LA FORMA DELL'ACQUA ( The shape of water, USA 2017)
DI GUILLERMO DEL TORO
Con SALLY HAWKINS, Michael Shannon, Richard Jenkins, Octavia Spencer.
FANTASTICO
Non c'è alcuna attinenza con l'omonimo romanzo di Andrea Camilleri, sebbene il titolo sia il medesimo, che ha dato il via alle indagini del commissario Montalbano: il nuovo film di Guillermo Del Toro è ambientato a Baltimora, nel 1962, poco dopo la crisi della Baia dei Porci tra USA e URSS, e fin dalle prime immagini abbiamo modo di comprendere che quel che sarà narrato è una fiaba, con la protagonista Elisa che sogna sott'acqua. La ragazza ha un passato da trovatella, non può parlare, e lavora come donna delle pulizie in un grande laboratorio di proprietà del governo americano, nel quale giunge qualcosa di segreto. Elisa conta sull'amicizia e solidarietà di una collega nera e di un vicino pittore omosessuale, e scopre che nelle vasche che pulisce è rinchiusa una creatura anfibia umanoide: gli sviluppi della vicenda, che si faranno molto drammatici, ma anche molto romantici, prendono velocità fino a sfociare in un finale teso e che spalanca definitivamente i cancelli del Sogno. "The shape of water" ha già vinto il Leone d'Oro all'ultimo festival di Venezia, e punta, con tredici nominations, a fare la parte da protagonista all'imminente notte degli Oscar: Del Toro, da sempre cantore di un cinema che del Fantastico ha radice e corpo, per parlare di sociale, politico e umanista, imbastisce un lungometraggio molto stilizzato, che si pone nettamente dalla parte dei tradizionalmente emarginati dalle società "perbene", dato che gli eroi sono una disabile, un'afroamericana, un russo infiltrato, un gay e un mostro, ed i cattivi sono quelli delle Regole e del Benessere, soprattutto nell'epoca americana raccontata da sempre come quella della "felicità" e del "sogno americano", dato che l'anno seguente, con l'assassinio di JFK si sarebbe, in teoria, persa l'innocenza. Cast lodevole, dalla silenziosa (tranne in una scena) Sally Hawkins al velenoso Michael Shannon, dal timido Richard Jenkins alla volitiva Octavia Spencer, e al lanciatissimo Michael Stuhlbarg, che è nel cast di tre pellicole candidate all'Oscar (oltre a questo, pure in "Chiamami col tuo nome" e "The Post"). Capace anche di giocare l'azzardo di una scena musical, di raccontare l'amore tra un essere umano e un "qualcosa d'altro", imbocca la via della meraviglia visiva e dell'omaggio al cinema classico, con una creatura che è la replica moderna de "Il mostro della laguna nera", il film sposa la disponibilità dello spettatore a credere in qualcosa che metta in immagini una favola anche cruenta alla necessità di sperare che anche chi è relegato in un angolo faccia qualcosa di decisivo, spinto più che altro dalla propria umanità. Da non perdere.
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