domenica 18 novembre 2018

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FITZCARRALDO ( Fitzcarraldo, D 1982)
DI WERNER HERZOG
Con KLAUS KINSKI, Claudia Cardinale, Paul Hittscher, Miguel Angel Fuentes.
DRAMMATICO/AVVENTURA
Con "Apocalypse now" ha tanti punti in comune "Fitzcarraldo": entrambe le opere furono concepite un bel pò prima di poter diventare vero e proprio film, i rimandi nell'avvio delle riprese furono diversi, e tanti i seri problemi sorti durante la lavorazione di tutti e due i lungometraggi, con cambio dell'attore protagonista ( nel film di Coppola avrebbe dovuto essere Harvey Keitel, che abbandonò dopo liti furiose con il regista, in questo la parte principale sarebbe toccata a Jason Robards). Inoltre, tutti e due i film rischiarono di far esaurire i registi (Francis Ford Coppola ebbe anche un infarto), furono presentati a Cannes aggiudicandosi premi importanti (questo vinse per la migliore regia, il film sul Vietnam la Palma d'Oro), e sono due classici del cinema a cavallo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta. La vicenda dell'anglofono Brian Sweeney Fitzgerald, che si fa chiamare Fitzcarraldo, è presa dalla realtà, giacché il progetto folle di far passare una collina ad una nave veramente si svolse nella jungla: fanatico dell'opera, l'uomo, conosciuto per progetti ambiziosissimi e finiti in rovina, si mette in testa di voler costruire un teatro nella foresta pluviale. Se la prima parte narra le difficoltà dello "sfasato" Fitzcarraldo nel cercare risorse finanziarie, la seconda diventa un film avventuroso, con il risalire del Rio delle Amazzoni, tra le difficoltà che la natura offre, e la pericolosità delle tribù guerriere di indios pronte a massacrare chiunque si inoltri nel loro territorio. L'edizione italiana non gestisce al meglio il doppiaggio, ma Herzog, che aveva girato già un tema per certi versi affine a questo in "Aguirre-Furore di Dio", con maggior densità tragica, punta questa volta a raccontare una sorta di apologo sulla forza sovrumana dei sognatori, senza per questo tacere sulle responsabilità che hanno nel poter infliggere sacrifici e dolore a chi li segue nei loro pazzi intenti. Dotato di una tensione e di una forza visiva suggestive, il film trova inaspettatamente una conclusione leggera, quasi da favola. Klaus Kinski, dallo sguardo traboccante di febbre e fede del proprio personaggio, dà un'interpretazione maiuscola,  di quelle che si contano sulle dita di una mano in una carriera, e se il personaggio di Claudia Cardinale viene un pò sacrificato, va dato atto al regista tedesco di avere, in un curioso e fascinoso parallelo con il proprio film, perseguito un intento folle, e raggiunto una meta alta.

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