GLI INVISIBILI ( Time out of mind, USA 2014)
DI OREN MOVERMAN
Con RICHARD GERE, Ben Vereen, Jena Malone, Kyra Sedgwick.
DRAMMATICO
Storie di ordinaria disperazione si incrociano tra senzatetto che, per scelta, indole, o concatenazione di fatti, sono finiti elemosinando un posto in cui dormire al caldo, o qualcosa da mettere in corpo per sopravvivere un giorno ancora. Di solito il tema non fa molta gola al cinema, ed il clochard è visto in maniera poeticamente surreale, qua da noi, o, oltre oceano, viene dipinto spesso con artefazione. "Gli invisibili" è un lungometraggio realizzato un paio d'anni fa, che, nonostante il protagonista sia Richard Gere, è uscito da noi solo da poco: George è un uomo maturo, non del tutto in sè, che ricorda di aver avuto una vita, dice di aspettare ancora la sua donna, e ha una figlia che va a vedere fuori dal vetro del locale in cui la ragazza lavora come barista. C'era tutto il materiale possibile per tirarne fuori una storia lacrimosa e tendenzialmente ricattatoria, come successe, per esempio, in "Ironweed" in cui Meryl Streep e Jack Nicholson fornirono una prova tra le più forzate e sovraccariche della loro fulgida carriera: il film diretto da Oren Moverman si fa apprezzare per la sostanziale sobrietà con cui racconta sia lo sfasamento delle giornate di George, che la sua progressiva presa di coscienza della sua condizione. E, soprattutto, non si chiude su un finale per forza rassicurante: è buon tramite Richard Gere, attore che negli anni ha conosciuto un notevole progresso, e, visto che non ha mai avuto nemmeno una nomination agli Oscar, piuttosto sottovalutato da critica e Academy. Nel suo vagare confuso, nelle sue stizze e nella sua malinconia, questo ritratto di sperso è tra le sue cose migliori.
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