DOMANI E' UN ALTRO GIORNO ( I, 2019)
DI SIMONE SPADA
Con MARCO GIALLINI, VALERIO MASTANDREA, Anna Ferzetti, Barbara Ronchi.
COMMEDIA/DRAMMATICO
"Andiamo verso il futuro", "Va bene, ma il futuro è dall'altra parte". Nelle amicizie, quelle di lungo corso, soprattutto quelle più sincere, dove si sa un pò tutto dell'altra persona, si raccolgono confidenze e si sa quali sono i lati più ruvidi dell'altro e quali i punti di forza che torneranno comodi in eventuali momenti di frana personale, valgono anche gli scambi di battute in un dato preciso momento, e, soprattutto, a volte può bastare uno scambio di sguardi e un paio di mezze sillabe per capirsi al volo, senza la necessità di spiegarsi tanto. "Domani è un altro giorno" è il rifacimento di un film prodotto in Spagna nel 2015, "Truman", in cui il nome del presidente USA che fece sganciare le bombe atomiche è in realtà come viene chiamato il cagnone a cui uno dei due protagonisti della storia cerca in tutti i modi di trovare casa e chi lo accolga, perchè la malattia che ha l'uomo è divenuta terminale, e c'è poco da perder tempo: lo aiuta in questo l'amico fraterno, tornato appositamente dal Canada per portargli un ultimo saluto e passare quattro giorni insieme. Se l'assunto è di quelli da far tremare i polsi e far preparare i fazzoletti per il binomio morte precoce/rapporti umani forti, l'intelligenza alla base della sceneggiatura è di fare di questo racconto una commedia drammatica, con diverse occasioni per strappare il sorriso, anche se la fine della strada è segnata. Simone Spada, quarantacinquenne al secondo film, girato di seguito all'esordio con "Hotel Gagarin", fa leva sull'affiatamento forte tra i due attori principali, Marco Giallini e Valerio Mastandrea, che si muovono perfettamente a loro agio sullo schermo, con una naturalezza che fa spesso dimenticare quanto mestiere ci sia nelle due caratterizzazioni, di un vitalissimo disperato, e di un quieto in bilico tra dolenza e ironia: ambientato a Roma, con una puntata a Barcellona, il film scorre via che è un piacere, fin dall'inizio piazza il boccone amaro allo spettatore, e pare non pensarci più se non quando è strettamente necessario alla storia, scegliendo un finale sfumato, che, forse ancor più per questo, fa buttar giù le carte e abbatte il muro della resistenza emotiva, facendo spuntare lacrime a diversi spettatori, ribadendo quanto costi lasciar andar via l'esistenza, e quanto ogni forma d'affetto, che sia l'abbraccio forte di un amico, o lo sguardo innocente di un cane, non sia stata vana, in quel balletto scombinato, balordo e straordinario che è ogni vita.
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