LA RAGAZZA NELLA NEBBIA ( I/F/D, 2017)
DI DONATO CARRISI
Con TONI SERVILLO, ALESSIO BONI, Jean Reno, Michela Cescon.
GIALLO
Il pugliese Donato Carrisi è un nome di peso nel mondo del thriller letterario, i suoi libri vendono bene dappertutto, e, grazie anche al lavoro indovinato dei nuovi press-agents, la dimensione internazionale è cruciale, oggi, per uno scrittore: Carrisi non si è accontentato di vendere i diritti di un suo romanzo, ha voluto anche trarne un film con cast importante (Servillo, Boni, Reno, Richelmy, Cescon, Ranzi) e si è accollato pure la regia, prendendosi un grosso rischio. In Alto Adige, a ridosso delle Alpi, sparisce una ragazza, e viene incaricato dell'indagine l'ispettore Vogel, abile sia nell'investigare, che nel creare attenzione mediatica attorno ai casi che affronta: il pubblico, però, entra nella vicenda solo un pò di tempo dopo, quando le cose paiono essere arrivate al dunque, e Vogel, in una nottata fosca e senza luce, parla con uno psicologo forense, narrandogli quel che è successo.... Pare più un thriller mitteleuropeo che nostrano, "La ragazza nella nebbia", e sta riscuotendo un certo successo di pubblico, oltre che buone parole dai recensori: in effetti, considerando che si tratta anche di una pellicola d'esordio registico, va riconosciuto a Carrisi di aver curato molto sia l'ambientazione ( quella nebbia notturna, però, un pò d'artefatto lo sa...) che il racconto e la recitazione degli interpreti. E la scelta di affidare i ruoli principali a due attori di riconosciuto prestigio quali Toni Servillo e Alessio Boni ( quest'ultimo, dai tempi di "Arrivederci amore, ciao" tra i più intensi interpreti della sua generazione, in Italia), con un investigatore che a tratti appare quasi come un inquisitore, altero e corazzato dentro la propria convinzione della Ragione, quasi un personaggio estrapolato dai gialli di Durrenmatt, ed un uomo che è invaso da tormenti e malesseri annosi, "a parte" e quindi oggetto di molte diffidenze, quando non, addirittura, di accuse, paga eccome. Però il colpo di scena conclusivo, senza rivelar niente, è una mossa che, per quanto efficace da un punto di vista della suspence, risulta infine sleale, dato che una delle regole basiche del giallo, è che il lettore, o lo spettatore, deve avere sufficienti indizi per arrivare alla Verità. Tipo vincere una partita con un goal di mano, non visto: si dirà che conta il risultato, alla fine, ma ci si poteva arrivare meglio.
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