SETTE VOLTE SETTE ( I, 1968)
DI MICHELE LUPO
Con GASTONE MOSCHIN, LIONEL STANDER, Raimondo Vianello, Gordon Mitchell.
COMMEDIA/AZIONE
Sulla scia del grande successo, anche internazionale, de "I sette uomini d'oro", e nell'ambito del "robbery movie", sottogenere che miscelava azione, commedia e thriller, in cui, di solito, una gang di elementi apparentemente scombinati mette a segno un colpo di grande difficoltà e di enormi introiti, il cui capostipite può dirsi "Topkapi" di Jules Dassin, ecco verso la fine della decade in cui maggiormente si hanno avuti film di questo genere, "Sette volte sette". Ambientato nella Londra già post-swingin', contempla una banda di carcerati per furto inventarsi un colpo, stampando sterline fasulle in gran quantità, fuggendo dalla prigione per poco oltre un'ora e mezza, mentre le guardie carcerarie sono prese dalla visione di Sheffield- Everton: complice il sedicente medico-detenuto, i sette criminali hanno a che fare con varie peripezie per riuscire prima a ordire l'impresa, poi tornare in gattabuia costruendosi, di fatto, un alibi ineccepibile. Naturalmente, il diavolo ci mette lo zampino e non tutto andrà come previsto, come da tradizione.... Mal fotografato, con una luce opaca e senza appeal, il filmetto si trascina per un'ora e mezza risultando già vecchio per l'epoca in cui uscì, con un cast in cui si spreca Adolfo Celi nella particina del direttore del penitenziario ( doppiandolo pure!!!), Gastone Moschin prova ad istrioneggiare, ma non gli fa gioco la scrittura del personaggio, e Lionel Stander dovrebbe essere il personaggio comico, ma risulta più petulante che altro, per non parlare della scialba prova di Raimondo Vianello. Compare anche Paolo Bonacelli nel ruolo di un secondino, e la regia di Michele Lupo non azzecca nè ritmo, nè direzione degli attori, nè tonalità umoristiche.
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