QUEL GIORNO IL MONDO TREMERÀ (Armaguédon, F/I/B 1977)
lunedì 27 dicembre 2021
QUEL GIORNO IL MONDO TREMERÀ (Armaguédon, F/I/B 1977)
sabato 18 dicembre 2021
CRY MACHO (Cry Macho, USA 2021)
giovedì 9 dicembre 2021
SHANG-CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI ANELLI (Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings, USA 2021)
lunedì 6 dicembre 2021
È STATA LA MANO DI DIO (I, 2021)
DI PAOLO SORRENTINO
Con FILIPPO SCOTTI, Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Marlon Joubert.
DRAMMATICO/COMMEDIA/GROTTESCO
Un walkman sempre sul fianco, come tenevano le pistole i cowboys, le cuffiette sempre al collo, in pieni anni Ottanta, per Fabio, o Fabietto la vita a Napoli è tutta una scoperta, tra eventi pubblici (l'arrivo di Diego Armando Maradona nell'Estate '84 nelle file della squadra di Ferlaino) e cose private, tra famiglia, idee sul futuro e progetti da realizzare, una sensibilità tenuta a freno perché fin troppo acuta, la Donna e il Sesso cose quasi insormontabili: Paolo Sorrentino ci ha messo tanto di sé in questo suo lavoro, sentitamente autobiografico, che narra anche la tragedia che colpì il regista in adolescenza, con la perdita dei genitori. E in mezzo, un'aneddotica copiosa, tra fatti divertenti e momenti sconfortanti, con un filo di follia, come in tutte le storie delle famiglie. È un film napoletano fino al midollo, "È stata la mano di Dio", per il suo umorismo, la sua vitalità, la casualità di ogni incontro e quell'affrontare la vita con sfacciataggine e filosofia, ben recitato da tutti, con un Servillo che con Sorrentino gioca sciolto come non mai, un'adeguatissima spalla femminile come Teresa Saponangelo, una fulgida Luisa Ranieri che a quasi quarantasette anni si concede un nudo che farà storia ( e va sottolineato che il regista sa valorizzare soprattutto le bellezze in età matura, vedi Elena Sofia Ricci in "Loro", o Sabrina Ferilli ne "La grande bellezza"), e tutto un corollario di attori importanti e di nome, come Gallo, Carpentieri, che prestano la propria faccia per ruoli secondari. Però l'impressione che la pellicola ti lascia è che sia dispersiva, vive di fin troppi accumuli, inciampa su "fellinismi" fin troppo esibiti, come la nave tutta illuminata che parte di notte, l'emiro che passa di notte, in una piazza deserta, affiancato da una bellezza di madrelingua ispanica che si rivela sgarbata, si protragga in una durata anche eccessiva: intendiamoci, il film è da vedere, perché, soprattutto quando non insiste sul piano grottesco, e viaggia sulla commedia, ha momenti felici ( il pranzo con l'attesa del nuovo fidanzato della zia, politicamente assai scorretto e condito da umorismo sapido), e la cifra così personale della regia di Sorrentino si riscontra eccome. Solo che, come succede spesso per i progetti fin troppo personali, o più anelati dai registi e magari rimandati per anni per questioni di realizzabilità, pratiche o economiche, non tutto è a fuoco, qualcosa appesantisce il risultato, si prova la sensazione che, con minor coinvolgimento personale di chi è alla regia, probabilmente l'opera sarebbe stata ancora meglio. Regista che oramai è considerato, alla stregua di quelli che hanno lasciato il segno veramente, per via di uno stile talmente marcato quanto esclusivo, Paolo Sorrentino è un autore con sicuramente ancora tanto da dire: il "film della vita" lo ha realizzato qui, può passare oltre, e ne aspetteremo nuovi segnali.
mercoledì 1 dicembre 2021
lunedì 1 novembre 2021
MADRES PARALELAS ( Madres paralelas, ES 2021)
domenica 24 ottobre 2021
WIDOWS- Eredità criminale (Widows, USA 2019)
venerdì 15 ottobre 2021
ORE DISPERATE ( The desperate hours, USA 1955)
lunedì 4 ottobre 2021
007- NO TIME TO DIE ( No time to die, GB/USA 2021)
DI CARY FUKUNAGA
Con DANIEL CRAIG, Leah Seydoux, Rami Malek, Ralph Fiennes.
AZIONE/AVVENTURA
Titolo "resistente" all'offensiva della pandemia, dato che i produttori della serie hanno cortesemente ma fermamente rifiutato offerte robustissime delle piattaforme digitali per mandare questo attesissimo capitolo numero 25 delle avventure di 007 online e sulle TV, per farne il simbolo del ritorno al cinema ( e di questo va dato atto, ai produttori, in un'era di grande confusione e rimandi, di aver mantenuto saldo il timone), "No time to die" è stata prima grossa produzione, insieme al sequel di "Top Gun", che dovrebbe arrivare in Novembre, ad aver subito un'inedita sospensione per l'arrivo del Covid, e rischiare moltissimo a livello di incassi. Sebbene Daniel Craig avesse rilasciato dichiarazioni risentite sulle possibilità di tornare ad impersonare James Bond dopo l'uscita di "Spectre", quarto episodio con l'attore nei panni del personaggio fleminghiano, eccoci al suo passo d'addio, in cui addirittura figura tra i produttori. Rispetto alle precedenti ere bondiane, i film con l'ultimo interprete, dal 2006 hanno tutti un filo conduttore che ne fa un'unica storia divisa in segmenti: ecco quindi la spia inglese in viaggio di piacere a Matera, assieme alla bionda Madeleine, con cui alla fine dell'episodio precedente si era allontanato a bordo della sua Aston Martin, subire un attacco da parte di nuovi nemici forse collegati alla Spectre, e forse no( e la sequenza, che è il prologo che precede i titoli di testa, entra di diritto nell'antologia delle grandi scene action della serie). Lo ritroviamo cinque anni dopo ormai ritirato dal servizio, in un "buen retiro" giamaicano, ove va a scovarlo l'alleato della Cia Felix Leiter assieme ad un altro agente, per chiedere il suo aiuto nel contrastare un nuovo potente nemico affiorato sulla scena criminale, e sebbene l'inglese offra un iniziale diniego, è ovvio che tornerà al centro dell'azione. Per essere un film nato in mezzo alle controversie (slittamenti per problemi mondiali e posizioni recalcitranti del protagonista a parte, ricordiamoci che il Bond 25 era inizialmente assegnato a Danny Boyle, che ha mollato il progetto per dissidi con la produzione, e ha rilevato la regia il director di "True detective" Cary Fukunaga), "No time to die" è venuto fuori come un episodio che i fans della serie, ma anche quelli del cinema d'azione in generale, si rivedranno volentieri più di una volta: le pecche principali sono la durata un po' elefantiaca, di due ore e tre quarti, anche se la pellicola non annoia davvero, e che Rami Malek, per colpa di una sceneggiatura che non gli offre moltissimo spazio in scena, non diventi uno dei cattivi memorabili della serie, nonostante le ambizioni, e il peso che le sue azioni hanno, di fatto. Craig ha impersonato, va detto, un James Bond diverso dai predecessori, anche dal più amato di tutti, il grande Sean Connery, perché, per quanto spesso le imprese del suo agente segreto ( relativamente tale, perché, come rilevava lo stesso Roger Moore, terza personificazione di 007, quando arrivava sembravano già conoscerlo tutti....), la sua versione dell'eroe che dal 1962 conquista le platee, è meno epidermica, si fa più male negli scontri, è più coinvolto nei rapporti e molto meno cinico nell'affrontare nemici e alleati. E qui, addirittura, si ritroverà a compiere una scelta terribile, ma necessaria, che renderà un capitolo a sé stante questo, e la conclusione della sua partecipazione alla serie particolarmente da ricordare.
mercoledì 22 settembre 2021
18 REGALI (I, 2020)
DI FRANCESCO AMATO
Con VITTORIA PUCCINI, BENEDETTA PORCAROLI, Edoardo Leo, Sara Lazzaro.
DRAMMATICO
Una visita di controllo certifica alla futura mamma Vittoria Puccini il buono stato di salute della bimba che ha nella pancia, ma le rivela che lei è invece minata da un cancro che non lascia speranza alcuna: nella tremenda condizione della gioia della gravidanza ferita dalla consapevolezza che probabilmente non vedrà nemmeno la sua piccola, la giovane donna prepara diciotto regali da dare all'erede per ogni compleanno, finché non arriverà appunto alla maggiore età. Su uno spunto tratto da una storia purtroppo realmente accaduta, il torinese Francesco Amato realizza un film che sta su due piani narrativi paralleli, ma complementari: ci fa incontrare la ragazza cui è destinata la singolare "eredità" che dà il titolo alla pellicola proprio a un passo dal compimento del diciottesimo anno di età, ce la mostra rancorosa, in tensione con il padre, intraprendere una sorta di fuga da casa, ma nella stessa sera ha un incidente, che le fa incontrare la donna che l'ha partorita. Allo sbigottimento della fanciulla fa eco la preoccupazione della sua genitrice, che non la riconosce e vive la gravidanza e gli ultimi mesi di vita con determinatezza e comprensibile agitazione. Il trucco narrativo c'è, e si intuisce abbastanza presto, anche se la regia sembra non voler decidersi a scoprire le carte: il film non è ricattatorio, e gli va riconosciuto, e non usa ogni mezzo per arrivare all'effetto lacrima, come si poteva subodorare leggendo il soggetto. Però se Vittoria Puccini fornisce una buona interpretazione, misurata e onesta, meno bene figura Benedetta Porcaroli, emersa nella serie "Baby" su Netflix, piuttosto monocorde nel ruolo tuttavia non semplice della figlia carica di rabbia, né, questa volta, convince appieno un buon interprete abituale quale Edoardo Leo: meglio figurano attori in ruoli di contorno come Marco Messeri, che interpreta il padre della protagonista. Il film, quarta regia di Amato, evita di piazzare "trappole" lacrimogene, vuole probabilmente raccontare una parabola di vita fondandola sulla speranza che questa, nel suo rinnovarsi, sconfigga il fato spesso ingiusto che porta dolore: tutte buone intenzioni, che non sempre portano a risultati completamente apprezzabili.
CROCE E DELIZIA ( I, 2019)
Di SIMONE GODANO
Con ALESSANDRO GASSMANN, FABRIZIO BENTIVOGLIO, JASMINE TRINCA, Filippo Scicchitano.
COMMEDIA
Da non confondere con l'omonimo film diretto da Luciano De Crescenzo nel 1995, "Croce e delizia" è una commedia che racconta una storia d'amore non comunissima, tra due uomini non più giovani, che fino ad allora si erano pensati e riconosciuti eterosessuali, poi è capitato loro di innamorarsi. La qual cosa inquieta e manda in crisi i loro figli, al punto che la figlia del più attempato dei due propone al figlio dell'altro l'attuazione di un piano per mandare in fumo i propositi di matrimonio dei due padri. Ambientato d'Estate a Gaeta, il film ha il merito di non cercare la risata in eccesso, basando molto della sua riuscita sul lavoro del cast, che si permette di tenere buoni interpreti come Lunetta Savino in ruoli secondari. C'è la sensazione che sceneggiatura e regia non sfruttino appieno la potenzialità del tema, forse per tenere troppo equilibri: però va riconosciuto alla pellicola di avere attenzione per i caratteri, senza manicheismi, sottolineando la fragilità di chi fa scelte sbagliate, arrogandosi le decisioni per gli altri. Se Fabrizio Bentivoglio con impudente leggerezza tratteggia il personaggio cui il titolo del film allude ("Lui è parecchio croce, e un po' delizia...."), è Alessandro Gassmann a sobbarcarsi il ruolo più sofferto, cui infonde un'umanità di prim'ordine, nelle sue confusioni, dubbi e titubanze, mentre Jasmine Trinca si prende la scomodità della figlia che complotta per scongiurare l'unione, tratteggiandola comunque senza regalarsi nessuno sconto, allo stesso tempo mostrando anche tutti i bocconi amari dovuti ingoiare dal personaggio in precedenza, per essere giunto a rappresentare quasi una nemesi per l'unione dei due uomini. Si può eccepire che un carattere sostanzialmente egoista, capace di frivolezze che pesano come incudini sulle spalle altrui, come quello del personaggio di Bentivoglio, difficilmente possa cambiare, essendo anche in fase matura, ma la scena del ricongiungimento in mare è una vera e propria sequenza sentimentale, un atto d'amore che può commuovere.
mercoledì 8 settembre 2021
NOMADLAND (Nomadland, USA 2020)
giovedì 26 agosto 2021
DOMENICA È SEMPRE DOMENICA (I, 1958)
DI CAMILLO MASTROCINQUE
Con ALBERTO SORDI, VITTORIO DE SICA, LORELLA DE LUCA, MARIO RIVA.
COMMEDIA
Se, come io stesso ho ripetuto più volte, la commedia spesso deve raccontare il proprio tempo per permettere sia nel presente una lettura migliore di società e costume, sia, e forse, soprattutto, per testimoniare ai posteri come fossero certi aspetti di una società nel dato tempo di realizzazione e uscita del film, "Domenica è sempre domenica" può considerarsi una valida rappresentazione di tale teoria. Si racconta, in un flusso rapsodico, fatto di piccole storie che si intrecciano attorno al fortunatissimo programma televisivo "Il Musichiere", condotto da Mario Riva, un'Italia alla mano, forse sempliciona, un po' rigida ma alle porte del boom economico, con ricchi scialacquatori, industriali in gamba con passatempi un po' anomali, volti celebri con lati obiettivamente differenti da quelli pubblici. Delle storielle che si intersecano l'una nell'altra, quella che forse appare meno utile è quella della cameriera vistosa che lascia la casa dove lavorava per andare in treno a Roma: vi sono Ugo Tognazzi e Dario Fo, che compare tra i passeggeri dello scompartimento, ma appare una parte fine a sé stessa, e tuttavia, l'interprete di "Venga a prendere un caffè da noi" nei film degli anni Cinquanta, a mio parere non risulta calibratissimo, cinematograficamente parlando, con troppe mossette e gesti sopra le righe. Meglio la parte con l'ex alto ufficiale Vittorio De Sica sommerso dai debiti e posseduto dal demone del gioco, così come il film viene ricordato, più che altro, per una caratterizzazione sordiana di un concorrente al gioco, ingegnere e titolare d'industria integerrimi e scorretto partecipante al gioco. Mastrocinque gestisce con professionalità attori e sceneggiatura, anche se, va detto, in mano a un Salce o a un Risi in forma questa pellicola avrebbe guadagnato in mordente, sfruttando meglio certi chiaroscuri potenziali.
I NOSTRI MARITI (I, 1966)
DI LUIGI FILIPPO D'AMICO, LUIGI ZAMPA, DINO RISI
Con ALBERTO SORDI, UGO TOGNAZZI, JEAN-CLAUDE BRIALY, Nicoletta Machiavelli.
COMMEDIA
Ne "Il marito di Roberta" un compassato quarantenne, che ha per consigliere personale il parroco, conosce e sposa una giovane bellezza che ha un po' troppa simpatia per gli abiti maschili e i passatempi non da signorina, al punto da rivelarsi poi desiderosa di cambiare sesso; nell'episodio seguente, "Il marito di Olga", una coppia giovane, circondata da fin troppe attenzioni dei parenti di lei, che invocano al più presto l'arrivo di un erede, senza tenere conto di una curiosa mancanza di interesse alle grazie della pur bella mogliettina da parte del coniuge, e nell'episodio conclusivo, "Il marito di Attilia", un vispo maresciallo dell'Arma manda un carabiniere sotto le mentite spoglie di muratore per far breccia nel cuore della moglie di un ladro latitante e quindi fare leva sulla gelosia del malvivente, anche se poi bisogna sempre tener conto del fattore umano, e ancora più di quello sentimentale... Trittico a episodi legati da un esile motivo comune, quello di coppie un po' fuori dagli schemi, "I nostri mariti", come da tradizione in questo tipo di operazioni, è diseguale, con molta differenza di ispirazione, ma anche di incisività nella realizzazione dei tre segmenti, per la firma di tre registi assai diversi tra loro. Infatti, colpisce, e oggi, cinquantacinque anni dopo la sua uscita ancora di più si nota, l'episodio "d'autore", e cioè quello di Risi, è il meno sapido dei tre, con un Tognazzi che mette più che altro mestiere nel tratteggiare il carabiniere che si innamora della popolana dal cuore d'oro. Mentre l'episodio di D'Amico, è probabilmente quello più dirompente, visto che tratta di un cambiamento di sesso a metà anni Sessanta, e la passione ottusa del personaggio di Sordi, che si ostina a non capire, né tantomeno accettare la realtà della situazione ( ma se si deve essere sinceri, né la moglie e né il contorno di madre e zie sono dipinti con simpatia, visto che hanno taciuto molto sulla vera natura della ragazza, o, perlomeno, le sue tendenze), è seguita con partecipazione: così come il minifilm centrale, quello di Zampa, è quello più carico di sottile velenosità, dipingendo una provincia ipocrita e di false apparenze, in cui, tra le righe, si racconta di come, purché non se ne parlasse in giro, si potesse accettare un'omosessualità in famiglia, arrivando a dare il benvenuto a un figlio fatto con un altro uomo, usato per la procreazione e non per altro, pur di mettere a tacere le voci di paese. Nel cast, oltre a un Sordi sospeso tra frustrazione e tremebonda speranzosità, si distinguono sia Nicoletta Machiavelli, sposa non troppo femminile, e Jean-Claude Brialy, per la forte ambiguità che inocula nel suo personaggio .
CRAWL- Intrappolati ( Crawl, USA 2019)
lunedì 26 luglio 2021
VOLEVO NASCONDERMI (I, 2020)
DI GIORGIO DIRITTI
Con ELIO GERMANO, Andrea Gherpelli, Francesca Manfredini, Valerio Traldi.
DRAMMATICO/BIOGRAFICO
Uscito appena dopo il festival di Berlino 2020, e quindi penalizzato fortemente dalla maledetta esplosione dell'emergenza Covid, "Volevo nascondermi", quarta regia in quindici anni di Giorgio Diritti, è divenuto poi il film simbolo della ripartenza delle proiezioni collettive della prima riapertura delle sale, nell'Estate seguente. Ovunque presentato, il film su Antonio Ligabue, ha fatto incetta di premi, dal festival tedesco, ove Elio Germano si è aggiudicato il premio quale migliore interprete, ai David di Donatello ( sette vinti), ai Nastri d'Argento. Concepito come un racconto di una vita, ma con la scansione irregolare di una mente non consueta come quella del pittore protagonista, il film ne narra l'infanzia infelice in Svizzera, e il prosieguo carico di dolore filtrato dalla sensibilità smisurata, dagli attacchi d'ira e dalla creatività dell'artista in divenire. Diritti illustra con partecipazione una vita solitaria, tra l'ignoranza che deride quel che non capisce ed è per forza di cose "diverso", e il percorso tra stupori come di un fanciullo, e ritrosie caratteriali, di un genio dalle spine evidenti. Mai pietistico o troppo insistente sulle potenziali derive verso il melodramma, il film è scritto e diretto con sobrietà e apre alla compassione verso una creatura tanto disgraziata, quanto tenace nel cercare di esprimere il proprio mondo interiore: la scena in cui Ligabue ritrova la signora che ne aveva incoraggiato l'estro è realizzata con raro tatto, e suscita una commozione non scontata. Un cast funzionale, attorno alla strepitosa prova di Elio Germano, che infonde alla raffigurazione del pittore una carica che la padronanza dei propri mezzi attoriali calibra nella furia e nella tenerezza. Nota di merito, tra le altre cose, ai truccatori, che compiono un lavoro magistrale sugli attori, facendo percepire il segno del tempo con la massima verosimiglianza.
DUE SOTTO IL DIVANO (Hopscotch, USA 1980)
giovedì 22 luglio 2021
BLACK WIDOW (Black Widow, USA 2020)
martedì 20 luglio 2021
RAYA E L'ULTIMO DRAGO ( Raya and the last dragon, USA 2020)
DI DON HALL, CARLOS LOPEZ ESTRADA, PAUL BRIGGS, JOHN RIPA
ANIMAZIONE
AVVENTURA/FANTASTICO
Nell'era delle piattaforme digitali, rafforzate dall'effetto della obbligata permanenza domestica di milioni di potenziali fruitori, i film di produzione grossa pronti per uscire verso la metà del 2020 sono rimasti incastrati nella più grande sospensione che la distribuzione cinematografica abbia conosciuto. Ed ecco che titoli atti a totalizzare incassi considerevoli hanno dovuto conoscere una bizzarra uscita ibrida: sono stati immessi sulle rispettive piattaforme appartenenti agli studios che li hanno prodotti, o a queste sono stati ceduti, e poi sono stati fatti uscire anche nelle sale, ma per forza i risultati non hanno convinto. Che senso ha andare al cinema a spendere gli 8 euro di un biglietto quando si può vedere a casa con la miglior definizione lo stesso film, avendo già speso per gli abbonamenti (e lasciamo stare le visioni piratate)? Parlando del film, la storia di una giovane guerriera di stirpe nobile che parte alla ricerca dell'ultimo rimasto dei draghi che in un'epoca anteriore proteggevano gli uomini dal Male, qui sintetizzato in un Nulla che paralizza e rende uguali a statue, e nell'impresa viene accompagnata da una banda di fortuna che, al di là della parvenza brancaleoniana, riesce a contribuire all'epico intento, non è certo un'idea nuova. Però va dato atto a questo neoclassico disneyano, la cui tecnica di animazione somiglia, visto che tendenza vuole, al tipo di cartoon con personaggi meno bidimensionali, come Pixar ha insegnato, ha un intento educativo genuino: in una fase storica di recrudescenze nazionaliste, di miopia storica e di politici che trovano riscontro a fomentare le divisioni tra i popoli, ma anche tra le classi sociali, l'idea di un'umanità che trova la propria forza solo nell'unificare le forze, va apprezzata eccome. E lo sguardo sui cattivi, una volta tanto, induce a ritenerlo solo persone che hanno sbagliato strada davvero.
venerdì 2 luglio 2021
venerdì 25 giugno 2021
giovedì 17 giugno 2021
DI HOWARD HAWKS
Con JOHN WAYNE, MONTGOMERY CLIFT, Joanne Dru, Walter Brennan.
Ascritto prestissimo nei classici del western, "Fiume rosso" inquadra da subito i temi che vuole esplorare: l'amicizia virile che non conosce stagioni, il carisma e i lati oscuri di un leader, l'avventura che diventa epica nel tentare un'impresa che vale una vita, gli spazi senza confini da attraversare e vivere. Howard Hawks girò questo film affidando a John Wayne e Walter Brennan, che rendevano sullo schermo con rara sintonia e capacità di rendere reali i loro battibecchi e cenni d'intesa, due ruoli che torneranno nel suo cinema, l'Eroe (pur con contorni negativi, qua, piuttosto sottolineati) e il suo Aiutante indispensabile: al contempo, fece debuttare un attore giovane che si rivelerà magnifico, Montgomery Clift, il quale, appunto, proprio qui apparve per la prima volta sul grande schermo, anche se "Odissea tragica", girato subito dopo, uscì prima nei cinema. Storia di un rapporto paterno e filiale non biologico, ma naturale, dato che i due personaggi principali si incontrano nel lungo prologo che occupa la prima ventina abbondante di minuti della storia, e si fiancheggiano e si osteggiano fino alla fine, giungendo infine ad uno scontro inevitabile proprio a due passi dal finale, il film mantiene intatta, a oltre settant'anni dalla sua realizzazione, la carica epica che accompagna il viaggio dei mandriani e della folta mandria da portare agli acquirenti; in mezzo, assalti indiani, scontri al piombo, gesti d'amicizia e sentimenti d'amore che nascono. Straordinario il passo di Hawks nel dipingere il crescendo che porta i personaggi di Wayne e Clift a prendersi duramente a pugni ( con tanto di inaudito, per l'epoca, sangue che compare sui volti dei due) e appena dopo placarsi e scambiarsi uno sguardo di affettuosa complicità. Quando il cinema si fa naturalmente Mito.