domenica 4 novembre 2018

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HALLOWEEN ( Halloween, USA 2018)
DI DAVID GORDON GREEN
Con JAMIE LEE CURTIS, Andi Matichak, Judy Greer, Will Patton.
THRILLER
Per festeggiare adeguatamente il quarantennale di quello che è considerato il padre dei grandi serial killers del cinema ( non è esatto, in quanto nel 1975 "Black Christmas" inaugurò le sanguinarie danze), si riparte: ecco un "Halloween" senza numerazione, anche se sarebbe in realtà l'undicesima pellicola riguardante l'assassino con la maschera del comandante di "Star Trek" William Shatner. Sono John Carpenter e Jamie Lee Curtis a produrre il nuovo atto, appoggiati dal figlio di Moustapha Akkad, finanziatore originale del thriller carpenteriano: in pratica, scordatevi tutti gli episodi dal numero due in poi, perchè questo film si ricollega direttamente a "Halloween II-Il signore della notte" (seppure quell'episodio si chiudeva con lo psichiatra Sam Loomis che faceva esplodere se stesso, e probabilmente Michael Myers l'ammazzatutti). Anche qui c'è un terapeuta ossessionato da Myers e dal suo silenzio, che lo ha in cura da decenni, e l'avvio, con i due incauti giornalisti che vanno in visita nell'istituto in cui il folle è rinchiuso, con il colossale psicopatico che emana una sorta di contagiosa follia, è forse la scena più riuscita di questo film. Il quale presenta un altro motivo di interesse nel contrapporre due follie, quella di Myers, silente e ferocissima ( ci sono un paio tra i delitti più efferati dell'intera saga), e quella della sopravvissuta Laurie Strode, cui dà volto ancora Jamie Lee Curtis, sofferente di una paranoia incontrollabile, nella quale ha passato gli ultimi decenni (un pò come la Sarah Connors di "Terminator", preparandosi all'ineluttabile resa dei conti). Solo che la regia di David Gordon Green, regista avvezzo a cambiar genere con scioltezza, non sembra padroneggiare al meglio le cadenze del thriller, e ad una prima parte in cui la suspence ha la meglio, con un paio di omicidi fuori campo, e la tensione del ritorno di Myers a esercitare l'unica sua ragione di vita nel massacrare chi gli capita ( risparmia solo un neonato sul proprio cammino, ed è veramente inquietante come osservi con una curiosità  quasi bambinesca l'agonia dei disgraziati che elimina), ne segue una in cui va in scena la solita mattanza di vittime che fanno la cosa meno intelligente e cadono preda del Mostro. Jamie Lee Curtis riprende un personaggio già interpretato più volte, dandogli connotati ancora più schizzati e esagitati, e l'episodio è migliore di altri, ma meno coinvolgente, ad esempio, del già avvenuto "reboot" a firma Rob Zombie. Già in fase di produzione era stato considerato di prolungare ancora la serie, ed i 130 milioni incassati nelle prime due settimane di programmazione in America danno poco scampo: è il primo di una trilogia che riparte da qua, nonostante possa essere autoconclusivo.

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