LA CONGIUNTURA ( I, 1965)
DI ETTORE SCOLA
Con VITTORIO GASSMAN, JOAN COLLINS, Jacques Bergerac, Hilda Barry.
COMMEDIA
Regia numero due per Ettore Scola, già, all'epoca, sceneggiatore stimatissimo e esperto, nello scrivere storie e dialoghi passati alla Storia del cinema italiano (qualche esempio? "Il marito", "La marcia su Roma", "Adua e le compagne", "Il sorpasso", "Anni ruggenti"....), e primo successo commerciale per lui, visto che "La congiuntura" terminò la corsa nella stagione '64/65 al diciassettesimo posto degli incassi annuali. Il film racconta l'avventura del rampollo di nobile famiglia Giuliano, che si invaghisce di una bellezza straniera, e dalla medesima viene messo in mezzo, per una faccenda di traffico di valuta: il titolo è poco più di un pretesto, e si parte con una sfilata della Guardia Pontificia, ma ben presto l'ambientazione in un night capitolino sottolinea la natura vitellonesca del protagonista. Il quale, si ritrova ad inseguire la ragazza, ficcandosi in diversi guai, inseguimenti e capitomboli, con lei che per tutto il film gioca su un'ambiguità di fondo ( è interessata davvero al principe o no?). Come diverse commedie di metà anni Sessanta, che puntavano parecchia della propria riuscita, e del proprio appeal commerciale, sulla fama del divo protagonista, che fosse Gassman, o Sordi, o Manfredi o Tognazzi, questo è un titolo leggero al limite dell'inconsistenza, che mostra uno Scola non ancora del tutto convincente in cabina di regia ( ma "Riusciranno i nostri eroi a ritrovare..." dell'anno successivo è già un lavoro "suo" a tutti gli effetti), che di per sè dice pochino, per quanto riguarda il racconto vero e proprio. Funziona meglio quando, nell'ultima parte, accelera e strizza l'occhio ad una clownerie da comiche finali, e da notare, per quanto riguarda la finezza dello sceneggiatore Scola, la presenza di qualche carattere di contorno che strappa più di un sorriso ( il nonno impassibile, il complice anziano che comunica, in pratica, solo facendo lo "scat" jazzistico). Vittorio Gassman presta al film poco più di una ribalda prestanza, tratteggiando un personaggio a metà tra il cretino e il benintenzionato, Joan Collins, molto bella, in uno dei pochi ruoli di una qualsiasi significanza sul grande schermo, gioca a fare la bambola infingarda.
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