L'INCREDIBILE VITA DI NORMAN
(Norman: the moderate rise and tragic fall of a New York fixer, USA 2016)
DI JOSEPH CEDAR
Con RICHARD GERE, Lior Ashkenazi, Michael Sheen, Steve Buscemi.
COMMEDIA/DRAMMATICO
I "fixer" in inglese sono quelli che ci mettono una pezza, o che rattoppano: nel gergo politico-economico, sono quelle figure non ufficiali, di mezzo, che si possono chiamare intermediari, o spregiativamente "intrallazzatori", personaggi che, tramite conoscenze, riescono a far stringere accordi importanti, proporre a personalità il modo di passare il tempo libero, fare incontrare, passando da vie traverse, figure altrimenti difficili da accomunare. Nel film diretto dall'israeliano Joseph Cedar, Norman Oppenheimer è un membro della comunità ebraica newyorkese che per ingraziarsi un viceministro dello stato d'Israele in visita nella metropoli USA, lo avvicina e gli regala un paio di scarpe di lusso: vorrebbe portarlo con sè ad una cena con un petroliere, ma il giovane politico non si presenta, scusandosi poi con una telefonata. Passa del tempo, e il giovane politico fa carriera, diviene ministo e l'americano fa sapere di essere legato a lui da solida amicizia, e di conseguenza proliferano le richieste di favori, che Oppenheimer accoglie a dismisura, sovraccaricando di aspettative la gente che gli circola attorno: ma non ha tenuto conto di quanto in politica ci possa essere di tagliente e rischioso. Partito come una commedia su un individuo che per tutta la storia non riusciremo mai a definire ambizioso, folle o semplicemente anelante a una qualche importanza nella propria comunità ( e in questo vanno fatti i complimenti a Richard Gere per la finezza dell'interpretazione), "L'incredibile vita di Norman" si tramuta via via in un amaro apologo sulla tortuosità della politica e sulla sua distanza, oggi, dal cittadino comune: il finale drammatico, con una scelta filosofica che esenta dalla retorica, proprio per la particolarità con cui si va verso una conclusione a modo suo annichilente per il protagonista, è esposto con misura e intelligenza. Negli ultimi anni va dato atto ad una star non esente da impennate e tonfi clamorosi ( vedi i suoi primi dieci anni di carriera, esploso come sex-symbol con "American gigolò" e "Ufficiale e gentiluomo", affondato negli anni successivi, per risorgere con "Affari sporchi" e "Pretty woman", e lo sdoganamento della chioma brizzolata...) come Gere di aver scelto ruoli e film che forse non attirano il grosso del pubblico, come in questo caso, il film sugli homeless e "La cena", ma pongono questioni morali non d'accatto, con approcci che portano alla riflessione sincera, con prove convincenti in ruoli complessi: peccato che in un luogo tradizionalmente "liberal" come la Academy non ci facciano molto caso, ignorando sistematicamente i lavori di questo attore che probabilmente meriterebbe di essere insignito di qualche riconoscimento, a questo punto della sua ormai ultraquarantennale carriera.
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