancellata nel resto dell'anno,questa volta,giustamente,il racconto è quasi completamente in strada.Si forma un gruppetto di sventurati che,per motivi vari, si trova per strada nella notte più sbagliata dell'anno,e l'obiettivo è sopravvivere fino al mattino dopo:naturalmente,giocandosela all'ultimo sangue,con i molti tizi ansiosi di scannare qualcuno,fuori.Violento,ma un pò meno del primo episodio,"Anarchia" è un discreto action-movie,che si perde un pò nel finale,in cui,analogamente (ma qualitativamente molto meglio,va detto) al secondo "Hostel",rispetto al primo,lo spettro di organizzazioni dagli ampi mezzi per massacrare i più deboli fanno calare un pò la tensione.Certo,è un racconto moral-spettacolare che va contro  il facile giustizialismo feroce e sanguinario che certe fasce della famigerata "massa silenziosa" ogni tanto,curiosamente a voce alta,e spesso in gruppi,invoca,e il modello,oltre al film precedente,sembra un pò "I guerrieri della notte",per via dello schema,con il nucleo di disperati che cerca di incontrare la luce dell'alba,sfuggendo ogni ostacolo mortale.Però il primo incideva più a fondo,con quei vicini sorridenti di giorno e in preda a inesorabili istinti omicidi nella notte.

venerdì 3 ottobre 2014

SUPER 8 ( Super 8,USA 2011)
DI J.J.ABRAMS
Con JOEL COURTNEY, Elle Fanning,Kyle Chandler,Ryley Griffiths.
FANTASTICO
La preadolescenza è una fase tempestosa,meravigliosa e bislacca insieme,in cui si sa bene che non si è più bambini,ma non si hanno gli strumenti per leggere le cose come può fare un adulto od un ragazzo grande,l'esperienza gioca la differenza:è uno dei momenti più difficili da raccontare,sia in letteratura che al cinema,e i due Stefani dell'immaginario collettivo USA,e non solo di lì,emersi negli anni Settanta hanno saputo farlo come pochissimi altri.Gli Stefani sono Steven Spielberg e Stephen King:andate a controllare,ma i ragazzini inventati da loro e presentati,sono credibilissimi,e possono indurre spettatori e lettori ad immedesimarsi nei loro pensieri,nelle loro vicende,ma soprattutto a come le vivono."Super 8" è sì un omaggio grato a Spielberg,che lo produce tra l'altro,da parte di J.J.Abrams,ma anche all'autore di "Tommyknockers" e "It":l'avventura del gruppetto di ragazzi di una provincia dell'Ohio che vuole realizzare un film amatoriale sugli zombie,data la moda innescata dai film di George A.Romero,e per caso durante un incidente ferroviario riprende qualcosa di incredibile,che non si dovrebbe sapere,nasce dalle suggestioni iniettate nella mente del regista e sceneggiatore che sicuramente ha amato le opere dei due grandi classici moderni citati. Più riuscito in una prima parte che per introduzione,proposta di ambienti e personaggi e creazione dell'aspettativa nello spettatore ha qualcosa di magico ( e gli anni Settanta visti qui hanno del vero che molti altri film non sanno rendere così bene),che nella seconda in cui occorre stringere i nodi narrativi e ci sono dei passaggi un pò scontati (l'assalto militare alla cittadina,con carri armati e artiglieria varia sparata a caso fanno pensare che fosse logica la sconfitta patita in Vietnam poco prima della vicenda....),il film ha avuto da noi un successo meno sonoro che in patria.Citazioni quasi prese di peso da "E.T." e "Lo squalo",un gran senso del cinema a tutto tondo,Abrams promette di essere il vero erede spielberghiano per elezione,il suo film è personalissimo e quello che probabilmente noi,generazione cresciuta con "Guerre stellari" e "I predatori dell'arca perduta",avremmo voluto immaginare a dodici anni.Nel cast citazione obbligatoria per Elle Fanning:ha tutto per diventare una star del futuro.
MARCIA TRIONFALE ( I/F/D,1976)
DI MARCO BELLOCCHIO
Con MICHELE PLACIDO,FRANCO NERO,MIOU MIOU, Patrick Dewaere.
DRAMMATICO
Vietato ai minori di 18 anni e sequestrato alla sua uscita,faceva quel che negli Stati Uniti ad esempio già da molti anni era praticabile:mostrare vergogne e meschinerie nell'ambito di un'istituzione qui considerata sacra,come l'Esercito."Marcia trionfale" di Marco Bellocchio è,come molto altro cinema del regista emiliano,un'analisi impietosa ed insieme un attacco fatto con intelligenza a certi dogmi che riguardano la mentalità italiana più retriva e ultraconservatrice.La storia di tradimenti incrociati con un capitano frustrato e folle di gelosia che incarica un soldatino di pedinare la moglie inaffidabile e fedifraga,la quale ha dapprima una relazione con un tenente che la maltratta e la usa,poi si concede al ragazzo scelto dal marito,è amara e non può che finire in tragedia,come infatti accade:violenze represse e manifeste,il sesso visto come imposizione dei propri voleri o come ultima risorsa per farsi valere,la vita di caserma quasi in una dimensione manicomiale. Non è tra i titoli bellocchiani più riusciti in assoluto,forse risente di una visione non a fondo lucidissima,ma gli interpreti sono bravi,soprattutto un Franco Nero insieme odioso e degno di compassione,la spirale pessimista che si dipana fino dall'inizio è ben delineata, ed è interessante come i rapporti tra i personaggi rivelino risvolti non garantiti,vedi il primo amante della moglie dell'ufficiale quando viene lasciato,che rivela solo allora quanto tenesse alla donna.Piccinerie di maschi impotenti soprattutto psicologicamente,furori senza importanza,convenienze di varia portata come regole di vita quotidiana:c'è poco da stare allegri,ma in altri film dell'autore i temi sono esposti meglio.
IL MEDICO DEI PAZZI ( I,1954)
DI MARIO MATTOLI
Con TOTO', Aldo Giuffrè,Franca Marzi,Maria Pia Casillo.
COMMEDIA
Uno dei titoli più celebri della carriera di Totò,puntualmente rieditato nelle sale di seconda e terza visione anni fa,e altrettanto riproposto dai canali televisivi per molto tempo,tratto,come "Un turco napoletano" da una commedia di Scarpetta,in cui il comico napoletano subentra in seconda battuta nella storia.Un giovanotto napoletano a Napoli fa la bella vita,sfrutta l'aiuto economico degli zii e non studia come dovrebbe per diventare dottore,ma quando i parenti benestanti decidono di fargli visita scoppia il problema,ed egli,per non far scoprire le proprie marachelle ai suoi congiunti,si inventa che la pensione in cui vive è invece riadibita a clinica per matti.Infatti il film,diretto da un collaboratore esperto di Totò come Mario Mattoli,innesca la quarta quando ha la possibilità di lasciar campo al mattatore,nella seconda parte,nella quale il comico si trova a scambiare i pensionanti per pazzi e ossessionati,scambiando comportamenti normali per disturbati.Nella prima invece la pellicola ha qualche incertezza narrativa,non scorre fluida e non diverte come altri lungometraggi con il "principe della risata":acclamata da molta critica come una delle migliori collaborazioni tra il regista e l'attore,accusa un pò il forte impianto teatrale,divenendo solo da un certo punto in poi ineffabile meccanismo da divertimento.