TÀR ( Tar, USA 2022)
DI TODD FIELD
Con CATE BLANCHETT, Noemie Merlant, Nina Hoss, Mark Strong.
DRAMMATICO
Lydia Tàr è forse la direttrice d'orchestra più celebre e stimata al mondo, dirige la Filarmonica di Berlino con carisma ed esperienza, ed è ad un passo dall'apice della carriera, vicinissima ad una registrazione fondamentale, che rimarrà storica, probabilmente. Ma il potere acquisito in anni di carriera sempre puntata verso l'alto comincia a sgretolarsi lentamente quando emergono fatti che rivelano via via quanto ci sia di torbido dietro la facciata splendente della protagonista, e a mano a mano che la storia scorre, lo spettatore avrà modo di scoprire la natura predatrice, subdola e insensibile della donna. Terzo film diretto da Todd Field in vent'anni, "Tar" è una coproduzione tedesco-americana che ha ottenuto sei nominations agli Oscar prossimi venturi, delle quali quella per la migliore attrice sembra la più probabile a tramutarsi in premio vinto, dato che sia a Venezia la Coppa Volpi, che al recente Golden Globe, Cate Blanchett ha sbaragliato la concorrenza. Due ore e mezzo di durata, però, sono anche troppe, per un film che basa molto sulla prova dell'attrice protagonista, ma la cui bravura non può bastare a sorreggere una sceneggiatura che sembra spesso sapete che strada prendere: difatti, il film oscilla tra la descrizione drammatica di una donna che ha costruito un castello di bugie e inganni, e un thriller che sobilla lo spettatore facendogli pensare che si possa trattare di un complotto atto a far perdere la ragione al personaggio principale. Field sceglie una narrazione frammentaria, a volte involuta, che si fa dispersiva quando deve stringere e venire al dunque: peccato, perché la materia era interessante, ma si arriva alla conclusione con una perplessità consistente , così come accadeva alla fine del suo film d'esordio, "In the bedroom", che richiamava la tesi di "Un borghese piccolo piccolo" ma senza possederne l'acre e disperato sarcasmo. Curiosa la trovata dei titoli di coda posti ad inizio film, così come quelli iniziali sono invece alla fine, forse per suggerire la sfasatura progressiva della mente del personaggio principale: ma rimangono troppe domande irrisolte, e il film, spesso, appare come spinto da un'ambizione non del tutto motivata.
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