domenica 30 aprile 2023
sabato 29 aprile 2023
NON COSÌ VICINO ( A man called Otto, USA/SW 2023)
DI MARC FORSTER
Con TOM HANKS, Mariana Trevino, Manuel Garcia-Rulfo, Mack Bayda
COMMEDIA/DRAMMATICO
Ad un passo dalla pensione, Otto si può classificare come un uomo che solitamente non ama avere a che fare con il prossimo: con i colleghi se la dice poco, con il vicinato ha rapporti freddi, e disdice ogni utenza: il fatto è che l'uomo ha pianificato il suicidio. Però, complice una coppia di nuovi vicini di origine messicana, un gatto che nessuno vuol prendersi in casa e le sue doti di sagace "aggiustatutto", Otto diventa invece una figura di riferimento per le persone circostanti. Perché Otto forse le dirà in maniera burbera, sarà un rompiscatole, ma le cose le dice giuste: remake di un film svedese di poco tempo fa, "A man called Ove"(2015) è una commedia con pieghe drammatiche, che diventa uno dei film più nettamente schierati politicamente contro il trumpismo. Immigrati, trans, minoranze etniche, coloured, anziani, sono al centro di questa piccola storia di resistenza a un consumismo d'assalto, inquadrato nella immobiliare che punta a togliere le case per rivenderle e farci affari. Tom Hanks riveste i panni di un personaggio inizialmente ostico ( ma che ha fatto un percorso molto accidentato per arrivare ad essere così orso) che via via diventa qualcuno a cui affezionarsi, e il film, che ha anche il buon gusto di un finale amarognolo, risulta alla fine come il miglior titolo di un cineasta non sempre convincente fin qui come lo svizzero Marc Forster, già autore de "Il cacciatore di aquiloni" e del secondo Bond con Daniel Craig, "Quantum of solace". Senza pestare troppo sul pedale della facile commozione, anzi, con una certa sobrietà di fondo, la pellicola arriva a chiudersi senza sbrodolare nell'edificante forzato, e non è poco; conduce, in maniera pacata, una piccola battaglia contro il degenerare di una società che vede il riproliferare di antiche forme di ignoranza e intolleranza, e le mette cortesemente all'uscio.
mercoledì 26 aprile 2023
POLIZIOTTO PRIVATO: UN MESTIERE DIFFICILE ( The Amsterdam Kills, USA/HK 1977)
Di ROBERT CLOUSE
Con ROBERT MITCHUM, George Cheung, Leslie Nielsen, Bradford Dillman.
AZIONE
In realtà Harry Quinlan, americano residente ad Amsterdam, non è un private Eye, come il titolo italiano lo presenta, ma è un ex-poliziotto che ha prestato troppi piedi importanti: un anziano cinese che vorrebbe uscire dal grande giro del traffico di droga internazionale lo contatta affinché lo aiuti nel difficile intento, ed in cambio gli offre dei nomi da consegnare alla giustizia, ma, come è prassi nel cinema d'azione, andranno diverse cose per il verso storto. Diretto dal regista Robert Clouse, appassionato di cose orientali, che ha firmato il suo miglior lavoro, e più celebre, con "I tre dell'operazione Drago", "The Amsterdam Kills" è un B-movie poliziesco in cui l'azione non manca, così come le sparatorie e gli inseguimenti, e questo giustifica la sua visione agli aficionados dei film a ritmo alto. Magari, se si vuole sottilizzare, i dialoghi che vorrebbero essere seccamente ispirati a quelli dell'Hard boiled puro, sembrano più che altro banali e meccanici, la trama è discretamente prevedibile, e Mitchum, preso tra le due interpretazioni di Marlowe che furono un po' l'Estate di San Martino della sua carriera, sembra darsi da fare senza troppa convinzione, come nome di peso da presentare alle distribuzioni internazionali.
mercoledì 19 aprile 2023
giovedì 13 aprile 2023
I MIGLIORI GIORNI ( I, 2023)
venerdì 7 aprile 2023
DIABOLIK: GINKO ALL'ATTACCO! ( I, 2022)
Dei Manetti Bros.
Con GIACOMO GIANNIOTTI, Miriam Leone, Valerio Mastandrea, Alessio Larice.
AZIONE/ THRILLER
Atto secondo della trilogia che i Manetti stanno realizzando, imperniata sul supercriminale nato dalla penna delle sorelle Giussani oramai una sessantina di anni or sono, "Diabolik: Ginko all'attacco!" è tratto, come il primo episodio, da un albo uscito agli albori della saga fumettistica del personaggio dell'immaginaria città francese di Clerville. È cambiato, nel frattempo, il volto di Diabolik, visto che Luca Marinelli ha passato il testimone all'italo-canadese Giacomo Gianniotti, fattosi notare in TV nella serie "Grey's anatomy": nuova entrata anche Monica Bellucci, nei panni di Altea, amata dall'ispettore Ginko, che dovrà scegliere tra la caccia al suo nemico giurato on calzamaglia e una prospettiva di vita amorosa accanto a lei. Rispetto al primo film, questo numero due acquista una maggiore fluidità nel racconto e nell'allestire scene d'azione: la trama è meno prevedibile, qualche sviluppo è meglio gestito, si riscontra più scioltezza nella regia, forse, nel capitolo precedente, troppo deferente verso il "mito" Diabolik. Il cambio d'attore giova, pur risultando non il massimo dell'espressività, Gianniotti ha un'aderenza più fisica al personaggio riguardo a Marinelli, che risultò un esempio di miscasting abbastanza clamoroso, mentre la compassatezza di Ginko si adatta relativamente a un interprete bravo come Mastandrea che però perde in spontaneità: risultano meglio le belle signore in scena come Miriam Leone, già convincente Eva Kant nel primo, e Monica Bellucci, etereo traguardo dell'uomo di legge Ginko. Aspettando il terzo e probabilmente conclusivo segmento, di una serie di buona fattura ma meno appassionante di come poteva essere, per potenzialità.
martedì 4 aprile 2023
DIABOLIK ( I, 2021)
dei Manetti Bros.
Con LUCA MARINELLI, Miriam Leone, Valerio Mastandrea, Alessandro Roja.
AZIONE/ THRILLER
Nato nel 1962 e divenuto in brevissimo tempo un vero e proprio fenomeno di costume, lanciando nell'empireo del fumetto internazionale le sorelle Giussani, sue creatrici, che sfidarono i benpensanti dando vita a "Diabolik", una sorta di contraltare a strisce dell'altro mito nascente, però cinematografico, James Bond: come la spia ideata da Ian Fleming, e nello stesso periodo esplosa sul grande schermo con le fattezze di Sean Connery, anche Diabolik è un tipo affascinante, spiccio e seduttivo, che, un po' diversamente da 007, con il suo infallibile pugnale non si pone molti scrupoli a eliminare chi intralcia i suoi propositi di continuare ad arricchirsi rubando anche per sfida le cose più preziose al mondo. Mario Bava, con i finanziamenti di Dino De Laurentiis, riuscì già nel 1968 a trarre un film dalle avventure ribalde del criminale dell'immaginaria città di Clerville, che non andò benissimo all'epoca, per diventare con gli anni una pellicola di culto. I Manetti Bros, in un'era in cui la versione in film dei personaggi dei comics riscuote spesso interesse e successo economico, hanno preso ispirazione da albi effettivamente usciti della collana intestata al ladro e assassino in calzamaglia, hanno ricostruito uno sfondo assai stilizzato che rievoca gli anni Sessanta, tra scenografie, automobili, e anche, se si vuole, dialoghi e maniera di recitare degli interpreti, e questo è il primo capitolo di un'annunciata trilogia. Questo "Diabolik" però, funziona a metà: se va detto che la cura nel rigenerare un immaginario appunto molto particolare, come film d'azione è invece macchinoso e un bel po' statico, senza un'adeguata elaborazione della suspence o accelerazioni degli snodi del raccontoche potrebbero scuotere lo spettatore dall'assistere a un compito diligentemente eseguito, ma senza molta anima, sorvolando poi su inverosimiglianze eccessive anche per un'opera desunta dai fumetti ( una rampa per far saltare un'automobile in piena città?). Nel cast, è un peccato annotare lo spaesamento di un Luca Marinelli, altrove sempre interessante, qui del tutto fuori parte, ingessato e mai credibile nel ruolo del super villain, così come Valerio Mastandrea, nella compassata ostinazione di Ginko, non risulta al meglio: la migliore in campo è Miriam Leone, che imprime sensualità ed eleganza alla sua Eva Kant dandole spessore e rendendola personaggio vero e proprio.
lunedì 3 aprile 2023
IL RITORNO DI CASANOVA ( I/F, 2023)
DI GABRIELE SALVATORES
Con TONI SERVILLO, Fabrizio Bentivoglio, Natalino Balasso, Sara Serraiocco.
COMMEDIA
La macchina da presa scivola sui tanti premi vinti in carriera dal regista protagonista della storia nelle prime immagini de "Il ritorno di Casanova", assieme all'eccesso di tecnologia che stressa anziché aiutare a vivere meglio: il nuovo lavoro di Gabriele Salvatores è il racconto, in parallelo, della crisi che colpisce il rinomato director Leo Bernardi mentre sta ultimando il suo ultimo film, tratto dal manoscritto di Arthur Schnitzler, e del lungometraggio stesso, che rischia di non venire montato. Per un regista girare un lungometraggio che parli di cinema non è mai un passo semplice, ancor più se lo spunto è forse preso dal vero, se si narra una crisi creativa: lo fece Fellini con "Otto e mezzo", e il rimando viene spontaneo, e tuttavia non è l'unica cosa che si cita in questo lavoro del regista di "Mediterraneo" e "Io non ho paura". Tra accenni musicali e riproposizioni, almeno Kubrick e Hitchcock vengono tirati in ballo come numi ispiratori, e per quanto la regia cerchi di mantenere su un registro leggero il tono, non è difficile leggere in quest'opera una sorta di "testamento artistico" del cineasta, che, tuttavia invita allo stesso tempo a prendere la vita facendoci una risata consapevole sopra, ma anche ad accettare il nuovo che verrà , per quanto lontano possa sembrare dal conosciuto. Toni Servillo si cala con destrezza in un "doppio" del regista, pur lavorando per la prima volta con lui, e Fabrizio Bentivoglio guida la presenza degli aficionados del suo cinema rischiando, con non poco coraggio, nella scena del duello in cui i contendenti sono entrambi come mamma li fece. Salvatores, che in carriera ha spaziato tra generi e temi, elude la potenziale aura di autocompiacimento dell'operazione iniettando nel film una dose di sincerità che fa somigliare questo lungometraggio a una confessione divertita, che si fa apprezzare.