UN PAESE QUASI PERFETTO ( I, 2016)
DI MASSIMO GAUDIOSO
Con SILVIO ORLANDO, FABIO VOLO, Carlo Buccirosso, Nando Paone.
COMMEDIA
Ho sempre sostenuto che la commedia deve anche riflettere il momento in cui esce, un aspetto della società che vuole raccontare. E un paesino della provincia meridionale montana, da cui sono fuggiti quasi tutti, compreso il lavoro, racconta anch'esso l'Oggi: il soggetto vuole che ci sia una possibilità di far ripartire una quotidianità fatta di occupazione, ma l'azienda interessata a comprare esige che ci sia almeno un medico in paese. E quindi, viene fatta una corte fatta di tante bugie e illusioni al chirurgo plastico che, per scontare un'infrazione al volante, deve prestare servizio lì per un mese. E su equivoci pilotati per arrivare al traguardo di ottenere una ripartenza mostrando una non verità ai due fattori utili ( i compratori e il medico), si svolge tutto l'esordio solista di Massimo Gaudioso, che con Cappuccio e Nunziata aveva diretto "Il caricatore" e "La vita è una sola", e tanto cinema d'altri ha sceneggiato (Garrone, Verdone, Vicari, Di Gregorio...). Remake italiano de "La grande seduzione", commedia francese di tredici anni fa, "Un paese quasi perfetto" ha il pregio della leggerezza e di una strizzata d'occhio al neorealismo rosa d'antan, un cast di facce giuste, anche se duole dirlo, ma Silvio Orlando rifà se stesso, e meglio risultano Paone e Buccirosso; però l'aria da favola d'altri tempi è sul confine esilissimo dello stucchevole, e un finale cui vuol venire impressa per forza una spinta positiva, a tre minuti dai titoli di coda, è troppo anche per chi vuole più che altro svagarsi al cinema e uscire dalla sala con un sorriso. In pratica, una versione in montagna di "Benvenuti al Sud", con, in più, l'ammicco truffaldino all'italiana, per quanto a fin di bene.
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